[Recensione] Primus

Creato il 10 gennaio 2013 da Topolinamarta

Che rabbia quando saltano fuori talmente tanti impegni tutti insieme da non trovare un quarto d’ora libero per sistemare una recensione del progetto già pronta da giorni… Be’, scusate il ritardo, ma spero che vi piaccia!

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Titolo: Primus
Sottotitolo: L’uomo che sognava di vivere
Autore: Massimo Valentini
Generi: fantascienza, distopico, new-weird
Editore: Lettere Animate
Collana: Nuovi Mondi
Pagine: 392
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: €15,90 (eBook €2,00-2,49)
ISBN: 9788897801191
Formato: brossura, eBook (mobi)
Valutazione: Grazie all’autore per avermi spedito il libro.

RIASSUNTOChi è Primus? Un uomo che vive da solo un periodo difficile o un folle che vede la realtà di tutti i giorni in modo distorto, prigioniero di fantasmi creati dalla sua stessa mente?
Le uniche certezze a sua disposizione sono “Celestia”, la grande metropoli dove vive, e il suo lavoro di reporter presso il Mistery Magazine, un mensile di divulgazione. Il resto del suo tempo lo trascorre in compagnia di “Lei”, affascinante ma enigmatica donna che ogni tanto lo va a trovare attraverso lo “Specchio-canale” del bagno, e di Jack e Richard, due amici che conosce da sempre.
Sebbene la sua sia sempre stata un’esistenza tranquilla negli ultimi tempi avverte un oscuro senso di minaccia ed è assalito da improvvisi attacchi di freddo che compaiono nei momenti più disparati. Ma quando comincia a ricevere gli oscuri messaggi di una misteriosa entità che si fa chiamare ‘Althaira’ si ritrova invischiato in un crescendo di fenomeni surreali culminanti nella letterale dissoluzione della sua abitazione.

L’AUTORE – Massimo Valentini è nato a Cosenza nel 1973. È scrittore emergente e giornalista pubblicista molto attivo nel campo della divulgazione. Nel 1996 ha partecipato a una spedizione in Antartide da cui ha ricavato il materiale per il suo secondo libro, “Ultima Thule”, struggente romanzo di viaggio venato da sprazzi di Fantastico, ambientato proprio nel continente dei ghiacci eterni. Nel 2000 ha lavorato per la “Cheloni Editori” collaborando alla stesura dell’ “Enciclopedia dei Comuni della Calabria”. Nel 2002 collabora con “Il Domani di Cosenza e Provincia” e due anni dopo entra nella redazione di “Edizione della Sera”. Alla fine di questa esperienza diventa collaboratore del “Quotidiano della Calabria” per cui, tra l’altro, cura la rubrica “Salute & Benessere”. Messo da parte l’abito del cronista, attualmente si dedica anima e corpo alla divulgazione, suo interesse giornalistico principale, e lavora per diversi mensili sia italiani che esteri. Più di tutti, però, è legato al prestigioso “Il Giornale dei Misteri”, da quarant’anni la più nota rivista di tutto ciò che ha a che fare col mistero, la scienza e la spiritualità del sentire umano. Per il GdM, oltre a diversi articoli divulgativi molto apprezzati dai lettori, sta svolgendo un’ambiziosa inchiesta che mira a raccogliere testimonianze di persone che hanno provato una NDE (Near Death Experience) e che vogliano raccontarla.

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RECENSIONE

Non è un libro come tutti gli altri: questo è ciò che non mi usciva dalla testa mentre leggevo Primus.
Lo dico riferendomi innanzitutto alla storia, all’incredibile storia che Massimo Valentini ha scelto come sua trama: non è il primo romanzo fantascientifico-distopico che leggo… eppure trovo che Primus abbia qualcosa di diverso, qualcosa che non ho mai trovato in un libro prima d’ora.

Come racconta la sinossi, Primus è un uomo che non può proprio dirsi ben accettato all’interno della sua società: possiede, infatti, una capacità immaginifica molto elevata rispetto alla media della popolazione, e questo implica l’avere strane visioni e, in generale, possedere una mente che sembra non avere freni di nessun tipo. A causa di un’esitazione dei suoi genitori durante la sua infanzia, Primus si ritrova dunque solo in un mondo popolato dai cosiddetti norm, persone la cui mente, al contrario, non si concede alcun “guizzo d’immaginazione”, se così vogliamo chiamarlo, e attraverso la quale non viaggia mai nessun pensiero bizzarro.
Una trama senz’altro originale, dunque: forse talmente ricca di spunti da risultare assai complessa da realizzare, ma credo che nessuno possa negare che Massimo Valentini ha centrato in pieno il suo obbiettivo. Inoltre l’ambientazione – questo mondo fantascientifico-distopico così simile al nostro, eppure così diverso – mi è sembrata strepitosa, evocativa, realistica nonostante tutta la sua drammatica assurdità.

Gli unici difetti che credo sia possibile imputargli sono i seguenti. In primis, inizialmente ho avuto l’impressione che l’autore venisse colto dall’ansia di non aver caratterizzato a sufficienza il suo protagonista: il risultato era che nei primi capitoli erano contenuti parecchi paragrafi riguardo alla vita di Primus, al suo passato, alle sue abitudini… Niente di fastidioso, certo, ma forse avrei preferito che informazioni venissero sparpagliate un po’ di più all’interno del romanzo, più che altro per non apparire troppo ravvicinate, che a tratti rallentano la storia (anche perché lo spessore psicologico del protagonista risulta ugualmente notevole). Per esempio, a pagina 31 troviamo scritto:

Sempre facendo finta di guardare la vetrina le lanciò una scorsa di soppiatto ma dalla sua posizione non riusciva a vederne il viso, così si concentrò sui piedi di lei. Primus amava i piedi delle donne. Non che fosse un feticista o roba del genere, ma gli piaceva osservare le loro caviglie quando erano sottili, i piedi inguainati in quelle scarpe col tacco a spillo che li rendevano così sexy, così desiderabili. Quelli della ragazza erano piccoli e paffuti e indossavano decolté aperte dal tacco sottile.

Sì, purtroppo a volte il raccontato fa capolino anche qui. C’è da dire però che questo è un passo del tutto occasionale, e questa tendenza a “riferire troppo” sparisce del tutto nel giro di pochissimi capitoli.

A parte alcune virgole mancanti o a piccole ripetizioni, l’unico altro difetto – sempre che si possa parlare di difetto – è che spesso non l’ho trovato semplice da leggere: lo stile è complesso, le riflessioni assai articolate, le descrizioni minuziose. Insomma, si percepisce in tutte le pagine che quasi dietro ogni parola di Primus si celano dei pensieri profondi e di un’ampiezza notevole. Detto in breve, si sente che dietro a Primus c’è un lavoro e una preparazione curata, oserei dire, nel minimo dettaglio.
Il “difetto” di cui parlavo? Be’, non si tratta di certo di uno di quei romanzi che si possono leggere in un pomeriggio e che filano via lisci come l’olio: andrebbe riletto almeno un’altra volta per cogliere tutti i simbolismi, le allusioni e le allegorie, per comprenderne i ragionamenti e, in generale, per digerirlo del tutto. È un romanzo in cui l’azione scorre in modo piuttosto lento, per lasciare spazio alle numerose riflessioni, ma non per questo risulta pesante o addirittura noioso, anzi. Io personalmente l’ho richiuso un po’ con l’amaro in bocca, perché essere costretta a recensirlo per mancanza di tempo dopo una sola lettura mi sembra di fargli un torto: sono più che sicura, infatti, di essermi persa qualche significato importante, che probabilmente con una lettura più approfondita avrei notato e apprezzato.

Be’, spero che l’autore mi perdonerà per questa mancanza… anche se mi auguro che vada bene anche così. Dopotutto, ripeto, a lettura ultimata posso ben dire che libri come Primus non capitano spesso. Ve lo consiglio assolutamente, dunque, perché un romanzo come questo se li merita con tutto il cuore, i complimenti!

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In sintesi…

Trama originale e ricca di spunti. All’inizio raccontato, stile assai lento

Molte idee innovative.

Background ben costruito, descritto
in tutta la sua crudeltà ed evocativo.

Primus caratterizzato ottimamente,
idem per gli altri personaggi.

Scritto bene, pieno di riflessioni.

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Una frase significativa…

 “Alcune delle sensazioni che provo mi spaventano ma altre”, Primus continuava a sorridere. “hanno una bellezza mirabile che non vedo altrove. È la differenza con i norm è un po’ come quando si ascolta il concerto di un solo strumento. Loro vedono a una dimensione, ascoltano solo il violoncello, o il piano, o l’arpa. Io ascolto il suono in tutte le sue sfumature, vedo le note, interagisco e faccio parte di loro. È difficile da spiegare, ma alla fine tutto quel che vedi arriva ad avere un senso, sai che lo possiede, e fa parte di te. Ecco perché sono combattuto, Jack. La mia vita sarebbe certo più tranquilla dopo, ma forse sarebbe anche monotona.”


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