Titolo: Sole nero
Editore: Leone editore
Autore: Marco Righetti
Genere: Thriller
Num. Pagine: 132
Anno: 2012
ISBN: 978-88-6393-092-4
Prezzo: 6.00€
Si può acquistare QUI
Voto:
Trama: 2022, Milano. Federico Loriga, un geochimico, viene svegliato in piena notte dal fratello che si trova nel Sahara per lavoro. Gli chiede di raggiungerlo urgentemente; di più non può e non riesce a dire. Nemmeno due giorni dopo è nel sud dell’Algeria, nella più grande centrale solare esistente, appena entrata in funzione a dispetto delle compagnie petrolifere. Del fratello Gian Mario, però, non c’è nessuna traccia. La sola certezza è che era lui al telefono. Lo scenario si allarga, il deserto accoglie storie, leggende, episodi imprevisti. Federico vede la propria Milano ormai sepolta in una memoria inutile, mentre qualcosa sta avvenendo nella natura, negli eventi di cui è protagonista e nella sua stessa persona; qualcosa che potrebbe evolvere verso cambiamenti irreversibili. Fra un sopra e un sotto sempre più vicini, quasi i poli di un arco voltaico, i protagonisti dell’avventura sono costretti a viverne ogni implicazione. Scintilla può essere qualunque cosa, anche un’improvvisa veggenza.
Recensione: Il racconto è, di fatto, una cronaca scritta in modo impressionista. In primo luogo è un elenco di immagini, di fotogrammi, ma anche un inventario di sentimenti e di emozioni. Non può essere altrimenti. All’inizio il ritmo è dato dallo sfrecciare di un treno sulle rotaie, anche se più che il paesaggio di fuori, a essere registrate sono le presenze imbottigliate tra gli scompartimenti:
I visi accesi dei viaggiatori mostrano le ultime scene che hanno vissuto, sono tante piccole finestre aperte.
Si capisce solo che si schizza a una velocità impossibile. Nessuno guarda fuori, ciascuno piuttosto scorre davanti agli occhi le pagine di internet. Eppure là fuori sta accadendo qualcosa di inaudito e di terribile. Per il momento si respira l’ansia e la stizza, tra i volti, per improvvisi e irritanti black-out. É come se si fermasse il tempo, si smettesse di respirare, si fosse colpiti da brevi e perfide ischemie cerebrali. Sembrano un tutt’uno i black out del treno, dei PC e delle menti. C’è qualcuno, tuttavia, che è capace di stupire estraendo un quaderno e una penna, contro i quali gli sbalzi di tensione possono poco o nulla.
Ed è proprio un quaderno, il diario di tale Roberto Amellini a dare avvio alla storia. Esso viene dalla moglie affidato a Federico Loriga, chiamato a sostituire l’uomo in Algeria, presso la più grande centrale solare che sia stata concepita, gestita dal gruppo Lightstorm e in grado, almeno nelle intenzioni, di coprire una certa percentuale del fabbisogno energetico europeo. Con buona pace delle compagnie petrolifere, s’intende.
La cosa appare promettente, si apre uno spiraglio al futuro. Una fonte di energia rinnovabile e pulita, prodotta su larga scala, è un’opportunità irrinunciabile. Ma questa apertura si scontra con una barriera, un ALT, un punto di non ritorno che è stato superato da un pezzo. In soldoni: è troppo tardi. Per ben trent’anni, si dice nel racconto, si sono ignorati gli allarmi, i moniti, gli avvisi. (Ma si sarebbe stati ugualmente in tempo trent’anni prima? Già allora non si era forse uomini la cui intelligenza riposava sui quattrini piuttosto che nella mente?)
Mi è tornato alla memoria un film che a suo tempo mi ha lasciato perplesso, le cui immagini si rincorrevano tra le righe di questo racconto: Sunshine, del 2007, nel quale un gruppo di astronauti tentava il tutto e per tutto per riaccendere il sole in via di spegnimento. Mi aveva colpito molto perché è proprio dell’umano dare un calcio al limite, alla barriera, al monito, all’ALT. Fino a ora l’umanità è sempre stata in grado di allontanare da sé il punto di non ritorno, la fine.
Sole nero non ha il ritmo di un film catastrofico, anzi, di cinematografico ha poco o nulla. L’umanità che ci offre è assonnata, gretta, in una parola: ordinaria. È un’umanità che di fronte a un collasso energetico epocale si mette a pregare, leva il capo al cielo, sorpresa e disperata. Alcuni combattono una guerra senza quartiere non per salvare il salvabile ma per difendersi da sabotaggi, spionaggi, attentati incendiari. Altri ancora per compierli, con ideali discutibili e non chiarissimi.
Si è alla resa dei conti, ma ciascuno si chiude nel proprio piccolo mondo, stretto più di una prigione. Se il fantomatico punto di non ritorno è alle spalle, cosa c’è mai da pretendere? Non c’è più storia perché non c’è futuro, gli eventi si susseguono come schegge di memoria, in un miscuglio di presente e passato (oltre al Sahara compaiono gli scenari di Milano, ma anche scorci del campidano: Oristano, Cabras), come la vita che si riassume in pochi istanti prima della fine.
Chi è nel giusto, chi sta uscendo di senno? Mai domanda è sembrata così superflua.