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[Recensione] PIT di Marcello Moribonti II

Creato il 21 giugno 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] PIT di Marcello Moribonti IITitolo: Pit
Autore: Marcello Moribonti II
Editore: Autopubblicato
ASIN: B009HVGC14
Anno: 2012
Formato: eBook
Lingua: italiana
Dimensioni: 444 Kb (187 pagine circa)
Prezzo: € 0,89 (disponibile su Amazon)
Genere: Fantascienza
Voto: [Recensione] PIT di Marcello Moribonti II

ContenutoMichele Inghirami non aveva staccato gli occhi dal portale. Si era svegliato alle tre del mattino e da quel momento era rimasto a osservare la capanna nel deserto, rapito da quel fenomeno talmente affascinante da stordirlo. Cercava di capire cosa stesse accadendo, se avesse a che fare con un’allucinazione o con un qualcosa di tremendamente reale. Stropicciò gli occhi, pizzicò la faccia. La capanna continuava a stagliarsi sullo sfondo, polvere tutt’attorno. E dire che si era alzato per pisciare. Nella sua testa la confusione regnava sovrana. Si chiese se stesse sognando, concludendo poi che il varco era reale. L’idea di oltrepassarlo lo eccitava e lo spaventava al contempo. Era la classica situazione in cui andare significava perdere tutto, o guadagnare la felicità.

Una sola domanda: chi è, o cos’è Pit?

Recensione: La storia promette bene, tuttavia si rileva confusa e frammentaria, non originalissima. È un miscuglio di elementi eterogenei, poco amalgamati. C’è fantascienza, ma in alcuni tratti appare prendere una piega fantasy. I modelli sono sicuramente cinematografici e televisivi, più che letterari. Credo sia questo l’handicap più rilevante. Le basi sono STARGATE, film del 1994 con Kurt Russell e gli episodi della serie televisiva a esso ispirato (STARGATE SG-1) con Richard Dean Anderson, celebre interprete di McGyver. L’idea non sarebbe affatto malvagia se l’autore ne avesse colto le suggestioni e il fascino, attingendo poi alla propria inventiva e creatività. Dico questo perché il linguaggio è scorrevole, il talento narrativo è fuori discussione. I contenuti sono presenti, come le idee e un’accurata ricerca per costruire il proprio mondo. Un mondo che però fatica a stare in piedi, difettando di una struttura portante. Il racconto si fa strada con buone intenzioni e promesse non mantenute. L’impressione è quella di avere davanti parecchi ingredienti, magari di prima scelta, i quali devono ancora essere lavorati per dar forma alla pietanza.

Se le premesse ci sono, queste faticano a svilupparsi per tutta una serie di ragioni: l’inconsistenza e la banalità dei personaggi, i quali si muovono con la densità dei fantasmi, dei nomi, in uno spazio poco definito. La scenografia si presenta più finta di quello che dovrebbe essere, pronta a venire sbaraccata da un momento all’altro. Sinceramente mi trovo in difficoltà a recensire un racconto ancora in bozza. Mancano interi pezzi da scrivere, tutti i personaggi sono da costruire e approfondire. Quelli più interessanti, come per esempio il comandante Fedora Ramboni, il misterioso Caleb (alias il fantomatico Guido Peccianti), sfumano troppo velocemente senza fare presa: il lettore non sa e non capisce chi siano, cosa vogliano, ovvero quello che si dice non è sufficiente. Gli avverbi, forse, hanno maggior spessore.

I dialoghi appaiono schematici, a tratti deliranti. Sembra che i personaggi stiano recitando o leggendo un gobbo. Anche l’azione è caotica e le sequenze, evidentemente per impazienza, compongono un quadro incoerente. Non scarseggiano tuttavia momenti interessanti (l’arrivo in un’oasi da parte dei fuggiaschi, l’ingresso in una grotta misteriosa), nei quali si può recuperare il bandolo. Questo bandolo purtroppo è presto lasciato cadere. Il tutto è una bozza, dicevo, una dichiarazione di intenti, non privo di potenzialità (penso al finale che mi è piaciuto molto).

Peccato perché per una volta avevamo tra le mani un’opera di fantascienza non americaneggiante ma di ambientazione italiana. C’è ancora molta strada da percorrere.


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