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[Recensione] Parole di Roberto Bommarito

Creato il 08 settembre 2014 da Queenseptienna @queenseptienna

paroleTitolo: Parole
Autore: Roberto Bommarito
Editore: La mela Avvelenata
Anno: 
2014
ISBN: 
978-88-98394-55-5
Formato: Epub
Dimensioni: 34 pagine
Prezzo: € 0,99
Voto: [Recensione] Parole di Roberto Bommarito

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ContenutoIl mondo viene messo in ginocchio da una tempesta di parole. Cadono dal cielo, comportando distruzione e causando la morte di Nadia. Del protagonista non conosciamo il nome, perché potrebbe essere chiunque di noi: chi in un modo, chi in un altro, abbiamo tutti perso qualcuno che amavamo. In un mondo riconquistato dalla superstizione, solo lui sembra determinato a cercare una spiegazione sensata a ciò che accade. Ma la soluzione forse è un’altra: trovare l’unica frase che non è mai riuscito a dire alla donna che amava: Mi spiace.

Recensione: Quello che domina nella vicenda raccontata è una dimensione onirica dalla quale si desidera fuggire per ritornare alla propria realtà. Cosa non facile, perché entrano in ballo forze di segno contrario, due volontà che albergano nello stesso soggetto, e lo incalzano in un estenuante braccio di ferro della coscienza. Il sogno che imprigiona semina caos intorno, rifugge a ogni possibile logica. Le domande che vengono poste si sgretolano, si frantumano come le parole di cui sono composte. La tempesta di parole, che piovono come meteoriti, un po’ sono frecce scoccate contro la fiera decisione di risalire la china, risvegliarsi dal torpore che consuma.

Ciò che accade è il flusso di una coscienza di chi cosciente non è. I personaggi che ruotano intorno mancano di alterità, nel senso che sono proiezioni di chi sogna. Sua e non di altri è la strada che si biforca. Suo e non di altri è il tempo che si fa circolare, senza soluzione, reso tale dalla paura di sapere cosa ne sia stato di Nadia, cosa sia avvenuto davvero.

Insomma: racconto interessante nella misura in cui il protagonista scandaglia nell’intimo del proprio essere costruendo mondi, fino a cogliere un bando di una matassa in apparenza inafferrabile. Sua guida sono le parole che rimbombano nella sua testa (e non può essere altrimenti). Parole che esprimono e non comunicano soltanto, ma entrano nel profondo, non rimangono in superficie. Se volano, per forza di inerzia cadono, si frantumano come pietre e meteore, diventano armi. Sono vulcaniche, pericolose, compongono frasi di senso compiuto, frasi legali e illegali più o meno accidentali. Sono parole rubate al caso o da saccheggiare, da stringere.

Che dire di più? Il sogno col suo caos incarna una dimensione di fatto parallela che sa di contrappasso dantesco, con le ossessioni, i sensi di colpa che non possono mettersi in tasca e da cui non si sfugge.


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