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Recensione: "Spring Breakers"

Creato il 28 marzo 2015 da Giuseppe Armellini
Era il mio primo Korine.
Eppure sono almeno 4 anni che mi sono appostato dietro di lui, pronto a sferrare l'attacco.
Ho sempre voluto vedere Gummo ma il viso di quel bambino mi repelle, colpisce zone del mio cervello sconosciute.
Volevo vedere Mister Lonely che qui l'anno scorso diedero addirittura in una rassegna al cinema. Non andai, non l'ho più recuperato.
Volevo vedere Trash Humpers e Julien Donkey-Boy ma anche loro, come Gummo, mi danno sensazioni strane, un misto di attrazione-repulsione che ancora non sono riuscito a superare.
E così ho cominciato dall'ultimo, dal meno sperimentale, da quello che ha lanciato Korine nel mondo del cinema di massa, davvero strano se si considera l'assoluta pazzia degradata e infernale dei suoi precedenti film.
Non ho letto critiche di Spring Breakers ma non faccio fatica a pensare che molti si saranno divisi tra porcata colossale e genialata d'autore.
La verità, come quasi sempre, sta nel mezzo.
Uno non preparato vede il cast, vede la trama, vede il film e non può non pensare a Spring Breakers come a un filmetto di tette e culi, sesso e droga.
Che poi quello è, intendiamoci.
Ma se solo pensassimo all'autore che c'è dietro, al suo background, ai suoi film precedenti, capiremmo subito che quella di Korine è una provocazione mirata a tavolino, ossia poter nascondere il suo genio, le sue tematiche e la sua poetica dietro una confezione che ha davanti i visini di High School Musical e Hannah Montana e feste da sballo in cui non viene mostrato nulla che non sia alcool, sesso o droga (non c'è un singolo momento durante queste feste o di riflessione o di stacco dal puro sballo).
Io vi prendo le icone delle brave ragazze e ve le faccio diventare bad girl senza alcuna morale.
Io vi mostro il deliro del Nulla mettendoci dietro tutto me stesso.
E l'operazione funziona, non del tutto ma funziona.
La regia è portentosa per prima cosa. Korine riesce a creare dei veri e propri piccoli miracoli di luci (soprattutto luci), inquadrature e musiche. Si vede che tutto è curato nel minimo dettaglio. La sequenza della prima rapina vista da fuori in camera car è roba per pochi ad esempio. Ma più di una volta questa unione di movimenti di macchina e luci crea sequenze che riescono a trascendere quello che mostrano, come se "spiritualmente" si elevassero da quello che in realtà sono e fanno vedere. Anche perchè se Korine non si fosse "mostrato" qua, nella regia, nello stile, la materia di Spring Breakers sarebbe davvero stata poca cosa, un film delirante su una generazione X totalmente priva di valori ed obbiettivi, persa soltanto nel suo vivere la vita al massimo senza alcun controllo, proibizione o misura. Però è interessante a tal proposito la figura di Selena Gomez, la ragazza cattolica che ad un certo punto non riuscirà più a reggere quello schifo. Questa contrapposizione in fligrana angelo-diavolesse (le amiche) è davvero potente anche perchè il film, sotto sotto, l'anima dannata ce l'ha, eccome, e il finale lo dimostra.
E' come se ci fossero 3 stadi.
Quello della Gomez, ossia della ragazza che in qualche modo ha valori (a prescindere dalla religione) in cui ancora credere (non a caso la bella sequenza nella piscina in cui lei fa un discorso un pò alla Noi siamo infinito che le altre nemmeno considerano).
Quello di Cotty (interpretato dalla moglie di Korine), ossia una a cui invece interessa solo lo sballo ma che quando è vittima di uno shock diventa lucida e se ne va.
Quello delle altre due che invece, qualsiasi cosa succeda, sono ormai completamente drogate da questa vita, senza più niente che valga la pena per interromperla (malgrado le ipocrite telefonate alla nonna di una sembrino dire il contrario).
E poi c'è Alien (un grandissimo, come sempre, James Franco), il Diavolo Tentatore, la figura capace di rendere reali tutte le voglie malate di Candy e Brit.
Ci sono momenti altissimi, come il montaggio alternato tra il racconto fatto dalle ragazze della prima rapina e la rapina stessa o come l'altro montaggio alternato con Franco che canta al pianoforte Britney Spears e le immagini di un'altra rapina. O come la sequenza del molo nel finale.
E c'è quel rumore di pistola ricaricata che ogni tanto si sente, presagio fin dall'inizio di qualcosa di brutto che debba poi accadere.
Questo è un film che dato ad un altro regista non avrebbe avuto alcun valore.
Anche se in fase di sceneggiatura ci sono cose che mi hanno fatto storcere il naso.
La partenza di Faith che la fa uscire completamente dal film.
Il reiterare continuamente le stesse scene delle feste. Korine voleva senz'altro lavorare sull'eccesso e sulla ridondanza certo, ma rischia così di mostrarci noiosi riempitivi di cose già viste. Sempre che vedere tette e culi possa essere un noioso riempitivo.
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E, soprattutto, l'assoluta inverosimiglianza del finale.
Doppia per me.
Perchè che in pochi giorni due ragazze, strafatte e vuote quanto vuoi, diventino spietate serial killer non ha veramente senso.
E che le stesse due ragazze, senza alcuna esperienza, facciano fuori una gang criminale armata fino ai denti camminando tranquillamente per la piscina non solo è inverosimile, ma un errore pacchiano.
Capisco la prima cosa, in un film di eccessi, tentazioni e nichilismo quella deriva è l'ennesima provocazione. Ma, persino nelle provocazione ci doveva essere più cura nel renderla credibile.
Un film che è più di quello che sembra ma forse meno di quello che alcuni vogliono far sembrare.

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