Titolo: Novelle esemplari
Autore: Miguel de Cervantes
Editore: Einaudi
Anno: 2002
ISBN: 9788806162061
Pagine: VI-572
Prezzo: 10,80 €
Voto:
Trama: Nell’opera sono raccolte dodici novelle dette esemplari. Da ciascuna si può trarre il dovuto insegnamento (l’esempio profittevole, come afferma lo stesso Cervantes). Singolari sono La Zingarella, il Dottor Vetrata.
Ne la Zingarella si racconta di Andrés e Preciosa. Si sono promessi a condizione che l’uno sposi non solo l’amata, ma anche la filosofia di vita gitana del popolo di lei. Andrés accetta di buon grado quello che in fondo Giulietta chiedeva a Romeo: di rinnegare il proprio nome, i propri natali, le origini, commutandoli in una vita avventurosa, nomade e zigana.
Se la tragedia shakespeariana è messa da parte, si inserisce tra i due il gioco perverso di una locandiera innamorata che vuole sottrarre a Preciosa il promesso sposo. Ricevuto da questi un fermo rifiuto, non esiterà a nascondere dentro il suo sacco della refurtiva, costringendo Andrés ai ceppi, accusato di furto. Ebbene: senza l’intervento nefasto della locandiera, Preciosa non avrebbe mai incontrato suo padre. Il Corregidor stesso, chiamato a investigare sulla faccenda, riconosce nella gitana sua figlia, grazie a prove irrefutabili. Anche Andrés è smascherato, riconosciuto quale don Juan de Càrcamo, il cui padre è governatore della città che deve giudicarlo. Andrés e Preciosa ritroveranno il loro nome e le loro sostanze.
Nel Dottor Vetrata invece si narra di una ricca signora la quale propina, all’amato che la respinge, della melacotogna, causandone la follia. Costui, credendosi di vetro, è preso dal terrore di ridursi in frantumi al minimo scossone. A dispetto di ciò Vetrata – così viene chiamato – manifesta un ingegno e una saggezza senza pari, e molti ne approfittano per chiedergli e ottenere il giusto consiglio.
Recensione: Le Novelle Esemplari rappresentano il miglior prologo alla lettura del Don Chisciotte, storia di un vecchio pazzo pronto ad affrontare il mondo come i cavalieri erranti che ha incontrato tra le pagine dei libri della sua biblioteca. Nonostante la follia, in Don Chisciotte alberga la vita, una saggezza arcana che lo spinge a rifiutare il mondo così com’è, a inseguire la realtà più vera che si nasconde dentro il sogno, pronta ad affiorare.
Nelle novelle comprese nella raccolta, la cavalleria è ancora un valore universale, un abito del quale chiunque può vestirsi, senza necessariamente avere appresso un cavallo, un’armatura o una lancia. E’ un habitus del cuore, una mentalità comune (una cultura) che permette il dialogo civile pure tra il nobile e il gitano, non c’è preminenza di casta o volontà di sopraffazione se non in caso di dileggio o di offesa. Discende da qui addirittura un’interscambiabilità dei ruoli: chi è il gitano e chi è il signore, a questo punto, importa poco. Piuttosto scoprire i nobili natali di una locandiera (La sguattera illustre) può rappresentare una conferma di un abito che già si indossa. Si esige che un uomo di valore sia tale dentro qualunque veste, senza badare esclusivamente alle insegne.
Già ne la Zingarella non si avverte l’abisso tra il gitano e l’aristocratico, tra la nobiltà del casato e quella dell’animo, tra il facoltoso e colui che soffre di rovesci di fortuna. I personaggi dell’una e dell’altra schiera si fronteggiano col rispetto dovuto a ciascuno.
La lettura delle novelle esemplari suggerisce un’altra cosa: la comune esperienza ci avverte che la strada che conduce al male è lastricata spesso di buone intenzioni, ma è pur vero che quelle cattive possono volgere in bene; gli stessi malvagi possono rappresentare, così, strumenti inconsapevoli di una sorte benigna piuttosto che avversa.
La questione è rilevante: il finale che allieta tutte le novelle di Cervantes non è mai frettoloso o posticcio, ma risponde all’esigenza di una poetica ben definita. Alla base vi è tutt’al più una fede: la fede che tutto aggiusta, che riporta l’ordine al caos creato dagli uomini e dalle vicende narrate.
A proposito Manzoni due secoli più tardi avrebbe parlato di divina provvidenza e, senza farlo apposta, in un romanzo ambientato nell’epoca di Cervantes (nel ’600).