Recensione: Perfect creature

Da Mcnab75

Perfect creature

Regia di Glenn Standring

Nuova Zelanda/UK 2006

Siamo in "Nuovo Zelandia" un luogo in cui le ere (quella Vittoriana e una più recente) sembrano essere entrate in commistione. In questo mondo esistono i vampiri, creature originate 300 anni prima da una mutazione genetica. Essi però hanno stretto un patto con gli umani e si sono uniti in una comunità di "Fratelli".

I vampiri fanno uso delle loro superiori conoscenze e dei poteri attribuiti loro dalla particolare conformazione fisica per aiutare gli esseri umani. I quali li ricambiano con spontanee donazioni di sangue. Tutto è sempre andato per il meglio finché un giorno Edgar, un vampiro, ha iniziato a vedere gli umani come prede. Edgar è figlio del Grande Sacerdote della comunità e fratello di Silus il quale si allea con la polizia umana per metterlo in condizione di non nuocere. Troverà anche un amore non semplice da sostenere.

Commento

Nella spesso inutile ricerca di qualche film meritevole d'attenzione, l'occhio mi è caduto, quasi per caso, su questa produzione neozelandese del 2006, che si guadagna, se non altro, una citazione e un po' di visibilità. Visibilità che non deve aver avuto a suo tempo, considerando che non l'ho mai visto né in TV, né al cinema né distribuito in DVD.

Perfect creature parte con un handicap che, per il sottoscritto, è grosso come il K2: è un film che parla di vampiri. Credo di non aver mai maturato tanta antipatia per una creatura di fantasia, quanta ne provo ora per i succhiasangue. Lo sfruttamento indegno degli ultimi anni da parte di cinema e narrativa me li hanno resi odiosi, quasi repellenti. Gli stereotipi oramai più diffusi sui vampiri possono essere divisi in due grandi sottocategorie: i bellocci romantici alla Twilight e i tenebrosi in pantaloni di pelle+capello lungo+look dark di Underworld. Difficili dire quali abolirei per primi.

Perfect creature ha senz'altro più affinità con la seconda categoria, eppure dimostra fin da subito il gran pregio di discostarsene sia nella forma che nella sostanza. Laddove Underworld e Blade (film apprezzabilissimo, ma colpevole di aver generato dei cloni dal valore artistico pari a zero) prediligono azione, ritmi videogiocosi e personaggi tagliati con l'accetta, Perfect creature lavora di fino sull'ambientazione e sui protagonisti.

Proprio l'ambientazione è l'aspetto più riuscito del film. Si sconfina nel dieselpunk distopico, di buon impatto visivo, in grado di alternare raffinatezze ad atmosfere noir. Il risultato non è perfetto, ma senz'altro apprezzabile. Certo, oltre ai soliti dirigibili, alle motorette a vapore e alle uniformi simil-novecentesche Standring poteva lavorare di più sul concreto, ma va da sé che un film di “seconda fascia” non è forse il massimo per tentare certi virtuosismi.

Un altro punto di originalità (almeno parziale) lo si ha nella scelta di integrare i vampiri con la società umana. Nati trecento anni prima, da una mutazione genetica, i succhiasangue convivono con gli uomini. Sono organizzati in una sorta di teocrazia nota come “la Fratellanza”, che non ci vede come succulente merendine ambulanti, bensì come alleati, con cui condividere un patto di muta difesa. Ovviamente qualcuno metterà a rischio tale consolidata alleanza, rischiando un disastro senza precedenti.

Purtroppo Perfect creature è una pellicola tutt'altro che perfetta. La regia, notevole sotto il punto della messa in scena, latita in quanto a ritmo e suspance. In alcuni punti si rischia seriamente la noia, anche se per fortuna la fotografia e i dettagli (per chi li apprezza) salvano gli spettatori da sonnellini fuori programma.

Insomma, questo film sta a metà tra l'eccellente Dark City e un Underworld meno forzatamenteo cool. Nulla di memorabile, ma almeno una spanna sopra i film che oramai si vedono in full automatic, a cervello spento, sapendo esattamente come iniziano, dove vanno a finire e dove si svolgono. Il tentativo di Standrig di proporre qualcosa di nuovo, pur senza avere il coraggio di andare fino in fondo nel suo esperimento, è gradito e gradevole. Da recuperare: merita almeno una visione.



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