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[Recensione] Shout! La vera storia dei Beatles di Philip Norman

Creato il 05 aprile 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Shout! La vera storia dei Beatles di Philip NormanTitolo: Shout! La vera storia dei Beatles
Autore: Philip Norman
Editore: Mondadori
ISBN: 9788804323167
Numero pagine: 568
Prezzo:
Voto: [Recensione] Shout! La vera storia dei Beatles di Philip Norman

Trama:
C’erano una volta un terribile ragazzino miope (John), un diligente studentello mancino che sapeva accordare la chitarra (Paul), un imperturbabile teddy boy sedicente chitarrista (George), un simpatico batterista dai basettoni lunghi e dai numerosi anelli (Ringo). C’era un complesso chiamato Quarry Men, che divenne Johnny and the Moondogs, e poi Silver Beatles e infine Beatles. Ma c’erano anche zia Mimi, Jim McCartney, Pete Best, Stu Sutcliffe, Allan Williams, Bruno Koschmider, Astrid Kirchherr, Brian Epstein, George Martin… C’erano Cynthia Powell, Jane Asher, Pattie Boyd, Maureen Cox, Yoko Ono, Linda Eastman… ma anche Margo, Big Sue, Little Sue e la loro Instamatic. E fu la Skifflemania, il rock’n’roll, l’Era Wilson, la Swinging London, la Op Art e la Pop Art, la “Gente bellissima”… la Beatlemania. Agli inizi ci fu Liverpool, il Jacaranda, il Cavern Club; Amburgo e la “Grande libertà”. Poi ci furono Parigi, New York, Los Angeles, Washington… ma anche Tokyo, Manila, Hong Kong, Adelaide… Ci furono le “Prellys”, i joint, l’LSD, il Maharishi Mahesh Yogi, l’India… ma anche l’MBE, Fleet Street, l’Encyclopaedia Britannica. Ci fu la NEMS, la Parlophone, la Capitol, la EMI e… la Apple. 8 dicembre 1980: l’ex terribile ragazzino miope viene ucciso davanti alla sua abitazione a New York. Si chiude la favola e inizia un mito.

Recensione:
Quello che a prima vista sembrerebbe uno dei tanti manuali di storia sui Beatles riserva fin dalla prima pagina una sorpresa: è un romanzo. La documentazione storiografica è talmente precisa e accurata da non avere nulla da invidiare ai volumi di linee del tempo dedicati al quartetto di Liverpool, ma tutte le nozioni elencate nella trama diventano capitoli di un racconto splendidamente descritto. Prima ancora che della loro musica, si parla dei Beatles come persone. E quindi ci si trova davanti a ragazzini inglesi nati durante i bombardamenti tedeschi sul grande porto di Liverpool e cresciuti nel momento più difficile della storia del Novecento: le solide costruzioni della società borghese saltano, i giovani non indossano più giacche di tweed ma il chiodo di pelle, non ascoltano i raffinati ballabili e le canzonette popolari ma un sound del tutto nuovo, che scandalizza i loro genitori. È lo skiffle che arriva dagli Stati Uniti, dalle radici nere della musica che si diramano in blues e rock’n’roll: un genere che si può suonare sempre e dovunque, bastano barattoli, casse da the, assi per il bucato, giri semplicissimi di non più di quattro accordi e rauche parole semplici ma incisive.  E poi i mitici anni Sessanta, dove la ribellione giovanile prende il sopravvento, e per la prima volta si utilizzano droghe per espandere i poteri della mente e spaziare in un infinito che sembra garantire illimitata ispirazione artistica.
Da fanatico beatlesiano ho sempre dato la caccia a tutti i libri su di loro su cui riuscivo a mettere le mani, e ora che la mia bibliografia è completa posso dire che nessuno di tutti quei manuali così diversi tra loro è riuscito a farmi rimanere impressa questa parte di storia quanto Shout!. Nel caso qualcuno fosse interessato all’argomento, questo è sicuramente il miglior libro in circolazione e un’ottima base di partenza.
È difficile inquadrarlo in un genere preciso: sì, è un saggio storico, e sì, è un romanzo con tutti i suoi tempi narrativi e discorsi diretti. Di capitolo in capitolo è come essere con i Beatles, ed è inevitabile alla fine della lettura prendere uno per uno tutti i loro album e riascoltarli per sentire il sound di un’intera generazione e la sua evoluzione nel decennio di passaggio che taglia a metà un secolo: dal puro rock’n’roll esplosivo degli inizi, al mistero vibrante e lisergico degli strumenti indiani, fino alle sperimentazioni tecniche delle prime apparecchiature elettroniche utilizzate nella sala d’incisione.
Quello che ho più apprezzato, oltre alla narrazione fluida che non si appesantisce mai, è l’incredibile precisione per quanto riguarda i nodi che qualunque appassionato dei Beatles potrebbe trovare ostici: perché si sono sciolti? Fino a che punto ha contribuito Yoko Ono, sempre additata come unico capro espiatorio? Che problemi economici aveva la Apple, l’impero dei quattro? Tutte queste domande sono chiarite senza mai prendere una posizione precisa, e di conseguenza qualsiasi altro libro sull’argomento assume connotazioni nuove.
Un altro libro che non mi stancherei mai di rileggere, assolutamente fenomenale.


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