Spero che WordPress mi stia assistendo e questo post stia vedendo la luce. Nel caso si sia degnato: buongiorno, amici! 😘 Spero che la vostra sveglia non sia suonata alle cinque come la mia e siate riusciti a dormire un po’ più a lungo di me; se sì, vi sto invidiando tantissimo! Oggi riprendono i corsi e il bellissimo orario che mi è capitato mi fa avere due ore alle otto e altre due stasera alle sei: #fml direbbe Eleanor di The royals. Vabbe’, vi lascio alla recensione di oggi e vi auguro una splendida giornata 💜
Non vorrei però ti amo
Noelle August,
pseudonimo di Veronica Rossi e Lorin Oberweger
TITOLO ORIGINALE: Boomerang
EDITORE: Fabbri
TRADUTTRICE: Anita Taroni
PAGINE: 350
La serie Boomerang, formata da romanzi autoconclusivi, è così composta:
#1 Non vorrei però ti amo (Boomerang) | #2 Rebound | #3 Bounce
Uscito l’11 febbraio 2016
Quando Mia si sveglia nel letto di un perfetto sconosciuto è ancora annebbiata dall’alcol e non riesce a ricordare nulla della notte appena trascorsa. Ma oltre a ignorare tutto di Ethan; il ragazzo che dorme al suo fianco, e delle ultime ore passate con lui, non sa che il taxi che condivideranno quella mattina li accompagnerà incredibilmente nello stesso luogo: la sede di Boomerang, un sito di incontri per cuori solitari, dove entrambi stanno per iniziare uno stage. Dopo la presunta notte di passione, quella che avrebbe potuto trasformarsi in una bella storia d’amore rischia di morire sul nascere: Mia e Ethan, oltre a trovarsi in diretta competizione per attirare le attenzioni dei capi e ottenere l’unico posto di lavoro disponibile alla fine dell’estate, scopriranno a proprie spese che l’azienda ha una politica molto rigorosa e vieta qualsiasi genere di relazione tra i suoi dipendenti. Riusciranno i due ragazzi – affamati di successo ma forse anche desiderosi di innamorarsi davvero – a rimanere concentrati sul loro futuro, oppure la passione li trascinerà sotto quelle lenzuola dove tutto è cominciato?
· Recensione ·
Sento addosso lo sguardo di Mia. Questa ragazza è comparsa nella mia vita meno di ventiquattro ore fa, l’ho vista nuda, ho diviso con lei un taxi e le ho prestato una camicia, ma questa cosa cambia completamente le regole del gioco. D’ora in poi è ufficialmente il nemico.
Il new adult a me stufa alla svelta, lo devo ammettere. Tutte le storie mi sembrano sempre uguali, fatte di passati turbolenti e relazioni rompicapo stereotipate – lui il belloccio del college, lei la vergine pudica – che mi annientano dopo due secondi, e finisce sempre che non riesco mai a trovarci niente di accattivante o divertente. Poi però ho cliccato sull’icona sbagliata sul Kobo e senza accorgermene ho iniziato questo romanzo, che si è rivelato fin da subito una piacevolissima scoperta in un ambito che non pensavo sarebbe mai più stato capace di sorprendermi. Qui i cliché di cui sopra non ci sono ed anzi è proprio la totale normalità dei due personaggi protagonisti ad avermi conquistata e aver fatto guadagnare punti al romanzo ai miei occhi.
Normalità, almeno non per tutti, non è risvegliarsi nel letto di uno sconosciuto e non ricordare niente della notte precedente, così come non lo è ritrovarsi una ragazza nuda in camera la mattina dopo una notte che pare esser stata indimenticabile ma che si è dimenticato. Eppure è quello che succede a Mia ed Ethan, che, a dispetto dell’eccezionalità della situazione, pagina dopo pagina si rivelano essere due personaggi comuni, particolari in virtù della loro ironia e del loro carattere, del loro modo di reagire a una situazione complicata, che li vede lottare contro un’instalust in un ambiente, quello di lavoro, in cui le relazioni tra colleghi non sono ammesse ma vietate come la peste, e in cui soprattutto scoprono di dover lavorare come stagisti che concorrono per un unico contratto di lavoro. L’uno contro l’altra, ognuno contro i propri desideri e la smania di conoscere meglio chi siede dall’altra parte della scrivania, Mia ed Ethan regalano momenti da sorriso ebete sulla faccia, con un umorismo mai forzato e un rapporto che matura lentamente col passare delle settimane di stage, legati dalla voglia di emergere e costruirsi un futuro, quella sensazione post-laurea quando ci si trova a fare i conti col mondo del lavoro e ancora non si hanno le idee ben chiare di cosa fare della propria vita. Tutto è raccontato alla perfezione: l’imbarazzo del mattino successivo, la voglia di saper di più di chi ti ritrovi accanto, la frustrazione di non poterlo fare, l’imbarazzo dell’accorgersi che invece nonostante tutto l’impegno ti stai affezionando e lentamente innamorando, la testardaggine del non darla vinta ai sentimenti per ascoltare la testa, i dubbi su quello che il futuro porterà con sé, l’insofferenza del non poter aver la possibilità di fare quello che più si vuole. Tutto è narrato in maniera tale da renderlo realistico, da far immergere, grazie al doppio punto di vista alternato, nei panni dei protagonisti con una naturalezza che mi ha sorpresa, facendoci entrare nelle vite di entrambi e conoscerli davvero, specialmente nel loro ambiente quotidiano, con le loro famiglie e amici, veri, stavolta: non soltanto macchiette dai nomi strani da tirar fuori a piacimento, ma personaggi a cui affezionarsi e da sentire vicini nonostante la carta.
Credo lo si capisca: non c’è una sola cosa che non mi sia piaciuta, se devo esser sincera. Se ho trovato il finale un po’ affrettato, a far da contraltare sulla bilancia abbiamo però l’assoluta adorabilità di Ethan e Mia, di cui non mi stancherei mai di leggere e che sento, dopo giorni dalla lettura, di conoscere, e che vorrei anzi accanto come amici. Perché Mia ed Ethan sono buffi e divertenti, determinati nel ricordare cosa sia successo quella notte che nessuno dei due ricorda, goffi talvolta nella loro gelosia e nei loro tentativi di far la cosa giusta ma anche perfettamente attuali nel non saper quello che vogliono e riflettere una condizione in cui mi ritrovo appieno e sicuramente accomuna tanti ragazzi dopo la laurea. E sì, ho finalmente trovato la ragione per cui, nonostante tutto, continuo a leggere new adult. Questa storia, questo stile, questi personaggi. La normalità è la cifra stilistica con cui Veronica Rossi e Lorin Oberweger hanno tirato su due personaggi non solo credibili ma in cui è naturale immedesimarsi e rivedersi, una storia tenera e divertente che lascia col sorriso sulle labbra e in un modo leggero, scanzonato talvolta, ma al tempo stesso profondo. Non so come ci siano riuscite, quello che è sicuro è che dovete dare come me un’altra possibilità a quest’etichetta: Non vorrei però ti amo è lì che vi attende.
È il giorno più importante della mia vita e mi sveglio pensando: Oh no, dove sono le mie mutande?
4/5
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