TITOLO: Oltre i confini del mondo
AUTORE: Ornella Nalon
EDITORE: 0111 Edizioni
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LA MIA RECENSIONE
In un tempo relativamente breve, è la terza volta che mi imbatto in un romanzo incentrato sul mondo africano. Fortunatamente, le interpretazioni che di questo tema vengono offerte sono diverse, e parlando di Oltre i confini del mondo direi che in realtà l'Africa non fa che da sfondo a una storia che vuole trasmettere un chiaro messaggio, suscitare una precisa serie di riflessioni.
Parliamo di un breve romanzo che racconta le storie di due donne, legate tra loro nonostante le distanze geografiche e culturali. Da una parte una donna africana, che conosciamo attraverso il racconto che lei stessa fa della propria vita, per permetterne la trascrizione ad opera dell'altra protagonista, Eleonora. Questa, una signora sulla sessantina, ci viene a sua volta presentata attraverso la narrazione dell'autrice, che ne dipinge la storia ricorrendo al flashback. Due biografie, dunque, l'una sotto forma di discorso diretto, l'altra raccontata.
Anche la mia valutazione del libro deve seguire questa divisione. Perché da un lato ho trovato alcune novità nelle tematiche che emergono dal racconto della donna africana. Un certo rifiuto dei tratti più anacronistici della cultura indigena africana, il desiderio di emancipazione e di uguaglianza, il sogno di una vita migliore per la figlia fanno di questa protagonista un personaggio non scontato e suscitano riflessioni molto attuali. Dall'altra parte, nella narrazione delle vicende che riguardano Eleonora, ho riscontrato qualche stereotipo, qualche soluzione prevedibile, che nella mia valutazione globale hanno inevitabilmente abbassato il gradimento.
La narrazione procede in modo scorrevole, con un ritmo abbastanza sostenuto favorito dall'abbondanza di discorso diretto, dalla mancata suddivisione in capitoli e dall'intreccio tra le due storie. Non ci sono grandi descrizioni, né un forte approfondimento psicologico delle protagoniste, costruite più dal punto di vista di "ciò che è loro successo", rispetto a "ciò che loro sono". Non manca tuttavia la possibilità di dedurre il carattere, i pensieri, le aspettative dell'una e dell'altra dal modo in cui agiscono.
Un'altra segnalazione riguarda lo stile, omogeneo per tutto il libro. Considerando che quasi metà del romanzo corrisponde a un racconto diretto della protagonista africana, però, mi sarei aspettato una maggiore personalizzazione del testo in queste parti, per differenziare il modo di parlare della donna dal modo di raccontare dell'autrice. Anche questa soluzione avrebbe favorito una caratterizzazione del personaggio e l'avrebbe reso più completo, oltre a separare anche stilisticamente i due livelli presenti nel libro.