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A questo punto non so se è un caso, una buffa coincidenza oppure c'è proprio una mia personale affinità con questo
regista che due volte su due, almeno in Italia, ha visto invece le sue pellicole ricevere critiche che dir negative è poco.
E così come successe per la sua opera prima, Buried (per me un piccolo gioiello e film che nel suo piccolo ha fatto la storia del cinema) mi ritrovo anche questa volta ad essere una delle pochissime mosche bianche che non solo difendono, ma esaltano la sua opera seconda, il thriller Red Lights.
Io credo, anzi, sono fermamente convinto che questo film non sia stato capito (come per Buried non si capì la sua assoluta straordinarietà, ripenso ancora che si fecero ad esempio paragoni con In linea con l'assassino e cose simili, non c'entra nulla).
Ma non capito nel senso più banale del termine.
Capito nella sua anima filmica.
Devo spoilerare come non mai, impossibile andare avanti per chi non l'ha visto.
La straordinarietà di Red Lights -tra le altre cose, sulle quali magari torneremo- sta in quel portentoso finale che solo se colto in pieno restituisce al film quello che merita.
Il colpo di scena finale, non quello riguardante Silver di pochi minuti prima, ma quello di Tom fa leggere il film in tutt'altra maniera. Credo a questo proposito che una seconda visione farebbe ricredere molti.
Tom nel suo lavoro insieme alla Matheson (una superba Weaver) non voleva smascherare sedicenti sensitivi, ma tutto l'opposto. Tom si unisce alla Matheson nella disperata ricerca di qualcuno come lui, di un "diverso", di qualcuno che lo aiuti a far accettare a sè stesso quello che è. Io ho trovato questa nuova lettura magnifica perchè assolutamente opposta a quello che pensavamo. Splendida metafora della paura di scoprire cosa siamo e della ricerca di trovare un nostro simile e una risposta alle nostre domande (mi fa pensare un pò all'omosessualità in questo).
Ci sono moltissime scene che riviste dopo acquistano letture completamente diverse.
L'odio di Tom verso Silver ad esempio era dovuto solamente al fatto, un misto di terrore, rabbia ed euforia, che davvero il sensitivo cieco possedesse dei poteri. Tom sotto sotto ci sperava. Ed è bellissimo anche il suo rapporto con la Matheson, giocato sulla bugia e sul non detto, sulla voglia di rivelarle chi è e la paura di non esser creduto. Anche perchè quel figlio in coma era come un freno per Tom, avrebbe in qualche modo sconvolto la vita della Matheson e rischiava di portarla a una decisione troppo dolorosa, anche eticamente. E anche qui il finale è grande perchè quello staccare la spina non è il regalo al figlio per una felice vita ultraterrena, ma il regalo alla madre di poter riabbracciare il figlio.
"Meriti tutto" sussurra Tom.
E stacca la spina.
Una grande sceneggiatura, piena di dialoghi molto ben scritti e interessanti, anche "utile" perchè svela tanti trucchetti per smascherare i truffatori del paranormale, una sceneggiatura che almeno a me e a chi mi accompagnava nella visione ha stimolato molto. Ipotesi, suggestioni, domande e risposte. E un film che fa questo è già di per sè un film riuscito.
Ci sono difetti, vedi il personaggio della Olsen ( curioso che io la veda per la prima volta dieci giorni prima del remake di Old Boy in cui interpreta "Mido") del tutto inutile, vedi certe forzature come il fatto che nessuno abbia mai smascherato prima Silver per il suo handicap, o certi cali di ritmo o scene troppo autoriali e confuse come quelle dell'incontro lynchiano di Tom nell'appartamento di Silver.
Ma questo è un film che affronta tematiche forti e lo fa in un modo originale, interessante, bisognoso di letture non superficiali e di riflessioni.
Per me, solo per me, Cortes è un grandissimo nuovo autore.
Me lo tengo stretto.
( voto 7,5 )
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