Buonasera, amici! Se il wi-fi si degna di aiutarmi, prima di scappare in facoltà, volevo lasciarmi una recensione che sono riuscita a scrivere subito dopo aver finito il libro: questa sì che è una notizia per me! No, in realtà l’ho scritta un paio di giorni dopo, ma considerando che ho arretrati di mesi è un passo avanti non da poco. Comunque, si tratta del sequel di un romanzo dal titolo orribile in italiano e che non mi è piaciuto, pure meno del precedente.
Puoi fidarti di me
di Leisa Rayven
TITOLO ORIGINALE: Broken Juliet
EDITORE: Fabbri
TRADUTTRICE: Anita Taroni
ANNO: 2015
PAGINE: 334
La serie Starcrossed è così composta:
#1 Cancella il giorno che mi hai incontrato (Bad Romeo) | #2 Puoi fidarti di me (Broken Juliet)
La forza dell’amore vince sempre. Tranne quando manda in pezzi tutto. Cassie e Ethan si sono conosciuti, poco più che ventenni, all’Accademia d’Arte di New York: elettrizzanti ed esplosivi sulla scena, complicati e riservati dietro le quinte. Travolti da un’attrazione che li ha avvicinati sin dal primo istante. Si sono amati. Si sono spezzati il cuore. È passato qualche anno e Ethan di nuovo ha mandato all’aria tutto: ora deve convincere Cassie di essere cambiato, di essere finalmente l’uomo che lei merita. Cassie, però, non ha dimenticato, e alle sue orecchie le promesse di Ethan suonano come minacce. Lui per convincerla è disposto a tutto: le offre uno sguardo sulla sua parte più nascosta, permettendole di leggere i suoi diari scritti all’epoca del college. Ma come può Cassie concedergli un’altra possibilità sapendo che potrebbe distruggerla di nuovo? Come se non bastasse, i due si ritrovano a recitare insieme in uno spettacolo romantico e sensuale, che mette a dura prova i loro istinti più inconfessabili, annullando ogni razionalità. Il copione sembra ripetersi: se Romeo e Giulietta li ha fatti avvicinare, questa nuova pièce rischia di distruggerli una volta per tutte. Shakespeare una volta ha scritto: “Mai è stato liscio il corso del vero amore”, Sembra proprio che quella frase sia stata pensata per Ethan e Cassie…
· Recensione ·
Immobile nell’ingresso di casa mia, con gli occhi fissi sulla porta a cui l’uomo che amavo ha appena bussato, mi viene in mente che, per quanto il kintsugi sia un principio nobile, c’è un dato di fatto immodificabile: una cosa rotta resta una cosa rotta, e nessuna tecnica potrà rimetterne insieme i cocci fino a farla tornare intatta.
Avevo programmato per questo mese altre letture e questa non era inclusa, ma ci ho cliccato per sbaglio sul Kobo e la curiosità di sapere cosa ne sarebbe stato di Horny Juliet e Poor Romeo – se avete letto la recensione al primo volume questi soprannomi si chiariranno, lo giuro – ha avuto la meglio. Cancella il giorno che mi hai incontrato mi aveva entusiasmata: sebbene le premesse fossero buone, ci si perdeva davvero fin troppo nelle descrizioni delle fantasie sessuali di Cassie e tutto quel che titolo e trama lasciavano intuire (una colpa di lui indifendibile) a me era semplicemente sembrato campato in aria proprio per l’assurdità dei comportamenti di lei, che, dopo una certa dose di divertimento sano sotto le coperte, avrebbero fatto scappare dalla paura chiunque. E così si concludeva infatti il romanzo, lasciando però aperta l’eventualità di un ritorno di fiamma in futuro con il ripiombare di Ethan come un fulmine a ciel sereno nella vita, instabile, di Cassandra. Ma come si fa a rimettere insieme i cocci, fidarsi di nuovo di chi ti ha spezzato il cuore e ridotta all’ombra di te stessa? Si può superare un passato fatto di continui tira e molla, silenzi e dolore per affidare di nuovo la propria felicità alla stessa persona che ha distrutto tutto già due volte? Questo si chiede lei e questo è il fulcro a cui ruota attorno tutta la narrazione, divisa anche in questo caso tra il passato in Accademia e il presente sullo stesso palco di Broadway. Mentre quello che mi chiedo io è solo una cosa: perché? Per quale motivo fare un seguito di un romanzo che poteva esser concluso con il primo volume; come mai si è deciso di spezzarlo in due e tirare per le lunghe qualcosa che effettivamente non riesce bene a prestarsi per una lunghezza simile. Cerco di spiegarmi meglio: il trauma dei traumi, la ragione di tutti i mali di Ethan che lo porta ad abbandonare Cassandra due volte, fedele ai ritornelli “non sei tu, sono io” e “starai meglio senza di me, un giorno mi darai ragione”, è ridicolo. In alcuni tratti appare persino in contraddizione stessa con lui e quello che appare essere, come se gli si volesse far indossare a tutti i costi i panni del bello e dannato ma la trasformazione non riuscisse completamente e si ottenga un misto di due personaggi che fanno a pugni l’uno con l’altro, facendolo risultare quindi incoerente da una parte e pure dall’altra. Così come non propriamente riuscita è la caratterizzazione della sua controparte femminile, improvvisamente trasformatasi in questo libro nella pessima copia di lui nel precedente romanzo e facendo scadere la storia in una rivisitazione a parti invertite di ciò che già si è visto, senza alcuna crescita né maturazione di temi e personaggi, soprattutto di lei. Perché, se lui sembra più convincente di prima e ha lavorato duramente per superare quelle crepe che gli impedivano di vivere appieno una storia d’amore, lei è rimasta ferma lì, annichilita dall’abbandono dell’unico uomo che ha avuto e non riesce a dimenticare, macerata dal dolore e dal rancore ma pur sempre disposta a giocarsi la carta del sesso ogni volta nel tentativo di legarlo a sé, anche solo per poco.
Sembro essere la sola a non aver capito né lei né il romanzo, così come l’unica a non inveire contro il ragazzo di turno che seduce e abbandona ma quel che mi è arrivato di Cassandra e di Puoi fidarti di me è davvero poco in senso positivo. Mi scoccia un po’ dirlo ma quello che aveva salvato Cancella il giorno che mi hai incontrato, quell’amore spropositato per il mondo del teatro e quello che gli gravita attorno che mi aveva convinta per un voto a metà, non l’ho ritrovato qui. Ho visto invece uno schema lento, che già si conosce e che ripete se stesso senza fine, in una girandola di sentimenti che dovrebbero colpire e arrivare dritti per quello che implicano ma che invece non tangono minimamente e lasciano con una manciata di buoni propositi mescolati ala rinfusa, con anche piccole imperfezioni e dimenticanze da parte dell’autrice. Potrei dire che è un peccato, ma la cosa non mi spiace più di tanto.
Allora diciamo che le persone sono come i libri. A chiunque entri nella nostra vita concediamo di sbirciare qualche pagina. Se noi piacciamo a loro, ne mostriamo qualcuna in più. Se loro piacciono a noi, vogliamo che leggano anche le parti più nascoste. Alcuni lasceranno delle note a margine, lasceranno un segno su di noi e sulla nostra storia. In definitiva, però, le parole già stampate, quelle che ci rappresentano come individui, non si possono modificare senza il nostro consenso.
2/5
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