Autore: Giuseppe Ferrandino
Editore: Adelphi
Numero di pagine: 144
Prezzo: 5,95
Formato: Book Trama:
Pericle Scalzone è un uomo della camorra e lavora per Luigino “Pizza”, il quale vanta questo soprannome perché gestisce alcune pizzerie nei quartieri spagnoli di Napoli, che il malvivente utilizza per lo spaccio di eroina e il riciclaggio di denaro sporco. Luigino per comodità chiama il nostro protagonista “Pasquale”, ma il ragazzo a questo dà poca importanza. Il suo compito è quello di “fare il culo” alla gente, ma non “metaforicamente”, proprio nel senso letterario del termine, umiliando in questo modo chi non rispetta le regole del suo capo. Si avvale di un sacchetto di sabbia, che utilizza per tramortire le sue vittime, dopodiché ne approfitta avendo la capacita di “comandare a bacchetta” le proprie prestazioni, sia che si tratti di uomini anziani che di donne poco attraenti. Tutti si guardano bene al dare le spalle a un tizio del genere. Purtroppo durante uno dei suoi ultimi incarichi – gli era stato ordinato di seviziare un parroco – avviene un imprevisto.
Questo episodio lo trascinerà in una situazione più grande di lui, dove si troverà tutti contro. Costretto a scappare, il coraggio sembra trovarlo nelle “canne”, di cui abusa in continuazione. Sotto il loro effetto riuscirà a prendere consapevolezza di tante cose giungendo, infine, alla consapevolezza che se i guai sono lì fermi e immobili, sempre uguali a se stessi, lui invece può muoversi e tentare di cambiare il suo destino. Da preda proverà a trasformarsi in cacciatore.
Recensione:
Giuseppe Ferrandino è uno scrittore e fumettista campano. Nel 1993 con lo pseudonimo di Nicola Calata pubblica il suo primo libro, “Pericle il nero”, presso la casa editrice Granata Press, poi fallita, ma il romanzo passa praticamente inosservato agli occhi del pubblico e della critica. Nel 1995 il libro diventa un fenomeno editoriale in Francia e convince l’Adelphi a una nuova pubblicazione nel 1998. Questo è una delle tante testimonianza che riguardano le difficoltà legate all’editoria italiana, la quale poca fiducia presta negli autori esordienti italiani.Il libro lo si può definire un giallo-nero-thriller-horror criminale tutto napoletano. Il linguaggio utilizzato è forte, volgare, rivoltante. È narrato in prima persona, non si riesce ad entrare in empatia con il personaggio e lascia un unico punto di vista. Questi aspetti non permettono, essendo anche una trama dura, a tratti spietata e “animalesca” come il protagonista, un giudizio con non tenga in conto di preconcetti e pregiudizi sugli argomenti trattati. Ho letto che stanno pensando anche a una trasposizione cinematografica che abbia come attore Riccardo Scamarcio.
Voto:
Nuwanda