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Recensione ~ “Sette minuti dopo la mezzanotte”, di Patrick Ness

Creato il 14 marzo 2016 da Ceenderella @iltempodivivere

Quando ho letto questo libriccino non avevo idea che qualche mese dopo sarei finita, per puro caso, a innamorarmi di una copertina e una trama e a comprare un libro di Siobhan Dowd (Le rose di Shell di cui a breve vi parlerò), senza rendermi conto di aver già sentito il suo nome. Qui. Nell’introduzione dell’autore, che spiega come l’idea di questo romanzo sia balzata in testa a Dowd e di come e perché gliel’abbia regalata. Vi invito a leggere entrambi, meritano allo stesso modo un posto nel cuore e sul comodino di un sacco di lettori.
Buona giornata, miei cari <3"><3"><3
[ps: da questo libro è in uscita un film in autunno negli USA]


Sette minuti dopo la mezzanotte

Sette minuti dopo la mezzanotte
di Patrick Ness, da un’idea di Siobhan Dowd


TITOLO ORIGINALE: A monster calls
EDITORE: Mondadori
TRADUTTRICE: Giuseppe Iacobaci
ANNO: 2012
PAGINE: 224


Una notte di luna e brezza leggera, il piccolo Conor si sveglia di colpo sentendo bussare alla finestra della sua cameretta. Terrorizzato, allunga l’orecchio per cogliere qualche rumore sospetto dal piano di sotto.
Nulla. Sono passati sette minuti dalla mezzanotte.
D’un tratto, sente chiamare il suo nome. Conor è preso dal panico: potrebbe essere l’apparizione spaventosa che da giorni lo tormenta nel sonno, l’incubo che viene a trovarlo da quando sua madre ha iniziato le cure mediche. Invece, quando si fa coraggio e si sporge dalla finestra, trova ad attenderlo un mostro. Un mostro tutto particolare, però, senza artigli o denti aguzzi.
È semplicemente un albero. Antico e selvaggio, una creatura che sembra uscita da un altro tempo.
Il mostro è pronto a stringere un patto con lui: nelle notti successive racconterà a Conor tre storie, di quelle che aiutano a uccidere i draghi che ognuno di noi nasconde nel fondo del proprio animo, storie che spingono ad affrontare le paure più grandi. Ma in cambio la creatura misteriosa vuole da lui una quarta storia, un racconto che deve contenere e proteggere la cosa più pericolosa di tutte: la verità.



· Recensione ·

Le storie sono fra tutte le cose le più selvagge, tuonò il mostro. Le storie inseguono, predano e mordono.

Un giorno qualcuno mi ha detto che esistono libri per ogni età ma non gli ho creduto in pieno. Credo d’aver fatto bene, perché altrimenti mi sarei persa questa piccola perla di sensibilità e magia che parla ai più piccoli, col loro stesso linguaggio, ma che sa dire qualcosa anche a chi l’infanzia l’ha superata da un bel po’. Forse perché Sette minuti dopo la mezzanotte è una fiaba e per quelle non esiste limite d’età e si è sempre in tempo per apprezzarle, viverle, lasciarsi coinvolgere. Lentamente, ma in maniera totale, ci si lascia infatti prendere da questo racconto che parla di un bambino che ha la mamma ammalata di cancro. Ed è ovvio fin da subito che questa sarà una storia di perdita, che non necessariamente è l’equivalente di morte, ma di sicuro è sinonimo di crescita e accettazione, di perdono di se stessi e di chi si ha attorno.
Conor O’Malley è un bambino che affronta numerose battaglie, una dopo l’altra e poi tutte assieme: la mamma è malata e tutti improvvisamente lo trattano con pietà e un occhio di riguardo, il papà si è trasferito negli Stati Uniti e sembra preso dalla sua nuova famiglia, a scuola è il bersaglio preferito dei bulli mentre gli altri compagni sembrano non vederlo più, la nonna non lo capisce e lo tratta come un piccolo adulto indisponente. Troppo, per un bambino piccolo, eppure Conor non se ne lamenta. Sembra vivere passivamente quello che gli succede, un giorno dopo l’altro, senza lasciar intravedere all’esterno quello che gli si agita dentro. Finché una notte, a mezzanotte e sette minuti, un mostro gli appare in sogno. O non si tratta di un sogno? Fatto sta che il mostro sotto le sembianze di un antico albero vuol raccontargli tre storie e poi toccherà a Conor raccontargli la verità, quella che non è pronto ad ammettere e forse non sa nemmeno di sapere consciamente. E mentre ogni notte lo stesso sogno si ripete – il mostro arriva puntuale come al solito, gli racconta la sua storia e poi se ne va – Conor è sempre più convinto di star sognando cose assurde che non può raccontare a nessuno; tuttavia, la mattina ci sono prove fisiche del passaggio del mostro e forse non sono poi così irreali le sue visite.
Sette minuti dopo la mezzanotte è una storia forte, che costringe a vivere la lettura con la compagnia dell’ansia e dell’angoscia, per paura di cosa si nasconde dietro la pagina successiva, nei sogni o nella realtà di Conor; una storia che prende lo stomaco in una morsa e lo attanaglia via via che si conosce il suo protagonista e A monster callsl’enorme peso che le sue piccole spalle sono costrette a (sop)portare, anche se ha dalla sua un umorismo che lo aiuta ad andare avanti e tiene strette tra le dita fragili speranze di un futuro migliore. Eppure non è l’ansia, né la tristezza quello che prevale e rimane a fine lettura: tra le lacrime, tante, che sono scese, ciò che resta è un sentimento di pienezza e d’amore, di verità anche – che pochi romanzi riescono a dare, probabilmente addirittura meno tra quelli destinati a un pubblico più piccolo – e forse per questo lo reputo ancora più importante. In fondo, quello che più adoro di questo libro è che è un libro per bambini, sì, ma di quelli che sono fatti di strati: ce n’è uno che è il livello più evidente, del fantastico che irrompe nel quotidiano e lascia imbambolati per la qualità della narrazione e dell’incredibile facilità con cui si costruisce, e poi uno più profondo che parla di solitudine e tristezza, di sofferenza e confusione, che sceglie di affrontare questi demoni dandogli una forma potente capace di renderli comprensibili a tutti i lettori, senza però apparire forzato o pedante.

Le storie sono creature selvagge e indomite, continuò il mostro. Quando le liberi, chi può sapere quali sconvolgimenti potranno compiere?

4/5
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