Senza veli
Pagine 192
Euro 17.50
Trama: Questa volta, Palahniuk ci porta a fare un bel giretto nella Hollywood dei Tempi d'Oro (quelli di Bette Davis e Joan Crawford, per intenderci) e ci racconta - a modo suo, naturalmente - la fiaba sulfurea e decadente di Katherine Kenton, una stella del palcoscenico, ma anche una famosa sceneggiatrice alle prese con la peggiore e più inevitabile delle disgrazie possibili: l'invecchiamento. A raccontare questa fiaba c'è una sorta di dama di compagnia, domestica, confidente di Katherine a nome Hazie Coogan, che l'ha accompagnata per tutta la sua carriera attraverso svariati matrimoni, altrettanti divorzi e parecchi interventi di chirurgia estetica. A complicare la situazione contribuisce l'apparizione del giovane (troppo giovane!!!) Webster Carlton Westward III, che riesce a intrufolarsi nel cuore (e tra le lenzuola) di Katherine. Ma Hazie scopre che Webster ha già scritto una biografia senza veli che prevede la morte di Katherine in una scena degna di un barocchissimo musical....
FONTE RECENSIONE: Uno dei miei autori preferiti. Colui che riesce a creare un mondo surreale e fuori di testa in ognuno dei suoi romanzi. Dopo questa breve parentesi di elogio, passiamo al libro che ho finito di leggere un'ora fa, ma che militava sul mio mobiletto da parecchi giorni. Come mai? Dirò la verità, le prime cento pagine sono una noia mortale con sporadici momenti del Palahniuk che tanto apprezzo e, per questo motivo, stavo per abbandonarlo una volta per tutte. Sarà per la giornata piovosa o per il clima di Halloween, ma mi sono fatta forza e ho continuato a leggerlo in attesa di un turning-point. La svolta, finalmente, c'è stata. Ero certa che Palahniuk non avrebbe potuto deludere del tutto. Devo dire che la svolta non era del tutto imprevedibile, ma io ci sono cascata ed è una bella sensazione. La prima parte del libro, che pecca per la mancanza di azione, è piena di nomi celebri in grassetto che, purtroppo, mi erano per la maggior parte sconosciuti e hanno aumentato la mia sensazione di confusione e noia. Benchè io sia una grandissima fan degli artifici linguistici di Palahniuk, trovo che questa volta abbia un po' esagerato e un lettore medio, senza una conoscenza base del cinema dei tempi d'oro di Hollywood come la sottoscritta, si sia trovato in difficoltà. A parte il finale a sorpresa che ho decisamente apprezzato e mi ha fatto sobbalzare sulla sedia, ho gradito il referimento a Dorian Gray, uno dei miei libri preferiti, e la comicità grottesca dell'adozione dei bambini da parte della star protagonista. Questi due passaggi riflettono il vero e tanto amato Palahniuk. Il mio giudizio finale è nel complesso buono, ma non siamo di certo di fronte al suo migliore libro. VOTO:
3 STELLE /
4 STELLE