Titolo: Ricordi di un vicolo cieco Autore: Banana YoshimotoEditore:FeltrinelliPrezzo:7,00
TRAMA:
Cinque racconti per cinque personaggi che, in seguito a eventi improvvisi e dolorosi, si interrogano sul significato della propria vita e sulla possibilità di essere felici. Nel primo racconto, due compagni di università, Setsuko e Iwakura, sono legati da un'intensa amicizia destinata a trasformarsi in un amore profondo. Il secondo racconto, parla di un tentativo di avvelenamento ai danni di Matsuoka, una ragazza che lavora in una casa editrice. Matsuoka rimette in discussione il legame con le persone che credeva di amare e decide di tornare per un po' di tempo nel paese natale dove, grazie alla quiete e alle attenzioni della nonna, recupera la fiducia in se stessa e nei rapporti umani. Il terzo racconto è una tragica storia di amicizia tra bambini. Mitsuyo, una scrittrice affermata, ricorda il suo rapporto con Makoto, un amico d'infanzia con il quale trascorreva tutti i pomeriggi dopo la scuola. Il quarto racconto narra le vicende di una ragazza ingenua che nonostante le avversità riesce a vivere in armonia con se stessa, sempre accompagnata e protetta da uno sguardo soprannaturale. L'ultimo racconto, che dà il titolo al libro, ha come protagonista Mimi, una ragazza che scopre il tradimento del fidanzato. Decide allora di cambiare città per cercare di dimenticarlo e incontra Nishiyama, la felicità: un piatto di riso al curry buonissimo fatto mescolando per caso alcuni ingredienti avanzati, tragicamente impossibile da ripetere una seconda volta con lo stesso, identico sapore.RECENSIONE:Deludente. Molti erano stati coloro che mi avevano consigliato questa scrittrice, esaltandone semplicità e grande sensibilità, storie piene di sentimenti e emozioni. Forse ho letto il libro sbagliato, uno dei pochi mal riusciti a Banana Yoshimoto e proprio per questo ho deciso di acquistare prossimamente un ulteriore volume e cimentarmi per la seconda volta nella lettura di un suo romanzo. Come la stessa scrittrice afferma nel post scriptum, il romanzo contiene cinque racconti di storie tristi, e allora il lettore potrebbe chiedersi "perchè spendere soldi per un libro del genere?". Funzione catartica è quella che richiama e auspica Banana: questi racconti hanno permesso a lei, nonostante non siano autobiografici, a redimersi e a liberarsi da alcuni dolori, rimarginare vecchie ferite d'amore e consolidare le cicatrici della vita ormai chiuse; questo è quello che augura ai lettori. Sono storie che narrano una sconfitta e una vittoria, il buio e la luce, la tristezza e la felicità: i personaggi, per disparati motivi, affrontano un periodo difficile della loro vita e imparano a proprio spese, ma soprattutto grazie agli altri, indispensabili per la loro riabilitazione, ad assaporare il valore della vita, la luce del loro essere e la gioia di esistere. Profondo il significato, lo scopo,m il cammino tracciato dai personaggi. Eppure è un libro che non mi ha lasciato niente, che è stato concluso senza che nessuna frase mi emozionasse. Le storie sono state brevi e quasi monotone, molte sono quasi una sorta di monologo ripetitivo e asfissiante. Il primo racconto è forse il peggiore della raccolta, quasi una sorta di quadro piccante, ma dai contorni sfumati, viene descritto dall'autrice, dove i personaggi si gettano immediatamente in una storia di solo sesso lasciandosi andare ai piaceri corporali e all'attrazione istintiva; il secondo si svolge quasi interamente nella psiche di una giovane editrice che, dopo aver affrontato la morte improvvisa, comprende come la felicità sia nelle piccole cose, nella casa dell'infanzia, nelle figure protettive dei due nonni che hanno sostituito i genitori; il terzo racconta di un'amicizia e pone in risalto la luce insista in ognuno di noi, mente il quarto ha qualcosa a che fare con il soprannaturale; l'ultimo è quello più attenzionato ma poco coinvolgente comunque. Storie povere e personaggi evanescenti per tematiche che sarebbero dovute essere affrontate in maniera ottimale, immerse in un intreccio capace di coinvolgere e far riflettere; tutto invece scivola addosso come niente. Povero e troppo semplice, arido, il linguaggio.Colpa della traduttrici o della poca resa della trascrizione?Confido nel prossimo romanzo.
VOTO: