Eh, niente. E’ che la scorsa settimana mi sono inchiodato a guardare un poster che proponeva tutte le bandiere del mondo, il che mi ha riportato alla mente due vecchie idee: un post sui vessilli più strani del globo (e prima o poi arriverà) e l’idea di un giro del mondo letterario con un autore e un libro per ogni nazione.
Con l’andar del tempo troverete su http://j.mp/giro-del-mondo-letterario gli aggiornamenti. Oggi, ecco a voi l’Afghanistan.
La scelta non è stata complessa: “Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hosseini era stato a lungo nella mia wish-list prima di diventare un bestseller e di occupare per settimane le pagine culturali di riviste e quotidiani. Passata da qualche anno la tempesta mediatica, l’ho finalmente preso in mano e…
Cacchio, son dovuto tornare ancora più indietro con la mente. Dopo attenta riflessione, sono quasi certo che si trattasse di “Martin Eden”: leggendo le ultime cinquanta pagine avevo avvertito prima un raspino alla gola, poi una sorta di magone e infine gli occhiucci inumidirsi dietro le lenti. Ecco, credo fosse dai tempi di “Martin Eden” che non mi commuovevo pesantemente con un libro fra le zampe.
Intendiamoci: se avete sentito o avete avuto nella lettura l’impressione che Hosseini cercasse di stimolare esattamente quelle corde, e se magari avete trovato il romanzo eccessivamente “emotivo”, beh, non saprei darvi tutti i torti. Eppure, non riesco a condannare una scelta che ha probabilmente pagato in termini di copie vendute, ma che ha avuto anche il merito di aprire lo sguardo su una delle terre più martoriate del globo negli ultimi trenta anni.
“In Afghanistan esistono tanti bambini, ma non esiste più l’infanzia.”
Hosseini cuce un romanzo perfetto, con un incipit che apre la narrazione della vita di uomo, una serie di flashback che accompagnano la storia afgana e un finale che rende giustizia all’intero impianto letterario dell’opera. Nelle vite di Amir e Hassan, due ragazzi di etnia diversa più uniti che mai, scorrono antiche vicende religiose (molto attuali, peraltro) e umanissimi sentimenti contemporanei: la vergogna, il pentimento, il senso di colpa che avvolgeranno i giorni di Amir dopo la fuga dalla sua terra post invasione sovietica sono sensazioni che tutti riconosciamo, ad ogni latitudine. Negli occhi di Sohrab – col cavolo che vi dico di chi suoi tratti – si riflettono tutti gli sguardi dei bambini coinvolti nelle guerre, con i desideri e le speranze ormai tramontate che quelle pupille raccontano così bene. Nella meravigliosa Soraya, moglie di Amir, c’è tutto l’amore di cui vuoi che ti riempia il cuore. Insomma, tutto molto azzeccato.
“Chiudendo la porta della stanza di Sohrab, mi chiesi se quello fosse il modo in cui sboccia il perdono, non con le fanfare di una epifania, ma con il dolore che, nel cuore della notte, fa i bagagli e si allontana senza neppure avvisare.”
Gran prova narrativa, dai tempi ben calibrati e il giusto succedersi di eventi e riflessioni. Sarebbe giusto consigliarlo anche solo per questo.
Alfonso d’Agostino
SCHEDA LIBRO
Autore: Khaled Hosseini
Titolo: Il cacciatore di aquiloni
Traduzione: Isabella Vaj
Editore: Piemme
Collana: Pickwick
Pagine: 362
ISBN: 978-8868367305
ACQUISTO
Amazon.it: cartaceo con copertina flessibile (12,12 €); formato Mobi per Kindle (6,99 €)