Genere: Drammatico
Regia: Fabio Grassadonia e Antonio Piazza
Cast: Saleh Bakri, Sara Serraiocco, Luigi Lo Cascio
Durata: 104 min.
Distribuzione: Good Films
Salvo (Bakri) è un killer alle dipendenze della mafia. Alto, dal fisico prestante e dallo sguardo quasi raggelante. Lo scenario è quello della Sicilia contemporanea, che reca profonde cicatrici provocate da anni di lotte mafiose intestine, una terra violentata dal degrado, dal sangue delle vittime delle cosche, dall’esistere di uno stato parallelo a quello ufficiale e legalmente riconosciuto. Il sicario ha il compito di freddare un componente di una famiglia rivale e lo fa con la solita disinvoltura e leggerezza, per lui uccidere è pane quotidiano ma quel giorno succede l’imprevisto: Rita (Serraiocco), sorella del condannato a morte è testimone involontaria dell’omicidio. La ragazza è cieca ma lo shock provocato trasforma il dramma in un miracolo, Rita infatti comincia da quel momento a Vedere. Salvo, che avrebbe dovuto uccidere anche la scomoda testimone, non se la sente e la fa sparire fingendo la sua dipartita.
Gli esordienti Grassadonia e Piazza calano le vicende di Salvo in una storia a metà tra il noir ed il gangster movie in una Sicilia che pare essere scenario di film western dimenticati e viene proposta senza filtri. Le tinte sono fosche, le musiche assenti, nessun effetto speciale; i registi contano solo sulla propria bravura nel narrare una storia che parte come un film di mafia e si intreccia con una storia d’amore tanto difficile quanto possa essere un rapporto simile tra due menomati: Salvo è socialmente menomato, taciturno, incapace di intessere un qualsiasi tipo di legame; Rita è fisicamente menomata, il suo handicap la porta a restare chiusa in casa, sola, ad ascoltare musica leggera italiana (“Arriverà” dei Modà è il tema musicale principale – ed anche l’unico – del film).
I dialoghi sono relegati a mero ornamento; le lunghe inquadrature paiono rendere superflua ogni parola ma l’effetto immediato è un deciso “scadimento” nel ritmo della pellicola. La regia punta sul non detto, sullo sguardo intenso, sul gesto. A parere di chi scrive, decisamente buona la prova di Sara Serraiocco, che per tutta la durata del film rende credibile il personaggio di Rita, in ogni suo stato d’animo. Lo stesso non può dirsi per il protagonista Saleh Bakri, che nei panni di Salvo Mancuso lascia più di una perplessità in punto di interpretazione. Inespressivo, distante (aldilà di quello richiestogli per impersonare il killer, sia chiaro) e per nulla credibile. Sempre bravo, invece, Luigi Lo Cascio, nella piccola parte di un uomo insicuro ed intimorito, che dà tetto e viveri a Salvo. Buona anche la fotografia, affidata a Daniele Ciprì, una garanzia. “Salvo” ha destato buona impressione a Cannes nella sezione “La semaine de la critique” ma non condivido i toni trionfalistici di alcuni critici che definiscono l’esordio di Grassadonia e Piazza “folgorante”, accostandoli ad un giovane Garrone. Il tempo, probabilmente, darà le giuste risposte.
Voto: 2,5 su 5