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Recensione: "Post tenebras lux"

Creato il 27 dicembre 2015 da Giuseppe Armellini
Recensione:
Un film che pur in un'impalcatura quasi del tutto realista sembra possedere un potere particolare, metafisico, trascendentale.
Cosa sono le tenebre di cui parla?
E la luce che ne può scaturire?
Un'opera non per tutti, prepararsi.
Questo film è il tredicesimo su quattordici visto de La Promessa. Credo che non ce la farò a completare e mi dovrò beccare un Twilight.
Vedi la bambina che corre per la pianura bagnata e fangosa.
Intorno a lei cani, cavalli e mucche.
Si diverte come si diverte ogni bambino che fa hoppipolla, che salta sulle pozzanghere.
Eppure quella che percepiamo è tutt'altro che un'atmosfera gioiosa.
Tutto è plumbeo, non solo il cielo, tutto.
Si farà sera, la bimba è ancora sola, chiama il padre, la madre e il fratellino.
Poi arriva la notte, nera come la pece, illuminata solo dagli squarci di un temporale.
Poi, post tenebras, lux.
Un prologo bellissimo e fotografato in una maniera impressionante, roba che solo in Valhalla Rising avevo visto recentemente.
Recensione:
E in quel prologo c'è tanto di questo film che ammanta ogni possibile gioia, ogni possibile sentimento, di una cappa talmente opprimente da offuscarli quasi del tutto.
Post tenebras lux è un film pesantissimo.
Ma non di quel "pesante" che chi ha sempre poche parole per il cinema è solito usare spesso (insieme all'insentibile "fatto bene"). La pesantezza di questo film ha qualcosa di trascendentale, di sovrumano. Facciamo fatica durante la visione ma non tanto per quello che vediamo (anche se, per chi non è avvezzo al genere, conta anche quello) ma soprattutto perchè Reygadas grazie alla regia, grazie a qualche "trucco" (i contorni sfocati dall'effetto straniante), grazie a due scene emblematiche (il cultissimo diavolo fosforescente e l'autodecapitazione irreale) ma soprattutto grazie ad una fotografia pazzesca e a delle location quasi metafisiche ci porta in una dimensione altra, non solo umana, minacciosa, ancestrale.
Pur se molto diversi tra loro come film potremmo paragonare l'aura di Post Tenebras Lux a quella di Melancholia.
Anche se mi piace creare (un'altra volta) una mia personale trilogia del magico e del male (associato ai luoghi, anche qui decisivi) ed unire questo film a Picnic ad Hanging Rock e a Lake Mungo.
L'umanità del film è un'umanità immorale, che picchia a morte cani, che beve, che ha perversioni sessuali, che ha subito violenza e genera violenza.
Chissà cosa cercava quel diavolo in quella casa, chissà cosa voleva fare con quella cassetta degli attrezzi.
Recensione:
Difficile rimettere insieme tutti i pezzi a sole due ore dalla visione.
Intanto il film va avanti con piccoli passi avanti e indietro nel tempo (anche se per quasi la sua totalità resta in quello iniziale di tempo). I due bambini sono cresciuti, poi diventano anche adolescenti capaci ancora di guardarsi negli occhi e sperare di intravedere qualcosa nell'immensità del mare.
Chissà che vita avranno vissuto prima però, chissà che vita avrà vissuto il loro stesso padre per diventare quello che è diventato, un vulcano di amore probabilmente nemmeno tanto ipocrita ma capace di perversioni e violenze impossibili da giustificare.
E le tenebre del cielo diventano anche le primordiali tenebre dell'uomo, quei lati oscuri che tutti, bene o male, possediamo.
Eppure la luce in questo film c'è, e sono quei bambini che sanno ridere malgrado tutto, che giocano a fare a botte in un letto o corrono fuori spensierati. Sono gli stessi figli (con stessi nomi) di Reygadas e questo non può essere dettaglio secondario, se metto la luce della mia vita dentro il film deve per forza essere anche la luce dello stesso film.
Quella Lux che a volte riesce a generarsi anche dopo le peggiori tenebre, anche dopo infanzie negate, anche dopo traumi ineliminabili.
E, forse, quei contorni sfocati sono proprio i contorni sfocati di ognuno di noi, uomini mai del tutto cristallini.
Recensione:
E come un ragazzo in un altro film allargò lo schermo per dare più spazio alla felicità, magari qui qualcuno eliminerà quei contorni sfocati e riuscirà, un giorno, a ritrovare quel nitore perduto.
Perchè siamo tutti figli delle tenebre e dello sfocamento, tutte persone dai contorni sfocati.
Solo se si è passati da quelle condizioni poi, la luce, la si potrà trovare accecante.
Degli alberi cadono, un uomo che ha perduto tutto decide di perdere pure la propria testa, dei ragazzini giocano a rugby.
Forse uno di quelli è il fratellino cresciuto.
O forse no.
Quel che conta è che il film è finito, le sensazioni nel vederlo son state troppo brutte.
Capita questo nei grandi film.

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