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[Recensione] Non tornerai mai più di Hans Koppel

Creato il 19 ottobre 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Non tornerai mai più di Hans KoppelTitolo: Non tornerai mai più

Autore: Hans Koppel

Editore: Piemme (collana Piemme linea rossa)

ISBN: 978-88-566-2221-8

Fomato: paperback

Lingua: Italiano

Numero pagine: 322

Prezzo: € 8,42

Genere: Thriller

Voto:

[Recensione] Non tornerai mai più di Hans Koppel

Trama: Venerdì sera. Ylva sta tornando a casa dopo un drink con i colleghi, l’iPod nelle orecchie e la musica ad alto volume. A un tratto un’auto la affianca, cogliendola di sorpresa. Conosce la donna al volante e l’uomo sul sedile posteriore, anche se non li vede da anni, da quando da Stoccolma si è trasferita nella cittadina in cui ora vive con Mike, suo marito, e la figlia Sanna. Quando i due le offrono un passaggio, ha un attimo di esitazione ma non se la sente di rifiutare. Ringrazia e sale. Poi il buio. Quando riprende i sensi, Ylva si ritrova imprigionata in una cantina, legata a un letto, gli occhi puntati su un televisore fissato al soffitto. Allora capisce: quello che vede sullo schermo è il giardino di casa sua e lei si trova a pochi metri da lì. A breve Mike inizierà ad allarmarsi per la sua assenza e Sanna a chiedere perché la mamma non torna. Un gioco sadico che i suoi aguzzini le infliggono tra sevizie di ogni tipo. Una violenza cieca, in apparenza. Se non fosse per quell’episodio del passato che Ylva ha cercato in ogni modo di dimenticare, ma che qualcuno, evidentemente, ha ancora ben impresso nella memoria.

Recensione: Non tornerai mai più è un thriller “made in Svezia”, per cui eredita dal genere una serie di pregi e difetti. I pregi includono il ritmo dell’azione, le tematiche scomode, lo stile lineare fatto di capitoli brevi e frasi concise, la mancanza di pudore verso le scene di violenza e brutalità. I difetti, invece, sono soprattutto relativi alla caratterizzazione dei personaggi, in particolar modo della protagonista Ylva, che non risulta convincente né come donna, né come vittima. Sin dalle primissime pagine, probabilmente per scelta dell’autore stesso, quello che emerge è il ritratto di una donna “vuota”, un guscio che “mima” il suo essere moglie, madre, collega, senza mostrarsi mai realmente per quella che è e senza partecipare alla vita di chi le sta accanto. Proprio per questo, dopo la sua scomparsa, né il marito né le amiche scavano a fondo per scoprire dove sia, proprio perché ognuno di loro trova verosimile che Ylva sia scappata, per non tornare mai più. Per lo stesso motivo, dopo un po’, la loro vita riprende più o meno dal punto in cui si era interrotta, come se Ylva fosse un ormai ricordo sbiadito. Ylva non risulta simpatica al lettore nemmeno come vittima, perché subisce passivamente anche questa condizione, come se non la riguardasse direttamente. Durante la sua prigionia, mentre guarda dallo schermo le vite del marito e della figlia e subisce abusi e violenze, non riesce a pensare a niente. Non rimpiange la sua vita precedente (forse perché non l’ha mai amata), non pensa con dolore alla figlia che sta crescendo senza di lei (forse perché non le manca realmente) o al marito che si interroga sulla sua scomparsa. Semplicemente e ostinatamente, Ylva sopravvive.
Se questa potrebbe anche essere una scelta dell’autore, meno ragionevoli risultano i ritratti del marito di Ylva, Mike, che rimane glacialmente impassibile (a meno di qualche lacrimuccia) alla scomparsa della moglie, e dei due rapitori, che risultano poco caratterizzati sia singolarmente che come coppia. Anche il trauma dell’abbandono della madre, vissuto dalla figlia Sanna, rimane solo accennato. In definitiva da un lato la compostezza “nordica” nella manifestazione dei sentimenti e dall’altro una certa superficialità nella caratterizzazione privano i personaggi di quella tridimensionalità che li fa uscire dalla pagina scritta e diventare compagni del lettore durante il breve viaggio di un libro. A questo proposito viene subito in mente la splendida Lisbeth Salander di Stieg Larsson, che rimarrà nel cuore di milioni di lettori di tutto il mondo, nonostante fosse decisamente chiusa e solitaria. Questo accade perché Larsson ci permette di leggere nella sua mente, scava nei suoi traumi e ci consente di interpretare i suoi comportamenti. Ma Koppel non è Larsson e quello che scrive è un thriller leggibile, ma sicuramente non un capolavoro.

 

L’autore: Hans Koppel è lo pseudonimo dello scrittore svedese Petter Lidbeck. Nato nel 1964, vive a Stoccolma ed è autore di numerosi libri per bambini e di romanzi umoristici. Non tornerai mai più è il primo titolo di una trilogia thriller. Venduto in dieci Paesi, è stato finalista al Best Swedish Crime Novel Award e ha raggiunto la testa delle classifiche in Svezia, Inghilterra e Germania.
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