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[Recensione] Sulle regole di Gherardo Colombo

Creato il 24 giugno 2012 da Queenseptienna @queenseptienna
  • Sulle regoleAutore: Gherardo Colombo
    Titolo: Sulle regole
    Editore:  Feltrinelli
    Anno: 2008
    ISBN: 9788807721625
    Pagine: 156
    Prezzo: € 14,00
    Voto: [Recensione] Sulle regole di Gherardo Colombo

 

Contenuto: La parola giustizia costituisce da sempre il riferimento per giustificare il contenuto delle leggi. Non è compito facile, se con giustizia si possono indicare assetti sociali (e quindi assetti di regole) in netto contrasto tra loro”.
Finché si riteneva che la giustizia e l’apposizione delle regole provenissero da Dio, le cose erano più semplici da giustificare.

In una dimensione più laica “Dio era sempre sullo sfondo come artefice dei principi naturali insiti nel cuore di ognuno”; in linea di principio chiunque può percepire che sia ingiusto uccidere, appropriarsi delle cose altrui, testimoniare il falso o vivere in società seguendo la legge della giungla: il diritto è giusto quando si confà a questi principi innati, anche se a volte riusultano difficili da enunciare (e non sono mai gli stessi tra i diversi popoli e nelle diverse epoche).
In terzo luogo il diritto può appare giusto in quanto positivo, cioè stabilito, posto da un’ autorità che è in grado, altresì, di farlo osservare. E’ il presupposto della dottrina pura del diritto:

Lineamenti di dottrina pura del diritto
Qualsiasi comando, qualsiasi divieto, qualsiasi imposizione, qualsiasi discriminazione può diventare contenuto del diritto?”. Tutto questo potere in mano a un unico soggetto (il sovrano assoluto) porta in sé parecchie problematiche alle quali si è tentato di ovviare con la separazione dei poteri e la costituzione di ordinamenti democratici (chi amministra i poteri dello stato è chiamato a rispondere a qualcuno): “presupposto per la creazione di una società in cui diritti e doveri siano distribuiti equamente”. La democrazia appare essere il miglior esempio di chi ponga in essere norme giuridiche e allo stesso tempo ne sia vincolato. Il legislatore è in un senso “legibus solutus” (sciolto dalle leggi in quanto può modificarle in ogni momento), ma contemporaneamente ne è assoggettato, in forza di una carta costituzionale. Le cose si semplificano se chi fa le leggi è eletto dal popolo (dai cittadini), il diritto è considerato giusto se è emanato rispettando certe forme (in parlamento e secondo quanto ha deliberato la maggioranza).

Come anticipato sopra, però, posto il rispetto delle forme, diverse serie di norme possono ritenersi giuste pur descrivendo assetti sociali diversi.
Può essere ritenuto giusto tanto il modello di una società VERTICALE, quanto quello di una società ORIZZONTALE.
Modello di società VERTICALE: l’umanità progredisce attraverso la selezione e la competizione, come sembra insegnare  la natura che mette in scala gli esseri viventi. In quest’ottica va da sé che la persona cessa di essere fine, diventa strumento, acquistando o perdendo valore a condizione che sia in sintonia con “l’evoluzione della specie”. I diritti e le prerogative dei singoli sono riconosciuti e tutelati indirettamente, solo quando non confliggono con il modello che mette al primo posto l’organizzazione, la struttura, un ordine da preservare (lo Stato, la Città, ma anche la Chiesa, qualsiasi cosa trascenda la persona, seguendo, con ciò, uno schema squisitamente gerarchico). E’ facile pensare a società che negano il principio di uguaglianza, almeno nei fatti. I sintomi di una situazione del genere sono ad esempio: servizi all’individuo scadenti, istruzione costosa, mancanza di garanzie sul lavoro, concorrenza spietata tra coloro che sono in cerca di occupazione, le risorse sono distribuite in maniera diseguale (non essendo sufficienti per tutti), la distanza tra ricchi e poveri tende a dilatarsi:

“Si considera più importante tutelare l’eccesso di beni di cui godono i vertici di una società che garantire alla sua base adeguati mezzi di sussistenza.”

Un modello del genere, allo stato puro, non si trova nemmeno in natura: la desolazione che provocherebbe (e provoca) non la si trova se non nel mondo degli uomini. La legge del più forte governa in natura insieme ad altre, opera quando  è a rischio la sopravvivenza stessa. Quando un predatore parte all’assalto, vincono coloro che se la danno a gambe più velocemente. Per aver salva la vita nessuno penserebbe di raccogliere o aiutare chi è rimasto indietro. In assenza del predatore, al di là della situazione di emergenza, il cucciolo che rimarrebbe indietro può avere nella quiete tutto il tempo di irrobustirsi ed essere tra quelli, un domani, che sopravviveranno. E colui che oggi è fuggito al predatore sarà, un domani, vecchio e malato e prossimo a cadere nelle fauci. La legge del più forte funziona così, è una ruota che gira e coinvolge tutti. In natura il più debole è lasciato a se stesso, a volte, ma mantiene fino alla fine la propria dignità: difficilmente un suo simile infierisce su di lui o lo umilia o, peggio, ne programma o ne prepara la fine. In natura non esistono genocidi e stermini di massa perpetrati a danno di propri simili.
Nella civiltà degli uomini il predatore è lo stesso simile e l’emergenza è creata ad arte (come le crisi, per esempio, c’è qualche economista che discute su questo).

La fine del mondo storto

Dirò di più: nel modello di società VERTICALE non è la legge del più forte a valere ma solo la sua parvenza. Il benessere che questo ipotetico “più forte” ha conosciuto negli ultimi decenni lo ha rammollito, ripiegato su se stesso, l’ha reso incapace di procacciarsi le risorse e di sopravvivere, di riscaldarsi qualora, per un motivo qualunque, non avesse la possibilità di sfruttare l’energia elettrica. Chi è abituato a vivere in ristrettezze, a farsi bastare quel poco che ha, alla fine avrà le carte in regola per resistere, magari fosse solo un giorno in più. Sbaglio?
Un recente racconto di Mauro Corona non ci presenta forse un’umanità fragilissima e incapace di far fronte a catastrofi se non chiudendosi a riccio nei propri rifugi, ciascuno indifferente alla sorte degli altri?

 Modello di società ORIZZONTALE: L’umanità non si emancipa, non progredisce attraverso la selezione ma prestando attenzione a ogni suo componente”, secondo il principio della solidarietà. “Questa concezione esige il controllo delle istituzioni, non tollera raccomandazioni, la corruzione, tutto ciò che contraddice il principio di eguaglianza”. La persona è messa in primo piano, a ciascuno viene riconosciuto il rispetto dei diritti fondamentali e quindi il diritto alla vita, alla salute, all’istruzione (per tutti e possibilmente gratuita), al lavoro, alla libertà di autodeterminazione del pensiero, alla libertà di stampa etc. Anche qui si permette una sorta di selezione, dando a ciascuno le stesse possibilità degli altri, in modo che emergano le capacità e ognuno abbia gli strumenti per arrangiarsi da sé, progredire e dare il proprio contributo alla comunità intera: i migliori vanno avanti, certo, ma hanno anche maggiori responsabilità.
Se limitazioni vi sono nei diritti, queste sono reciproche perché si dà e si prende, vi sono diritti e corrispondenti doveri, non privilegi solo di alcuni a esclusione di altri.
In questo modo si riducono – dice l’autore – le situazioni di effettivo bisogno; all’occorrenza si potrà intervenire in aiuto di chi realmente è in difficoltà (senza gonfiare le spese o avere un eccessivo debito pubblico).  Una società siffatta sarebbe in armonia, le spese militari e di polizia sarebbero inferiori per ridotte problematiche di ordine pubblico.
Ora in ogni società ci sono elementi dell’uno e dell’altro modello. Tendenzialmente potremmo osservare verso quale tipologia una società si orienti nel suo complesso.
Come si sono manifestati, storicamente, questi due modelli? Si sono intersecati, combinati nei modi più diversi: quasi nessun ordinamento si è tenuto immune da entrambi, sia sotto il profilo degli intenti quanto in ciò che ha realizzato.

Ecco degli esempi:

La Chiesa: il suo ordinamento segue indubbiamente il modello verticale, nonostante che il Cristianesimo in sé “persegua un’organizzazione orizzontale”.

Vita di Gesù
L’aspetto è stato analizzato profondamente nientemeno che da Hegel nella sua “Vita di Gesù” cui rimando i più volenterosi.

La Destra: prevede in sé una società modellata gerarchicamente anche se, nel realizzarla, ha inteso riconoscere i diritti basilari della persona, salvo passarci sopra nei casi più estremi che la storia ricorda.

La Sinistra: è lo specchio della precedente, nel senso che prevede un modello di società orizzontale, sennonché ha teso a realizzarlo con un’organizzazione di tipo verticale, anche qui passando sopra, nei casi più estremi, ai diritti basilari della persona.

Esistono poi le posizioni di centro, ma anche queste, in diverso modo, hanno sempre mescolato i modelli. E’ un po’ quanto è avvenuto, tra alti e bassi, nella storia recente dal dopoguerra in poi, salvo tendere più che mai, or ora, verso un modello di tipo verticale (se non addirittura plutocratico), costituzione permettendo.

Ora: la bacchetta magica non ce l’ha nessuno, tuttavia abbiamo nelle nostre mani uno strumento importante (oltre le terribili lezioni da trarre dal passato recente). Un anticorpo straordinario, un’arma efficace contro questa evoluzione nel nostro ordinamento è la Carta Costituzionale, “la legge fondamentale che informa tutte le altre norme emanate”, costruita tutta intorno al modello orizzontale. Basta dare una letta, anche veloce, ai principi fondamentali (dall’art. 1 all’art.12). E’ la regola delle regole, a suo modo antesignana, perchè ha anticipato la “Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo” del 1948.


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