Okay okay, buona lettura, se ce la fate. Se siete indignati e intrigati quanto me, ci sentiamo nei commenti!
Rimani con me
J. Lynn
Editrice Nord
424 pagine
12 Febbraio 2015
16,40€ - 9,99€ ebook
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Trama: Calla ha dovuto crescere in fretta e, per scappare da un passato doloroso, si è trasferita in West Virginia, usando i suoi risparmi per pagarsi gli studi. Almeno fino al giorno in cui scopre che la madre – con cui lei non parla da anni – le ha prosciugato il conto, costringendola a tornare a casa. Solo che, quando arriva nel bar in cui lavora, al posto della madre trova Jackson James. Ammalianti occhi azzurri e sorriso mozzafiato, Jackson è il genere di «distrazione» che Calla non può permettersi in un momento come questo. Ma l'amore ti sorprende quando meno te lo aspetti…
Quando ho iniziato il libro, e dopo aver letto le prime pagine, mi sono detta: okay, diamo per scontata questa cosa della cicatrice. Se dovessi mettermi qui a fare un discorso sull'incapacità della Armentrout di dar voce ad una protagonista femminile normale (non che io stia giudicando tutte quelle ragazze che, nella realtà, abbiano subito violenze, non mi permetterei mai, ma voglio dire, questo tipo di dramma così ostentato all'interno di questo genere/target dopo un po' inizia a stufare, e diventa irrealistico oltre che vagamente offensivo), probabilmente dovrei scrivere una recensione e un articolo tutto dedicato alle "eroine" dei romanzi new adult che puntualmente hanno un tragico segreto.
Vaaaaa bene. E così ho fatto.
Odio generalizzare, so che ci sono libri che, su questa scia, sono ben fatti (ne ho letti alcuni anche io); ma il tratto distintivo di zia Jenny sembra ormai essere questo. Tutto sommato, con Avery e Teresa non mi sono trovata male, nonostante la loro vaga banalità, ma qui? Molto meglio e molto peggio.
Già dai primi capitoli abbiamo un quadro chiaro di tutto ciò che ha afflitto Calla nell'arco della sua vita, anche se, ovviamente, la parte più scottante emerge solo dopo. Ci mostra la sua personale classifica dei Ragazzi Fighi e quanto lei sia sfortunata in confronto (e ci credo!, quando sei il settimo incomodo di fronte a tre coppie idilliache come Cam e Avery, Teresa e Jase, Olly e Brittany). Voglio dire, le basterebbe non dirlo e aspettare qualche capitolo in più per far vedere a tutti come Jax rimedierà alla sua solitudine -ma, nel grande schema del romanzo, è un espediente necessario per far emergere in seguito il modo in cui l'amore può tutto.
Ma andiamo avanti.
Calla all'inizio sembra il prototipo della Ana Steele versione new adult (più o meno) e Jax parla con le sopracciglia, non con la bocca. Le inarca almeno dieci volte in ogni capitolo, e Calla si morde il labbro pensando a quanto siano fighi i ragazzi che la circondano -perché nei libri della Armentrout ci sono solo bei ragazzi e ragazze-modelle- e a come lei sia destinata ad essere solo loro amica. Ed è in questo contesto che ritorna a casa, dove aveva giurato di non mettere più piede, alla ricerca della madre che le ha svuotato i fondi per l'università. Sua madre ha grossi problemi di droga e altro, e sembra essere fuggita con
Fermi un attimo.
Jax è figo (e ora sono seria, posso parlare alla luce dei fatti dopo aver completato il romanzo), ne è consapevole, ghigna continuamente, è simpatico e protettivo (senza iper, notate), non è uno sprovveduto né da per scontato il suo potere sulle donne o il modo in cui la vita va affrontata, e devo dire che ho apprezzato lui più di quanto possa aver fatto con Cam e Jase.
Jax è un uomo delle caverne moderno, e anche se la sua sensibilità verso Calla e il modo in cui indovina sempre cosa le passa per la testa è tutto tristemente e troppo evidentemente costruito dall'autrice, ai fini del romanzo non posso che sottolineare e ammirare la cosa.
Il personaggio di Calla aveva invece catturato la mia intensione per via della sua cicatrice. Non che questo comprometta la sua bellezza tanto da essere inavvicinabile, come crede lei, ma sapevo avrebbe compromesso sicuramente il modo in cui lei e, di conseguenza, il lettore, vede il suo personaggio. Calla si autocommisera ad ogni capitolo, perché non è bella come le altre e perché non si farà mai toccare da un ragazzo per via delle sue cicatrici, e se da un lato il suo pessimismo è comprensibile, dall'altro viene ingigantito in quel modo un po' drammatico, un po' fastidioso che contraddistingue tutti i personaggi femminili di questa serie, chi più chi meno.
Ma il problema non è questo. Ciò che non ho proprio mandato giù è il modo in cui Calla riduce tutto a quanto è figo lui o quanto vorrei fare sesso o il primo orgasmo della mia vita ha cambiato tutto e ha un sorriso che farebbe volar via volontariamente le mutandine di tutte le ragazze e, oh, anche di qualche ragazzo, e io ero tipo "si, Calla, per favore, continua a dirmi quando duro e cesellato sia il suo petto ogni volta che lo guardi/tocchi", il che avviene dieci volte a capitolo.
Banalizza la mente dei personaggi, come se quella fosse costantemente centrata sulla bellezza di un ragazzo non solo non appena lo vede (e andiamo, è comprensibile, chi di noi non sghignazza e ridacchia in gruppo quando vede passare un bel ragazzo?), ma ogni volta che lo guarda, praticamente sempre. C'è davvero bisogno di ribadire la figaggine della persona che ti viene evidentemente dietro con così tanta insistenza? Io non credo.
Ciò che mi piace davvero è il modo in cui Calla e Jax interagiscono fra di loro. In questo l'autrice sa come muoversi, e la cosa che più ho apprezzato del loro rapporto è il modo in cui Calla, via via che conosce Jax, si senta più a suo agio a livello fisico -e con fisico non intendo il sesso e tutte le (a volte esasperanti) allusioni che le crescono in testa come funghi, ma alla più delicata questione delle cicatrici, della fiducia, al mostrare un lato di lei imperfetto, spezzato, che Calla stessa fatica ad accettare e che agli occhi di lui diventano un fattore quasi invisibile, come se non toccasse a quelle cicatrici determinare l'affetto che Jax nutre per lei. E' una cosa molto dolce e, mi piace credere, reale.
Insieme, Calla e Jax non sono male. Anzi, forse meglio delle prime due coppie, perché in qualche modo l'autrice ha sacrificato la versione pomposa del dramma psicologico individuale per dare più benzina all'aspetto realistico, o quanto meno verosimile, del contesto.
Teresa, Avery, Jase e Cam mi sono sembrati solo delle marionette vuote e divertenti, messi lì solo per far notare che l'autrice non se n'è dimenticata, e in confronto a loro mi è sembrato che il rapporto di Calla e Jax fosse fondato su qualcosa di un po' più solido e ragionato che del passionale, primitivo, intenso colpo di fulmine della prima volta.
Coooomunque.
A parte la penosa introduzione dei personaggi, la storia prende avvio. Mi butto sulla versione inglese perché quella italiana suona veramente penosa ed ecco la svolta. Certo, continuo a non capire perché Jax debba stare addosso a Calla per parlare, né perché lei blocchi un discorso o flusso di pensieri ogni due per quattro per contemplare la bellezza e sexaggine di Jax, ma entrambi tirano fuori un po' di carattere: così, tra una Calla aggressiva e determinata a non lasciarsi tirare giù dalla brutta situazione in cui si trova e un Jax che, da melenso cascomorto, diventa una sorta di affascinante cavernicolo, dolce e un po' insistente, emerge anche un po' di quel background che da il giusto pepe alla storia e tiene l'interesse alto. E' cambiato: non siamo più all'università, ma in una cittadina, e la cosa mi è piaciuta perché la Lynn ha saputo giostrare bene il cambio, rendendolo stuzzicante, giocando sull'ambientazione da paese di periferia e sobborghi in cui tira brutta aria. Il pericolo qui è reale, e non più quegli episodi isolati a scuola o del passato che pressano sull'empatia del lettore e sulla sua capacità di commuoversi, simpatizzando per il protagonista.
Magari, su un libro che si suppone sia principalmente di compagnia mi scaglio con troppa durezza e senso di critica, ma nonostante la mia avversione ormai consolidata nel prototipo della perfetta, improbabilmente verosimile e ben costruita relazione americana -al che direte, perché diamine leggi questi libri?!?!-, la curiosità verso le coppie che vengono mano a mano introdotte, il background in cui vengono inserite e l'attrazione per la drammaticità scadente (cosa di cui un poco mi vergogno, ma non troppo) mi permette di sopportare il 70% di torture esercitate da queste storie sul mio cervello.
Il problema principale della Armentrout è che tratta di tematiche serie in un contesto che, spesso, finisce per banalizzarle e sottovalutarne l'importanza, rendendole un mero strumento letterario. Il suo è uno stile che si vota al sarcasmo, all'ironia, al flirt e ai botta e risposta, alle scene fortemente drammatiche e costruite appositamente per impressionare il lettore, ma che ha carattere. Riunisce tutti gli stereotipi del genere, ma riesce a stare in piede -barcollando e tentennando, ma sta in piedi.
Ciò in cui la Armentrout rimane una cima è il modo in cui riesce ad alimentare la tensione fra i personaggi ed esaltarla nelle situazioni più pungenti; nonché le scene piccanti attorno a cui ruotano i suoi new adult, e a chi piace il genere giusto per quelle con lei troverà una miniera d'oro.
E qui, votare è antipaticamente complicato. Forse ★ ★ ½è abbastanza, forse per bontà dovrei buttarmi su ★ ★★, ma così dovrei andare ad abbassare il voto dei precedenti libri, perciò penso che 3 STELLE siano un buon voto.