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Recensione: "#Romeo&Giulietta nel Duemilaniente" di Vincenzo Incenzo

Creato il 01 giugno 2014 da Marta @RosaMDeserto
 
Un libro che ti annienta dentro, ma che profuma di poesia.
Hai mai misurato il tempo che impiega un computer ad accendersi?
Sono quarantatre secondi.
Hai mai pensato quante cose si possono fare in quel tempo che lasciamo scorrere inutilizzato?

Un volo nasce sempre dalla percezione di un dolore., e dal bisogno di ritrovare amore. Un volo è non aver paura di staccare la spina e lasciare vagare la mente in terreni ignoti.
Tempo... Tempo... il tempo è l'alibi di tutti, per ogni cosa, In nome del tempo si aspetta, si perdona, si sopporta, ci si vendica. Nell'idea del tempo i governi gestiscono la speranza della gente, i padri s'illudono della riconoscenza dei figli, tutti noi confidiamo nella transitorietà pur terribile di un dolore.
Sapessimo almeno cos'è il tempo. Ne avessimo coscienza, ragione, sentimento.
Mi sono acceso sempre un attimo dopo, Giulietta. Quando i miei compagni si riunirono per organizzare la festa di fine corso, arrivai un attimo dopo, e per me non ci fu posto nello spettacolo teatrale. Quando presi coraggio per avvicinare Sara, la giovane infermiera, all'uscita della cappella del collegio, arrivai un attimo dopo che il cancello si chiuse, lasciandomi tremante e vuoto in quel corridoio buio.
Quando l'eroina quel Natale si portò via mio fratello Mercuzio arrivai un attimo dopo, quando tutti i miei rimorsi non servivano più a nulla.
Un attimo dopo, che sarebbe come dire mai.
Password: ilbalcone.
Sì, il balcone. Ciò che è sospeso ed è senza luogo, che non è più terra e non è ancora cielo. Dove due ragazzi si promisero amore nascosti a ogni nemico. Dove Romeo giurò di essere a costo di non essere. Così ho chiamato questi quarantatre secondi, questo fremito della freccia sul quadrante in cui Il Sistema non può controllarci.
È lì che io voglio portarti. È lì che voglio raggiungerti.
Ci sono donne bellissime che sanno di esserlo e questo le impoverisce. Tu, Giulietta, ignori di essere bella, a te la bellezza cade di mano mentre giochi distratta con una ciocca di capelli dietro l'orecchio o pieghi gli strofinacci sul lavandino.
Perché soli siamo tutti. Anche tu sei sola, Giulietta. E non puoi sentire l'amore di Romeo.
La nostra è la solitudine delle balene. Come noi questi mammiferi meravigliosi tentano di comunicarsi amore ma i loro ultrasuoni si confondono e si perdono nell'aria e nell'acqua inquinate da mille onde magnetiche e infiniti codici acustici; sai che credendo di non essere più desiderate si lasciano morire?
Giulietta, Romeo non vuole morire.
C'è un gesto, che si perde con l'infanzia, che è la più alta espressione della tenerezza e dell'amore. È quando nostra madre ci veste; succede da piccoli e dopo mai più.  Tutti pensano a spogliare l'oggetto del proprio amore, mai a rivestirlo. Solo nostra madre lo fa, quando siamo piccoli.
Conosci qualcosa di più tenero?
Ti amo, Giulietta. Ti amo di una febbre così umana. Con gli occhi fissi sulla tua finestra vado verso la mia distruzione. Mi lacero nel fiume vivo dei tuoi gesti muti, respiro la mia fine dalle tue mani delicate sulle cose. Inseguo la tua prossima espressione, l'onda dei tuoi capelli che anticipa il voltarsi del tuo viso, come l'ultima gioia di questa vita. Il mio scheletro di scioglie nella musica della tua tenerezza.
Una volta sperimentato che il mondo si può guardare in due modi totalmente diversi non sei più la stessa persona. E la capacità di vedere che il mondo può essere diverso fa del mondo un inferno. Perché capisci che tutto potrebbe essere migliore, che si potrebbe avere un accesso più facile al cibo della vita.


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