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Recensione: Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini

Creato il 16 gennaio 2016 da Coilibriinparadiso @daliciampa

Ragazzi di vita

  • Titolo: Ragazzi di vita

  • Autore: Pier Paolo Pasolini

  • Casa Editrice: Garzanti
  • Data pubblicazione: 1955
  • Pagine: 246
  • Genere: Narrativa italiana, Drammatico
  • Trama: Il romanzo, che valse a Pasolini un processo per pornografia e il ruolo di provocatore della società perbenista, racconta la giornata di un gruppo di giovanissimi sottoproletari romani. Mossi da esigenze primordiali (la fame, la paura, la ricerca di solidarietà), i “ragazzi di vita” sciamano dalle borgate della Roma anni Cinquanta verso il centro, in un itinerario picaresco fatto di molteplici incontri, di eventi comici, tragici, grotteschi. I giovani alternano una violenza gratuita a una generosità patetica, compiendo una sorta di rito iniziatico in una Roma contraddittoria.

Opinione personale:

Ragazzi di vita è il primo libro, e quindi l’unico fino ad ora, che leggo di Pasolini. Prima ne avevo sentito parlare a proposito del suo essere un po’ ambiguo, come personaggio pubblico (impressione data probabilmente a causa del suo essere omosessuale, o probabilmente c’era altro), del suo essere comunista, e della sua capacità di fare film e libri carich

tevere
i di significato ma ricchi di difficoltà, molto spesso. Niente di più, fatta eccezione per una morte clamorosa. Per il resto spero di conoscerlo meglio quando lo studierò, se lo studierò, e attraverso altri suoi libri che voglio leggere.
Riccetto, Marcello, Agnolo, Lenzetta, Alduccio, Genesio… Decine di nomi, di volti immaginati mentre leggevo, immaginati nel loro muoversi tra le borgate romane del dopoguerra, tra un piccolo scippo, un furto più consistente, momenti con prostitute, nottate sulle panchine. Riccetto è quello che si può definire il protagonista del romanzo, cambia compagnie, cresce, ma capitolo dopo capitolo lo ritroviamo in una sorta di continuo arrangiarsi, che lascia proprio percepire l’insensatezza del tutto, e allo stesso tempo l’importanza che una piotta assume (piotta spesa nei cinque minuti immediatamente successivi, o rubata in alternativa). Tra varie avventure quotidiane, un arresto, un fidanzamento, gli affari di una vita che sfumano in pochi minuti, Riccetto cambia, conosce altre persone, ma rimane sempre ancorato alla stessa routine, allo stesso modo di approcciarsi al mondo. 

Erano tutti contenti e scherzosi, non pensando manco lontanamente che le gioie di questo mondo son brevi e la fortuna gira…

Fontana di Trevi/ speciale
Mi è piaciuto sin da subito, con i suoi sogni che emergevano di tanto in tanto, facendo capolino tra la durezza generale; con la sua bontà d’animo che lo spingeva a proteggere il debole, senza contare la sua di debolezza. Eppure era tutto nascosto tra le righe, mai espresso. Ciò che invece era ben esplicito, era il meccanismo martellante e sempre uguale a sé stesso di egoismo, piaceri effimeri (non si può certo parlare di bella vita) e sforzo per raggiungerli. E poi alla fine, per paradosso, Riccetto, pur distaccandosi da quel mondo, si è uniformando a quei valori. 
Poi gli altri. I tantissimi altri: credo che la difficoltà del creare una varietà di storie e personalità era alta. In fondo tutti vengono dallo stesso luogo, o quasi, e vivono allo stesso modo: eppure anche se presenti in un solo capitolo, i ragazzi riescono ad emergere in tutta la loro individualità, anche e soprattutto negli aspetti più tristi. 

…la grana, che è la fonte di ogni piacere e ogni soddisfazione in questo zozzo mondo.

E poi per pagine e pagine potrei parlare di Roma: via dopo via, mi sembrava di camminare
su sampietrini, sopra ai ponti più famosi, di guardare il Tevere con la sua corrente fatale. Nelle mia testa leggevo i dialoghi e mi sembrava di sentirli: tutti rigorosamente in romano, parolacce incluse, ma senza risultare fuori luogo o volgari. Ogni vicenda, perfettamente inserita in un luogo preciso ed evocata da parole fatte a posta: come le prese in giro, che un sorriso lo strappano sicuramente. 

Eppure, eppure, eppure… certo, l’ho percepito l’amaro, la tristezza, anche il vuoto di tutto. Il fatto che i sentimenti sembrassero fatti da parte, pronti ad essere colti solo in minuscoli particolari, sprazzi di colore in quadri in bianco e nero; e certo,

pasolini
ho adorato quel realismo, crudo ma evocativo da “tratto da mille storie vere”, perché io lo so che in fondo è così. Eppure aspettavo il messaggio che emergesse nel completo, il cerchio che si chiudesse, aspettavo di unire i puntini delle varie esistenze colte nella loro innocenza corrotta. E invece voltata l’ultima pagina, l’amaro delle vicende si è trasformato in amaro in bocca non soddisfatto. Perché di cose ne succedono tante in tutto il libro, e io sono stata trascinata nella lettura, nei mille eventi, incollata alle pagine,e fino alla fine le cose accadono, persone muoiono, cambiano, subiscono violenza, vivono. Però comunque aspettavo di capire, e non ho capito. Poi qualcuno che aveva già letto il libro mi ha spiegato, e tutto mi è diventato più chiaro. Ma so che c’è altro, e aspetto di discuterne in classe con la professoressa. Qualcosa qua e là l’avevo colta, ma davvero, fosse stato per me, il senso si sarebbe perso. 

Er coraggio nun me manca, – egli disse, – ma è la paura che me frega!

Io non ve lo svelo, anche se qualcosa dentro questa recensione c’è, perché è bello che quando lo leggerete abbiate la possibilità di cogliere la profondità, la verità, che purtroppo io non ho colto, oltre gli scorci di Roma e dei ragazzi di vita e delle loro vicende e dei loro pensieri.
Quindi in fin dei conti, questo mio primo incontro con Pasolini si è rivelato un po’ un fallimento, no? Perché per me sarebbe rimasto un libro vuoto, mille eventi e nessun senso. Me ne dispiaccio, perché è la parte più bella della lettura, ma ci riproverò, questo è sicuro. Perché lo stile l’ho amato, e i personaggi anche, troppo.
Guardando il quadro così, nonostante tutto, vi consiglio di leggerlo e vi auguro di capirlo, perché ne vale la pena. E perché 1000 parole e mi sembra di non aver detto niente: la realtà in fondo rimane la cosa più difficile da capire e di cui parlare.

La luna era ormai alta alta nel cielo, s’era rimpicciolita e pareva non volesse più aver che fare col mondo, tutta assorta nella contemplazione di quello che ci stava al di là. Al mondo, pareva che ormai mostrasse solo il sedere; e, da quel sederino d’argento, pioveva giù una luce grandiosa, che invadeva tutto.

Il mio voto:

cuoricino-piccolino (106x95)
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L’autore:
Pier Paolo Pasolini: (1922-1975), scrittore, saggista, regista cinematografico italiano. Attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi, come anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti. Il suo rapporto con la propria omosessualità è stato al centro del suo personaggio pubblico.

 


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