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Recensione: "Paura (2012)"

Creato il 07 novembre 2013 da Giuseppe Armellini
Recensione:
qualche spoiler
C'è poco da fare, io voglio bene ai Manetti e non credo riuscirò mai a massacrarli.
Il loro cinema piccolo, artigianale, appassionato, ideativo, stilosamente trash, comunque personale, mi è sempre sembrato un presidio del nostro cinema da difendere, una piccola isola di autori dove ogni tanto far attraccare la propria barca ed esplorare.
Detto questo se nel gioiellino Piano 17 e nel coraggiosissimo e, a mio pare molto riuscito, L'Arrivo di Wang potevo esser trascinato dalle ali dell'entusiasmo mi pare evidente come questo Paura (pensato per il 3D, credo prima volta in Italia) sia un deciso passo indietro.
Ma come in tutti i loro film c'è tanto di buono e tanto di meno buono, è questo che mi piace, danno materiale, invitano ad analizzare, non stanno nella mediocrità.
A differenza dei due film sopracitati qua non c'è un'idea nuova o un soggetto tanto geniale anche perchè, si sa, nessun genere è più saturo dell'horror.
Per la terza volta di fila i Manetti si destreggiano alla grande in un piccolo luogo chiuso come fu per l'ascensore (e il palazzo) di Piano 17, la singola stanza de L'Arrivo di Wang mentre qua abbiamo una villetta con seminterrato del terrore.
C'è da capire se sia un loro marchio, se gli piaccia così o se è solo per problemi di budget.
Il plot è banalotto con la stravista storia del carceriere e carcerato e qualche arrivo "esterno" (in questo caso tre amici, di cui uno lavora, uno studia e uno sona la chitara, che vogliono passare il week end nella villa deserta) a scombussolare le carte.
A proposito del carceriere, interpretato tra l'altro dal fratello di Servillo, Peppe, il cantante degli Avion Travel.
Avete presente Giuseppe Simone?
Alla domanda del mitico Diprè su cosa fosse la prima cosa che vede in una donna rispose "La vagina depilata"
Beh, il villain di Paura credo sia uno dei maggiori fan di Simone.
Mi fermo qua.
L'inizio mi è sembrato un pò deboluccio come ritmo anche se si lascia vedere grazie soprattutto alla sempre spettacolare calata romana che a me fa scompisciare. Gli attori fanno quello che possono, mi ha fatto piacere ritrovare Diele che per me fu l'm.v.p di quell'ottimo film che fu A.C.A.B.
Poi una volta iniziato il confronto ragazzi-"orco" il film prende ritmo, regala qualche scena ben riuscita (ottima l'impiccagione che fa da sfondo per una decina di minuti), i soliti sempre buoni effetti di Stivaletti (anche se almeno in un caso talmente esagerati sa superare il confine della verosimiglianza), qualche scemenza di sceneggiatura (non trovano l'amico, ma mandargli almeno un sms no?/ 3 ragazzi contro un vecchietto, fatelo fuori subito no?/ il ragazzo che ammazza quello di giorno, risale il bosco ed è notte fonda) e il solito "divertimento", almeno mio, di trovarmi dentro un film dei Manetti e "riconoscerlo".
Insomma, c'è di tutto per star sopra la sufficienza ma poi il finale, con quella Sindrome di Stoccolma quasi insensata mi è sembrato davvero fuori luogo, assolutamente incoerente con ciò che viene prima.
Diciamo che l'Idea, marchio di fabbrica dei Manetti, che era mancata per tutto il film alla fine arriva.
Ma è sbagliata.
W Giuseppe Simone.
( voto 6 )

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