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Recensione romanzo L’isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson

Creato il 06 gennaio 2013 da Masedomani @ma_se_domani

Recensione romanzo L’isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson

Cosa si può dire di un romanzo che ha dato il titolo a mezza migliaia di ristoranti, qualche centinaia di alberghi e centri turistici e che ha scatenato – anche in tempi recenti! – la fantasia di chi non la considerava luogo nato da una splendida fantasia ma vera e propria identità geografica, spesso identificata con le Isole Vergini Britanniche?

Cosa aggiungere di una storia che ha dato il via a più di cinquanta (50!) proposizioni cinematografiche dal 1920 ai giorni nostri, che ha visto la sua trama riproposta sulle assi dei palcoscenici teatrali di mezzo mondo e che vanta persino una serie di riduzioni a fumetti fra cui una storica a cura niente-popo-di-meno che di Hugo Pratt?

Recensione romanzo L’isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson

Beh, si può iniziare con il dire che sarebbe riduttivo considerare il romanzo più noto di Robert Luis Stevenson come un “libro per ragazzi”, e ancora più riduttivo sarebbe interpretarlo come una semplice storia di avventura. Vero è che “L’isola del tesoro” ha segnato l’immaginario collettivo sulla figura del pirata fino ai giorni nostri e probabilmente anche per il futuro (in attesa della nascita dei pirati spaziali…) ma è altrettanto vero che la giovane età e, soprattutto, il percorso del protagonista che fanno un esempio perfetto di “romanzo di formazione”. Ed il lettore cresce con Jim Hawkins, voce narrante e principale interprete, seguendo il ritrovamento della mitica mappa e le peripezie di un ragazzo che ama certamente il viaggio ed il mare, ma che appare – anche al lettore più adulto – come personaggio tutt’altro che semplice da interpretare.

Altra figura che emerge con assoluta chiarezza e ottimo disegno nel romanzo di Stevenson è quella di Long John Silver, cuoco e pirata con una gamba sola, un pappagallo sulla spalla e una credibilissima doppiezza d’animo (ci riconoscete nulla del vostro archetipo di pirata?). Long John Silver è il personaggio che finisce per regalare il suo vero spessore al libro: la partecipazione del lettore nei suoi confronti è massima, sia nei momenti in cui appare quasi come un padre putativo per il piccolo Jim, che nelle vicende successive, certamente più drammatiche e psicologicamente più complesse, capaci di ribaltare del tutto il nostro punto di vista fra sorpresa e un pizzico di delusione.

La sintesi finale? Se fra un volume e l’altro della saga di Hunger Games riuscite a infilare questo romanzo senza tempo fra le letture dei vostri ragazzi, beh, non sorprendeti se lo divoreranno come credevate fosse possibile solo con i fumetti. Ci sono pagine che faranno sognare sempre, e Stevenson ce ne ha regalate alcune indimenticabili.

Recensione romanzo L’isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson


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