Titolo: Quel che resta di teAutore: Keith GrayEditore: Piemme “Freeway”Numero di pagine: 294Prezzo: € 15,00Data di pubblicazione: 19 Giugno 2012Sinossi: Dopo il funerale ipocrita e deprimente di Ross, Kenny Sim e Blake sentono di dover fare qualcosa di speciale per il loro migliore amico. Rubano così l'urna contenente le sue ceneri e affrontano 261 miglia per portarla in uno sperduto paesino della Scozia. Era il viaggio che Ross avrebbe da sempre voluto fare. Durante questo rocambolesco percorso, i tre ragazzi realizzeranno l'effetto che l'amico ha avuto sulle loro vite e quanto ancora conti per loro, ma dovranno anche confrontarsi con una sconvolgente verità che nessuno di loro aveva voluto vedere... La recensione
Scrivere un romanzo sull'adolescenza può voler dire imboccare un sentiero sassoso e fragile tanto quanto sa esserlo il vivere gli anni di questa amara e dolce età di passaggio. Lo so, tendo a ripeterlo, ma noi non siamo facili. Siamo personcine dannatamente complicate, con volontà e menti troppo altalenanti per essere catturate tra le righe di un'opera in prosa o negli schemi rigidi e invalicabili di un tema scolastico. Potremmo ritrovarci su un pentagramma, nel ritmo malinconico e trascinante di una chitarra, in una poesia scritta nell'impeto di un giorno colmo d'amore o sulla soglia di un pianto torrenziale. Senza regole, senza rime o assonanze, senza un senso apparente...A prima vista, tenendo in mano Quel che resta di te, l'avevo immediatamente etichettato come un “libro fatto per piacere”. I commenti entusiastici riportati sulla copertina e il riferimento a due capolavori dei padri del young adult, infatti, anziché invogliarmi alla lettura, mi avevano portato a vedere sotto una luce deformante e distorta l'intento dell'autore, inducendomi - ancora prima di avere modo di conoscerlo - a paragonarlo a una versione per adolescenti di Nicholas Sparks o, se vogliamo, allo Steven Spielberg del mondo letterario. Indubbiamente talentuoso, ma stucchevole, didascalico e abile nell'ideare finali creati per stuzzicare i lettori dalla lacrima facile e nel descrivere momenti di finta quotidianità, ingigantiti dallo schermo di una sala cinematografica – affollata per l'ultima mega produzione hollywoodiana – o persi in pagine di buonismo e cliché a non finire. Un libro scritto per suscitare consensi, insomma; per far capolino sui banchi scolastici in veste di romanzo di narrativa o per essere acquistato da genitori nevrotici nel disperato tentativo di ammansire quei "cattivoni" dei loro figli con un'operetta politicamente corretta, educativa e estremamente edulcorata.Solo un autore, negli ultimi anni, è riuscito nell'impossibile: parlare del mondo dei quindicenni di epoche lontane o vicine senza circumnavigare le mine delle verità più profonde, ma saltando in fiamme e tempeste di lacrime e abbattendo i tabù a colpi di taglianti rivelazioni, battute piene di verve e sentimenti universali e veri. Sto parlando del brillante John Green e del suo meraviglioso Cercando Alaska (la mia recensione qui).Accanto a lui, adesso, brilla il nome di Keith Gray. E' il caso di dirlo, il destino nel
Unica nota stridente, l'epilogo, che non è un vero e proprio finale. Semplicemente finiscono le pagine a disposizione, termina l'inchiostro e la vita dei protagonisti continua..Quel che resta di te è mettersi dietro ad un motorino, spalancare le braccia e gridare contro il cielo. E' “guidare a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire”, percorrere una curva incuranti del pericolo che ci attende e ringraziare Dio, Buddha e Allah per un altro giorno che ci hanno concesso. Per ogni nuova mattina che vediamo sorgere dagli spiragli della nostra finestra. Per ogni nuova storia che ci permettono di portare a termine. Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Rihanna - We found love