Dopo aver lasciato questa piccola perla della CW per due settimane nelle abili mani di Novalee90, sono tornata per commentare con voi questo episodio.
“Rubicon” è un riferimento al noto “passaggio del Rubicone”. Per chi si fosse perso quella lezione di storia in cui la professoressa ne parlava, Cesare attraversò armato il Rubicone per manifestare la sua ribellione allo stato romano e oggi, dopo più di 2000 anni questa espressione segna il momento in cui qualcuno passa il limite, senza l’opportunità di tornare indietro e cancellare le sue azioni. E più di qualche personaggio, questa settimana, ha marciato con Giulio Cesare alla volta di Roma: Clarke e la “sua” decisione di non dire nulla del missile ma anche Jaha che, lasciandosi alle spalle quelli non convinti, punta verso Nord senza provviste, acqua o armi alla ricerca della City of Light.
Questo dodicesimo episodio mi ha dato proprio quello che cercavo: azione, sentimentalismi, donne forti, litigi e dubbie moralità. Sì, perché sento già i mormorii di tanti spettatori dire “Clarke, ma come!? Condanni Finn per aver ucciso quelle persone e poi tu ne uccidi anche di più?”
Sì, le circostanze sono diverse ma la guerra è brutta: la gente muore. Non importa da quale parte tu sia schierato, ci saranno delle perdite. Nella guerra questa è l’unica costante: la morte.
La nostra Princess ha sempre cercato di salvare tutti ma le cose iniziano a cambiare e mi meraviglierei se non iniziasse a cambiare anche lei. Quando tutto il mondo intorno a te va in una direzione è difficile restare fermi o, meglio ancora, andare in quella opposta. Ci sarà sempre un passo che farai nella direzione comune: vuoi perché la corrente è troppo forte o vuoi perché pensi sia un sacrificio che va affrontato, lo fai.
Ma Clarke non ha perso completamente il suo senso di compassione: inizialmente, infatti, cerca di convincere Lexa a far evacuare Tondc con un pretesto, senza allarmare nessuno così da non destare sospetti e non far capire che la breccia all’interno di Mount Weather è già stata fatta.
Lexa invece è tutt’altra cosa: è cresciuta in una società in cui “uccidi o vieni ucciso” ed è molto abile -al contrario di Clarke- nelle tattiche di guerra e se c’è una cosa che ho imparato è che ogni tanto bisogna perdere una battaglia per poter vincere una guerra. Posso non approvare la sua scelta di tacere la verità sul missile ma, indubbiamente, questo ha protetto Bellamy e la sua missione e protetto anche le 47 (45?) persone bloccate a Mount Weather.
Salvare Bellamy e i 47 significa salvare l’opportunità di salvare tutti i Terrestri rinchiusi a Mount Weather e, in seguito, avere un esercito all’interno che possa definitivamente chiudere la minaccia degli Uomini della Montagna, la loro Nebbia Acida che uccide e allontanare la minaccia di nuovi Mietitori. Sul piatto della bilancia, anche se poco umano, tante vite valgono molto più di poche vite. E la morte dei leader di 13 tribù può portare a sviluppi positivi: la rabbia dei guerrieri per la perdita di tante persone non può che riversarsi verso gli Uomini della Montagna e unire così persino i villaggi meno propensi ad un’alleanza.
E la reazione di Abby è esattamente quella che mi aspettavo: fa fatica ad accettare che sua figlia abbia fatto una decisione del genere. La tensione tra le due sta toccando vette epiche: da una parte abbiamo Clarke che sta prendendo in mano la situazione e il controllo e dall’altra abbiamo sua madre che si vede sfuggire il suo ruolo tra le dita. Come sotto trama, questa del potere sempre troppo in bilico, mi piace e c’è sin dal primo episodio, con Kane e Jaha. Notato come c’è sempre qualcuno che sembra voler prendere il posto del Cancelliere? Kane prima, poi la bionda-di-cui-non-ricordo-il-nome, poi ancora Kane, ora che è Abby (dopo aver preso il ruolo da Kane in catene e arrestato Jaha arrivato sulla Terra) c’è sua figlia.
Ma penso che Abby sia anche spaventata perché sa cosa proverà Clarke: il rimorso di essere colpevole della morte di molte persone è qualcosa che ha provato sulla sua stessa pelle (suo marito prima, i Cento sulla terra dopo…)
Quello che non riesco proprio a capire però è come Clarke non abbia pensato a Kane e Octavia: è ancor meno da lei che non dire nulla del missile. Perché? Per paura di farsi vedere? Per Abby è tornata indietro -giustamente. Ringrazio solo tutti i fondatori di Hogwarts che Octavia fosse presa con Lincoln e Kane fosse off-screen per cercare Clarke e Lexa nei boschi. Ma ora mi chiedo: Indra? Non mi piace. Anzi, non mi è piaciuta sino al momento in cui ha iniziato ad addestrare Octavia e hanno mostrato qualcosa di diverso dal suo odio per gli Sky People.
E a proposito di Octavia (e Lincoln): sono stata contenta di vederli ancora una volta insieme. La scena tra i due, seppur breve, è stata favolosa e ammettiamolo: se Octavia Blake, vestita come una terrestre, con i capelli intrecciati e una cicatrice sulla guancia ti dice nel linguaggio dei terrestri che devi alzare il culo da terra e affrontare quello che ti sta succedendo, tu lo fai senza neanche aprire bocca perché questa donna è al tempo stesso bellissima e terrificante.
“WE fight…”
Incredibile il percorso fatto da questa ragazzina che ha vissuto la sua vita sempre rinchiusa: ha iniziato come la classica “damigella in pericolo” che urlava per farsi salvare, in pochi giorni ha vissuto la sua adolescenza, dividendosi tra i litigi con il fratello e i primi amori e in pochissimo è diventata una giovane donna che ha capito quanto serie siano le cose e ha messo da parte quella scintilla rivoluzionaria che è dentro di lei per seguire gli ordini di Indra, che la sta plasmando non solo come donna ma come guerriera.
Le cose a Mount Weather sono state anche più interessanti: dopo l’ammutinamento contro il Presidente Dante Wallace, mi aspettavo che le cose andassero peggio – tanto peggio. Solo l’idea di Bellamy all’interno della struttura mi consolava un po’. E infatti è grazie a Bellamy (che in queste stagioni ci ha mostrato essere ben più di un faccino carino) che Jasper e gli altri riescono (anche se solo inizialmente) a opporre resistenza alla dottoressa Tsing e alle guardie.
“Hey, togligli le mani di dosso!”
C’è stato un momento in cui Jasper è stato esattamente il Jasper della prima stagione: quello che farebbe di tutto per proteggere Monty, ed infatti è quando scelgono Monty come prossima vittima che Jasper non resiste. E non me la sento neanche di criticare Jasper (e Monty, Miller e Harper) per essersene stati fermi a guardare la Tsing morire in ascensore. Ma dopotutto, cosa avrebbero potuto fare? Da quando è entrata in ascensore è vissuta solo per altri venti secondi, probabilmente sarebbe morta anche se fosse arrivata da qualche altra parte perché, in venti secondi scarsi cosa puoi fare? E in fondo, se il loro pensiero era “tu hai ucciso i nostri, meriti di morire” in quella situazione sarebbe stato tanto sbagliato? Lei era pronta ad uccidere (e l’ha fatto) dei ragazzi così che loro potessero sopravvivere all’esterno. Ma la sua non era una situazione estrema: gli abitanti di Mount Weather potrebbero continuare a vivere così, all’interno del monte e non morirebbero. I 47 (o quelli che son rimasti di loro) invece vengono uccisi giorno dopo giorno.
“Li stanno uccidendo, Clarke” ha detto Bellamy. E il suo tono è così struggente che avrei voluto entrare nello schermo, coccolarlo e dirli “Non è colpa tua, non è colpa tua!”.
Un inchino a Dante che ha fatto guadagnare del tempo a Bellamy e Jasper perché dopotutto, nonostante li tenesse prigionieri, non ha mai voluto far loro del male e si legge chiaro sul suo volto quanto disprezzi le azioni del figlio. La scena finale, quando Cage gli fa iniettare il midollo osseo mi ha convinto che presto Cage prenda in padre e lo sbatta fuori da Mount Weather, esiliandolo.
Stranamente positivo è stato il rapporto tra Raven e Clarke: che Raven si sia finalmente fatta una ragione dell’omicidio di Finn da parte di Clarke e abbia capito fosse la cosa “meno peggiore”? L’abbraccio delle due mi ha fatta sorridere, per un attimo, anche se la bugia di Clarke riguardo l’ubicazione di Octavia mi ha fatto storcere il naso. Lo so che ha ragione: che Bellamy si preoccupasse di sua sorella non era necessario (né utile) ma non mi piace quando Mamma Clarke e Papà Bellamy litigano.
Domanda della settimana: TonDC sta per le rimanenti lettere di WashingTON DC? Visto che Lincoln si chiama così perché nato nel “villaggio” dove c’è la statua di Lincoln, tutto è possibile…
Mancano soltanto altri 4 episodi alla fine di questa seconda stagione (e chissà quanto tempo all’inizio della terza) e per ora vi lascio con il promo sottotitolato del prossimo episodio “Resurrection”
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