Recensione “Non il suo tipo” di Vilain Philippe

Creato il 24 aprile 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Simona Postiglione “INVIDIO GLI UOMINI SICURI DI AVER TROVATO L’ANIMA GEMELLA, LA DONNA DELLA LORO VITA. UNA SCELTA DEL GENERE E’ PER ME IMPOSSIBILE.”
Cari lettori,
tra i 3500 titoli che vanta il catalogo Gremese ce n’è uno che appartiene alla collana inaugurata dalla casa editrice a Marzo, nata allo scopo di selezionare la recentissima produzione degli scrittori francesi di cui, lo ricordo, l’Italia è il secondo paese traduttore. Oltre ad autori affermati, Gremese ci propone i nuovi talenti, scrittori esordienti di cui la Francia è prolifica. Il romanzo che vi presento oggi è stato scritto però da Vilain Philippe, uno degli scrittori più rappresentativi della letteratura francese contemporanea, ed è stato pubblicato l’ 08 Marzo scorso.
Titolo: Non il suo tipo
Autore: Philippe Vilain
Editore: Gremese
Collana: Narratori Francesi Contemporanei
Pagine: 192
Prezzo: 13,00 Euro
Trama: François, professore di filosofia parigino, viene assegnato a una città nel Nord della Francia. Deluso da questa nuova destinazione e nostalgico della sua vita nella capitale, il primo periodo è per lui una dura prova. Ma poi conosce Jennifer, giovane parrucchiera divorziata e madre di un bambino, che diventa la sua amante. Sono diversi in tutto: appartenenza sociale e ambizioni, linguaggio e gusti... Può il loro amore superare questi ostacoli, o è soltanto un'illusione? Philippe Vilain propone, in questo romanzo, un'intensa riflessione sulla complessità dell'amore, il "razzismo" dei sentimenti e la forza travolgente della passione che, a volte, ci fa scegliere chi non è... il nostro tipo.
RECENSIONE Le Monde, una delle maggiori testate giornalistiche francesi, definisce Philippe Vilain un entomologo delle passioni. Trovo che il paragone sia meritato: l’autore descrive con particolare sottigliezza e profondità l’evolversi di una relazione vittima delle differenze sociali che allontanano i protagonisti. Vilain lascia che sia Francois, professore di filosofia parigino, a raccontare in prima persona del suo incontro con Jennifer, giovane parrucchiera divorziata e madre di un bambino; questa scelta consente un certo grado d’immedesimazione da parte del lettore che, senza preamboli, si trova a condividere l’analisi che il protagonista maschile fa di se stesso.
Francois si definisce un eterno indeciso, uno che in amore pensa di non avere mai vissuto nulla, che si è lasciato sfuggire le cose essenziali e che, anche se ha conosciuto delle donne e le ha amate, non si è mai deciso a impegnarsi, sposarsi e crearsi una famiglia. La motivazione profonda? Per pigrizia, per la voglia di non sconvolgersi la vita o di preservare la sua indipendenza. Si conosce molto bene il nostro professore, sa qual è il suo maggior difetto in amore e non lo nasconde a se stesso. La sua indecisione, che riguarda solo la sfera affettiva, il suo rapporto con le donne e l’impegno, gli ha impedito di condividere sentimenti duraturi, ma gli ha fatto conoscere la passione, facendogli comprendere quanto le nostre scelte e le nostre decisioni non dipendano tanto dalla nostra determinazione quanto dagli obblighi, non abbiano a che vedere con il desiderio ma con la rinuncia; e come, nella maggior parte dei casi, siano gli altri, le circostanze, a scegliere per noi. Froncois rappresenta tutti quegli uomini e quelle donne che, idealisti per natura, hanno una visione perfezionistica dell’amore, tanto da impedire loro di incontrare nella realtà una compagna, o un compagno, per la vita. Il protagonista vive un perenne conflitto fra la realtà e l’ ideale, a scapito delle donne che incontra: si impegna con loro senza mai sentirsi realmente coinvolto nella relazione, dà loro false speranze, le illude e le ferisce. Tuttavia è convinto che quella stessa indecisione sia anche una qualità, in quanto gli consente di non scegliere mai una cosa qualsiasi tanto per farlo, sapendo bene che, alla fine, sarà sempre l’insoddisfazione ad avere la meglio.
Forse non scelgo, in modo da lasciarmi scegliere; non decido nulla, affinché una donna decida per me; per essere deciso da una donna, una qualsiasi, per lasciarmi imbarcare nella sua esistenza, nella sua storia, e fuggire dalla mia, di esistenza, di storia; sì, forse non decido nulla affinché mi accada qualcosa, una storia che si svilupperebbe senza la mia partecipazione, un’esistenza che si svolgerebbe senza di me.
Non è esattamente il prototipo dell’uomo ideale il nostro professore parigino: colto e affascinante, non ha nessuna difficoltà a fare innamorare di sé una donna, ma non è in grado di renderne felice nessuna. Quando incontra Jennifer, comprende subito che non è il suo tipo di donna: è troppo appariscente, indolente e la sua natura timida la porta a trattenersi e ad esprimersi con insicurezza.
Si riconosceva in quell’eroina, di cui comprendeva la delusione, l’adulterio, la passione, indebitamento, il suicidio, “il suo desiderio di altrove”. Madame Bovary era lei.
Jennifer, invece, è una sognatrice, una romantica che sogna l’amore. La sua vita é il suo lavoro: le piace e non ha mai pensato di fare altro. L’incontro con il colto professore di Parigi la libera e, pur nella sofferenza di non essere ricambiata e apprezzata per quella che è, le lascia intravedere la possibilità di essere migliore e di poter fare altro nella sua vita. Francois si sente attratto da Jennifer nonostante le loro differenze sociali, ma il suo è un desiderio più che altro carnale. La cerca e vuole i suoi baci, ma non prova nulla di ciò che normalmente sente una persona innamorata: entusiasmo o paura, rabbia o nostalgia. Desidera la sua compagnia quando non è con lei, salvo notare la volgarità del suo abbigliamento e la mancanza di raffinatezza nei modi quando sono insieme. Il cattivo gusto di Jennifer, secondo i canoni borghesi di Francois, lo fanno vergognare. Nonostante questa consapevolezza, continua a illudere la parrucchiera di Arras, piccola città del Nord della Francia, e non coglie mai l’opportunità di troncare la loro relazione, nonostante lei affronti l’argomento più volte e direttamente. 
Non ho amato il personaggio di Francois. Inizialmente mi ha incuriosita e mi ha affascinata la capacità del protagonista di analizzare se stesso ma, in seguito, quella stessa caratteristica mi ha contrariata. Il protagonista si è rivelato, sostanzialmente, un uomo egoista: il centro del suo modo è se stesso e nasconde la sua pochezza emotiva dietro il riconoscimento di un’indole indecisa. La sua vita amorosa manca di azione: aspetta che sia una donna a sceglierlo e, allo stesso modo, attende che sia lei a lasciarlo. A decidere ciò che lui non ha il coraggio di decidere. E Jennifer sparisce, senza lasciare alcuna traccia di sé. La loro relazione, intrisa di pregiudizi che entrambi hanno finto di non vedere sin dall’inizio, termina con una separazione che però, per loro fortuna, non sarà fine a se stessa. Francois comprende che la sua incapacità di impegnarsi e l’indecisione non sono frutto della noia, come pensava, ma sono causate dal disprezzo sociale verso la classe operaia, inculcatogli dalla borghesia di cui faceva parte. Stare con Jennifer, la piccola parrucchiera, lo aveva liberato dalle convenzioni borghesi che in cuor suo condannava. E Jennifer? Forse si è legata a Francois per motivi simili: per valorizzarsi, per distinguersi nel suo ambiente. Per vendicarsi di quella borghesia che pettinava ogni girono, che poteva disprezzare attraverso lui, nei suoi gesti, nelle sue parole, nei suoi abiti, perché anche lui non era il suo tipo
La prosa di Philippe Vilain è sobria e delicata e il suo romanzo è intriso di una malinconia struggente, legata alla perenne insoddisfazione del protagonista e al desiderio di essere amata di Jennifer. Entrambi i personaggi sono ben delineati ed è possibile riconoscersi nelle emozioni e nei sentimenti del loro amore incompiuto. La scelta di Jennifer di porre fine alla loro relazione, lasciandosi tutto alle spalle, è ammirevole. Pensando a quanti Francois esistono al mondo e, soprattutto, a quante Jennifer, è naturale augurarsi di non innamorarsi mai di un eterno indeciso.
L’AUTORE
Philippe Vilain, nato nel 1969, è autore di numerosi saggi e romanzi di grande successo, pubblicati in Francia da Gallimard e da Grasset, tra i quali Quadernetto sulla timidezza e Falso padre, entrambi editi in Italia da Gremese. Ha ricevuto il Prix Francois Muriac dall’ Accademia di Francia con il romanzo Parigi nel pomeriggio, Grasset 2006.

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