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Recensione: Notturni, di Elena Covani

Creato il 29 settembre 2013 da Mik_94
Ciao a tutti, amici, e buona domenica. L'ultima prima della mia partenza. Tristezza, Mode: on. Oggi, la recensione di Notturni, il romanzo d'esordio di una giovane autrice italiana, Elena Covani. Ringraziandola per avermi dato modo di recensire il suo racconto e sperando che possa trovare utili i miei suggerimenti e le mie poche critiche, vi auguro buona lettura e una splendida giornata. Un abbraccio, M.
Recensione: Notturni, di Elena CovaniTitolo: Notturni Autrice: Elena Covani Editore: Giovane Holden Edizioni Numero di pagine: 78 Prezzo: € 12,00 Sinossi: A Valencia, durante i festeggiamenti per il celebre Carnevale, la folla che si riversa per le strade al tramonto ebbra di cerveza e divertimento cela presenze oscure. Sono i Daemones e al calar delle tenebre battono la città a caccia di nuove vittime: la loro apparenza innocua, del tutto identica a un 'normale' essere umano, li rende irriconoscibili e ancor più pericolosi. Ma non per i Notturni, altra razza superiore la cui esistenza è mirata unicamente a difendere l'umanità dai Daemones. Grazie al loro sangue, vero e proprio antidoto al virus del male, possono sconfiggere ogni essere maligno ed evitare che nuovi contagi trasformino altri esseri umani in demoni. Ma di fronte al fatto compiuto, al morso mortale di un Daemones su di un umano, divengono anch'essi impotenti: il male è irreversibile. Almeno fino a quando Josè, combattente dei Notturni, non incontra Maria, ragazza appena contagiata dai Daemones ma sulla quale il virus sembra non sortire gli effetti consueti. La lotta tra bene e male per accaparrarsi questo nuovo 'mutante' divamperà come un fuoco impazzito nei giorni di Fallas e il sentimento complicherà maledettamente le cose; il solo sfiorarsi dei corpi di due razze così opposte provoca infatti ustioni e dolore reciproco. Riuscirà l'amore a superare la più profonda delle diversità?                                    La recensione Recensione: Notturni, di Elena Covani Mi fa sempre strano trovare, tra le email, richieste di recensioni di autori esordienti. Ogni volta, mi sento combattuto. Onorato, immensamente felice che loro abbiano pensato proprio a me, incuriosito... ma combattuto. Decisamente. Consapevole di aver ricevuto più delusioni che altro, da una parte sono restio. Dall'altra mi dico che questi giovani autori vogliono soltanto quello che anch'io, nei loro panni, cercherei: pura fiducia. Fiducia che è sempre reciproca. Io, a scatola chiusa, confido nelle loro storie; loro, con i miei elogi e le mie tiepide stroncature a portata di click, confidano nella mia onestà e nella mia schiettezza. E mi fa piacere sapere che anche le critiche, non solo i complimenti, sono ben accetti e – strano, ma vero - apprezzati con riconoscenza da tanti giovani autori, sempre ben disposti a imparare e a migliorarsi. Scrivo questo non perché Notturni, il breve esordio di Elena Covani, non mi sia piaciuto nemmeno un po', ma perché non mi sarei minimamente aspettato di trovare un suo messaggio di posta. La giovane Elena, infatti, è stata pubblicata dalla Giovane Holden Edizioni, una piccola casa editrice nostrana di cui, non so se ricorderete, vi avevo parlato la scorsa estate in merito a un altro romanzo sulle creature della notte più lette di sempre e, soprattutto, in merito a un altro esordio: Atipico Vampiro. Quel romanzo mi aveva lasciato a bocca asciutta, con un senso di incompletezza che non avevo saputo esprimere né “a stelline”, né in altri modi. La mia era il primo esempio, su questo blog, di recensione-non recensione. Non perché il libro di Lucarini fosse brutto o scritto male, anzi, ma perché, con le sue 80 pagine scarse, era troppo breve per lasciarsi valutare a pieno. Elena Covani conosceva la mia personale avversione per i racconti, aveva letto quella mia unica non-recensione e voleva ugualmente un parere sul suo Notturni, che di pagine, per la cronaca, ne ha appena 78. Lei mi è subito piaciuta per questo. Cercava onestà ad ogni costo, anche quando io non ero proprio convinto di volergliela dare, a lei come ad altri suoi colleghi.  Recensione: Notturni, di Elena Covani Inoltre, quel racconto aveva dalla sua parte un'ambientazione orginale e accattivante ed una copertina semplicissima, ma evocativa: un angelo evanescente su un comune sfondo bianco; una creatura fatta di schizzi di sangue, petali di rose e coriandoli di carnevale. Ho impiegato per la lettura di Notturni un pomeriggio soltanto e, mantenendomi, come mio solito, sulla prima parola, ho pensato lì per lì che fosse troppo poco. Era stato troppo poco il tempo per legarmi ai personaggi e per rendere parte di me quella storia di amori impossibili, denti affilati e tenebre ad ogni passo. Ma, anche se in quelle poche pagine Josè e Maria non trovano il loro lieto fine e gli affascinanti misteri di Valencia non vengono sviluppati come avrebbero invece meritato, la lettura di Notturni non è stata niente male. Il leggero e onnipresente senso di “già letto” non mi ha disturbato, l'umanità e l'ironia di molti personaggi mi ha colpito, la trama mi ha avvinto dopo pochissimo. Ho immaginato la Valencia in festa, la Valencia notturna e la Valencia piena di pericoli con inaspettata facilità; Valencia che è stata una valida, inedita e spettacolare spalla – con le sue tradizioni e il suo fascino innegabile – per un buon protagonista che, anche così compresso, riesce a fare la sua discreta figura di eroe tenebroso e romantico.  Recensione: Notturni, di Elena Covani Lui è un Notturno, una creatura diversa che, tuttavia, cerca solo un po' di normalità: ha visto gli imponenti edifici di Valencia essere costruiti ed abbattuti negli anni; è stato addestrato da impavidi guerrieri a diventare un impavido guerriero a sua volta; è cresciuto con la consapevolezza di essere – insieme agli altri della sua specie – l'unico nemico mortale dei Daemones che, segretamente, aiutati dalla discrezione dell'oscurità, fanno stragi sanguinose in città. Lo spettacolare carnevale valenciano porta in Spagna nuovi turisti e nuove vittime e, nel periodo più teso dell'anno, Josè incontra Maria, una fragile e spaventata ragazza già marchiata, purtroppo, dai denti del nemico. Ma, su di lei, il virus dei Daemones sembra non fare effetto. Josè lo capisce immediatamente: perché, sfiorandola, sente scintille leggere e non una pena mortale; perché, mentre lei lo implora di ucciderla, si scopre irrimediabilmente e fatalmente innamato di lei. La solita storia d'amore impossibile è fotografata, in maniera originale, sul più particolare degli sfondi e, con ronde notturne e combattimenti, fugaci combattimenti e salvataggi, ho pensato ad Underworld e Daybreakers, non a Twilight. Le infinite gerarchie del mondo del protagonista hanno un che di intrigante e Elena, abilmente, fa sì che le sue parole lavorino a stretto contatto con l'immaginazione del lettore. Lei, in uno spazio tanto ristretto, non può dire tutto, ma dove mancano lunghe descrizioni o dialoghi più ricchi arriva magicamente e misteriosamente in soccorso la personale fantasia di chi legge che, protagonista dopo tanto, aiuta a completare, a suo piacimento, un quadro dai tratti piuttosto belli, ma poco marcati. L'autrice ha uno stile piacevole e coinvolgente che, fortunatamente, è quasi del tutto privo dei puntini di sospensione, delle esclamazioni e delle domande retoriche che tanto detesto e che tanto sono presenti nei romanzi d'esordio italiani. Accanto a qualche trascurabile e perdonabile refuso, non ho trovato errori rimarcabili, anche se i vari periodi – a volte troppo, troppo lunghi – dovrebbero essere maggiormente snelliti e limati. Frasi più brevi potrebbero risultare anche più incisive e, secche e veloci, servirebbero a ricreare ancora meglio determinate atmosfere. I periodi sono pieni zeppi di virgole su virgole, anche quando servirebbe un bel punto e a capo per dare respiro al lettore. L'uso del sottovalutato punto e virgola sembra essersi purtroppo estinto - al pari del congiuntivo nel parlato di tutti i giorni - e la sua mancanza, be', si fa sentire. Il racconto di Elena Covani non manca di originalità e gusto e la sua brevità si rivela essere un difetto e un pregio insieme, stranamente. Molti elementi, se ampliati, avrebbero potuto fare di Notturni un urban fantasy molto interessante, ma allo stesso tempo temo che, se fosse stato un romanzo a tutti gli effetti, accanto a una maggiore caratterizzazione dei personaggi principali avrei trovato anche meno freschezza e molti più cliché. La ponderata scelta di Elena, quindi, si rivela alquanto saggia e la sua opera prima, nonostante l'uso non sempre brillante dei segni di interpunzione, fa ben sperare, riuscendo nell'impresa di non lasciare il lettore con un fastidioso senso di incompiuto. Notturni è, in definitiva, un buon inizio. Il mio voto:★★½

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