Magazine Cultura

Recensione: "schegge di me"

Da Blake16 @Blake_165
"Schegge di me" di Tahereh Mafi:
“Non so dove mi trovo. So solo che mi hanno portato qui in un furgone bianco e che il viaggio è durato 6 ore e 37 minuti. So che mi hanno ammanettato al sedile. So che mi hanno legato alla sedia. So che non ho pianto quando mi hanno portata via. So che il cielo cade tutti i giorni...” Juliette è segregata da 264 giorni in una cella di 16 metri quadrati. Non può parlare con nessuno, e nessuno deve avvicinarla, perché ha un potere terribile: se tocca una persona la uccide. Agli occhi dell’organizzazione che l’ha rapita il suo potere è un’arma stupefacente, per lei è una maledizione che la condanna a notti tormentate e a una vita

COVER ORIGINALE

lontana dai suoi coetanei. Un giorno però nella cella viene spinto Adam, in cui Juliette riconosce un vecchio compagno di scuola di cui era innamorata. Juliette non vuole fargli del male, e così lo tiene a distanza, ma Adam non sa del suo potere, e mentre lei dorme in preda agli incubi la prende tra le braccia per confortarla. Da quel momento tutto cambia, perché Adam, immune al tocco di Juliette, è l’unico che può accettarla così com’è, e insieme progettano la fuga, alla ricerca di un mondo che non la consideri più né un’arma né un mostro, ma una persona speciale, che con il suo potere può fare la differenza. 
Cosa penso:

C’è così tanta libertà nell’ignoranza

Non ho parole per esprimere il mio apprezzamento per questo fantastico libro.
Se ci fossero state ancora pagine, l’avrei continuato a leggere, leggere, leggere all’infinito… ma è finito troppo in fretta, troppo in fretta sono arrivata all’ultima pagina, troppo in fretta ho dovuto smettere di leggere dei protagonisti, troppo in fretta mi sono distaccata da essi, lasciando in me solo un eco delle loro avventure, vicissitudini, con la promessa remota di un possibile rincontro
La poesia che l’autrice ha saputo creare con questo libro ha qual cosa di unico, di sublime.
Ammalia il lettore con le sue parole, lo cattura nel suo mondo e lo rende parte attiva degli eventi.
Juliette ha un dono che è la sua maledizione
QUOTE pg. 20-21
Quando le persone mi toccano accadono delle cose. Cose strane. Cose brutte. Cose che hanno a che fare con la morte.Non ricordo il calore di un abbraccio. Nella braccia ho il dolore di un inesorabile, gelido isolamento.Neanche mia madre poteva stringermi a sé. Mio padre non poteva riscaldare le mie mani gelate. Vivo in un mondo fatto di nulla.

Chi osa sola sfiorarla anche per sbaglio, subisce atroci sofferenze che si posso protrarre fino alla morte se il contatto è prolungato.
Una vita fatta di solitudine, sin da quand’era bambina, fino a quel fatidico giorno di tre anni prima in cui fu internata in un carcere prima e in un manicomio dopo, dove il suo unico contatto con la realtà era una finestra su un mondo appannato e sbiadito e la sua unica compagnia un “quadernetto, una penna e i numeri che le frullavano in testa”.
E così che Juliette passa le sue giornate, isolata in una cella di un manicomio, aspettando con rassegnazione la sua inesorabile sorte.
Ma proprio quando pensa di non farcela più, nella sua cella viene introdotto un secondo detenuto: un bellissimo ragazzo con capelli castono scuro e gli occhi della più bella tonalità del cielo di notte.
Bellissimo. Pericoloso. Spaventoso. Terribile.”
Lui è Adam e presto, contro ogni aspettativa di Juliette, si rivelerà un alleato importante e il degno deterrente del suo cuore e colui che potrà finalmente sciogliere il gelo di solitudine che ha accompagnato Juliette per tutta la sua vita.
L’unico – o forse no? – che le darà quello che lei ha agognato per tutta la vita: il contatto e il calore che solo un corpo umano sa darle.
QUOTE pg. 216
“Credo che sia la prima volta che ti sento ridere”.
È la dura verità, e non posso che rispondere sinceramente. La curva del mio sorriso si trasforma in una linea dritta.
“Le risate nascono dalla vita. […] E non avevo mai vissuto davvero, prima di adesso”

Ma la felicità e ancora lontana per Juliette…
C’è qualcun altro che la vuole tutta per se…
Per il suo potere…
Per il suo aspetto…
Per il suo corpo…
Warner è il suo nome, e sarà intenzionato più che mai a tenersi Juliette sotto il suo giogo.
Questo libro mi ha incantata come pochi fino adesso hanno saputo fare.
Non facevo altro che divorare le pagine e così e finito in fretta… troppo in fretta.
Ripeto, non ci sono parole adatte per poter descrivere questo libro: bello, coinvolgente, seducente, ammaliante, emozionante, struggente
Ci ritroviamo catapultati sin dalla prima parola nella mente confusa, quasi maniacale e ossessiva, di Juliette: la sua è una mente fatta di ripetizioni, parole appena pensate e subito cancellate dalla sua coscienza, parole che se solo sussurrate sarebbero proibite; la sua mente, in cui si affastellano solo ricordi che in realtà vorrebbe solo cancellare, dimenticare, donarli all’oblio, perché non fanno altro che accrescere la sua consapevolezza di essere un mostro, uno scherzo della natura… non fanno altro che accrescere la sua solitudine… il suo bisogno di essere solo accettata.
La solitudine di Juliette è stata qualcosa che mi ha toccato profondamente, e io, che sono cresciuta circondata da affetti, dove gli abbracci sono e sono stati all’ordine del giorno, l’ho sentita vicina.
Mi sono immedesimata in lei, e mi sono sentita persa.
Tahereh Mafi ha avuto la capacità di far uscire non solo Juliette, ma anche gli altri personaggi, fuori dalla parole, rendendoli reali e concreti; come reale e concreto sembra anche il mondo che ha creato, l’aria che vi si respira, gli stati d’animo dei suoi personaggi.
Così gli ha estirpati dalle pagine e li ha concretizzati al mio fianco e io, attenta ascoltatrice e avida di curiosità, sono rimasta ad ascoltarli per ore, lasciandomi incantare e coinvolgere dalla loro parole…
CONSIGLIATO!!!
L'ho letto il... 02 Giugno 2012
GIUDIZIO:

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog