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Recensione: Quel che resta di te, di Keith Gray

Creato il 27 giugno 2012 da Mik_94
Se ci fossero più scrittori come Keith Gray, molti più adolescenti leggerebberoHERALD 
Recensione: Quel che resta di te, di Keith Gray Titolo: Quel che resta di teAutore: Keith GrayEditore: Piemme “Freeway”Numero di pagine: 294Prezzo: € 15,00Data di pubblicazione: 19 Giugno 2012Sinossi: Dopo il funerale ipocrita e deprimente di Ross, Kenny Sim e Blake sentono di dover fare qualcosa di speciale per il loro migliore amico. Rubano così l'urna contenente le sue ceneri e affrontano 261 miglia per portarla in uno sperduto paesino della Scozia. Era il viaggio che Ross avrebbe da sempre voluto fare. Durante questo rocambolesco percorso, i tre ragazzi realizzeranno l'effetto che l'amico ha avuto sulle loro vite e quanto ancora conti per loro, ma dovranno anche confrontarsi con una sconvolgente verità che nessuno di loro aveva voluto vedere...    La recensione
Recensione: Quel che resta di te, di Keith GrayScrivere un romanzo sull'adolescenza può voler dire imboccare un sentiero sassoso e fragile tanto quanto sa esserlo il vivere gli anni di questa amara e dolce età di passaggio. Lo so, tendo a ripeterlo, ma noi non siamo facili. Siamo personcine dannatamente complicate, con volontà e menti troppo altalenanti per essere catturate tra le righe di un'opera in prosa o negli schemi rigidi e invalicabili di un tema scolastico. Potremmo ritrovarci su un pentagramma, nel ritmo malinconico e trascinante di una chitarra, in una poesia scritta nell'impeto di un giorno colmo d'amore o sulla soglia di un pianto torrenziale. Senza regole, senza rime o assonanze, senza un senso apparente...A prima vista, tenendo in mano Quel che resta di te, l'avevo immediatamente etichettato come un “libro fatto per piacere”. I commenti entusiastici riportati sulla copertina e il riferimento a due capolavori dei padri del young adult, infatti, anziché invogliarmi alla lettura, mi avevano portato a vedere sotto una luce deformante e distorta l'intento dell'autore, inducendomi - ancora prima di avere modo di conoscerlo - a paragonarlo a una versione per adolescenti di Nicholas Sparks o, se vogliamo, allo Steven Spielberg del mondo letterario. Indubbiamente talentuoso, ma stucchevole, didascalico e abile nell'ideare finali creati per stuzzicare i lettori dalla lacrima facile e nel descrivere momenti di finta quotidianità, ingigantiti dallo schermo di una sala cinematografica – affollata per l'ultima mega produzione hollywoodiana – o persi in pagine di buonismo e cliché a non finire. Un libro scritto per suscitare consensi, insomma; per far capolino sui banchi scolastici in veste di romanzo di narrativa o per essere acquistato da genitori nevrotici nel disperato tentativo di ammansire quei "cattivoni" dei loro figli con un'operetta politicamente corretta, educativa e estremamente edulcorata.Recensione: Quel che resta di te, di Keith GraySolo un autore, negli ultimi anni, è riuscito nell'impossibile: parlare del mondo dei quindicenni di epoche lontane o vicine senza circumnavigare le mine delle verità più profonde, ma saltando in fiamme e tempeste di lacrime e abbattendo i tabù a colpi di taglianti rivelazioni, battute piene di verve e sentimenti universali e veri. Sto parlando del brillante John Green e del suo meraviglioso Cercando Alaska (la mia recensione qui).Accanto a lui, adesso, brilla il nome di Keith Gray. E' il caso di dirlo, il destino nel nome cognome! Il verde (Green) e il grigio (Gray). Due colori – due voci – per mettere sul bianco della pagina le labili gradazioni che intercorrono tra il bianco e il nero di questa vita. Le sfumature che compongono i piccoli attimi, le emozioni che scorrono tra il dolore e la felicità, i momenti che precedono vittorie e tragedie. Recensione: Quel che resta di te, di Keith GrayUn funerale noioso e pieno di ipocrisia e una folle fuga per scoprire che, anche senza un pezzo vitale, si ci può sentire più forti e uniti di prima. Un'urna con un mucchietto di ceneri grigie e tre amici alle prese con una perdita ancora da metabolizzare. Un'avventura che si consuma nell'arco di un giorno, una verità dolorosa da ammettere, un amico a cui non è ancora giunto il momento di dire addio.L'incomprensione degli adulti, la rabbia verso le ingiustizie subite, la voglia di mettere il mondo a soqquadro come lo è il loro cuore sofferente, lo scetticismo dei confronti di un Dio che c'è, ma sembra avere grattacapi più importanti a cui pensare, l'amore, e la voglia di apprezzare la vita in tutta la sua stucchevole e nociva meraviglia sono filtrati dagli occhi di Blake – un ragazzo dalla mole e dal cuore grande che, tra un coraggioso salto al bungee jumping e una fuga su un motorino rubato in mezzo alle vacche scozzesi, dovrà imparare a crescere in fretta, imparando a fronteggiare tutte le sue mancanze e a diventare l'uomo avventuroso e responsabile che il suo caro amico Ross, bloccato per sempre nell'estate interrotta dei suoi quindici anni, non avrà mai modo di diventare. Accanto a lui, voci in un coro che celebra la vita e l'amicizia, Kenny e le sue orribili maglie arancio-catarifrangenti e Sim, con la testa rasata a zero e le arie da “bullo di cartone”.Una squattrinata combriccola che darei tutto pur di conoscere di persona. Recensione: Quel che resta di te, di Keith GrayE' una fortuna immane sentirsi “amati” così. Non perché assillanti legami familiari ci vincolano, ma perché sono le nostre anime a dire di disegnare un sorriso lì dove una lacrima ha tracciato un'ombra triste o a cercare nei consigli sinceri di un nostro coetaneo la chiave per affrontare di petto un mondo che, fuori, strepita e scalcia. Questo romanzo è una storia vibrante, allegra e commovente su quel misterioso sodalizio di anime che è l'amicizia tra ragazzi. Niente “ti voglio bene”, niente abbracci o saluti affettuosi, niente regali o biglietti d'auguri per i compleanni. Un'amicizia vera, onesta - per la quale fare a cazzotti o scalare montagne - che si concretizza nel gesto di dividersi i resti di un panino al prosciutto, di passarsi una lattina di coca come fosse un calumet della pace, di gareggiare ad addossarsi sensi di colpa e di intraprendere una piccola, lunga crociata per un compagno al quale non abbiamo mai dato il nostro meglio.
Unica nota stridente, l'epilogo, che non è un vero e proprio finale. Semplicemente finiscono le pagine a disposizione, termina l'inchiostro e la vita dei protagonisti continua..Quel che resta di te è mettersi dietro ad un motorino, spalancare le braccia e gridare contro il cielo. E' “guidare a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire”, percorrere una curva incuranti del pericolo che ci attende e ringraziare Dio, Buddha e Allah per un altro giorno che ci hanno concesso. Per ogni nuova mattina che vediamo sorgere dagli spiragli della nostra finestra. Per ogni nuova storia che ci permettono di portare a termine. Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Rihanna - We found love

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