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Recensione | The 100 3×05 “Hakeldama”

Creato il 20 febbraio 2016 da Parolepelate

Quindi l’hanno fatto. Hanno massacrato 300 persone (beh, 299).

Recensione | The 100 3×05 “Hakeldama”

La scena più “importante” della settimana è quella tra Bellamy e Clarke, ché ha segnato una specie di chiave emotiva. È stato chiaro il risentimento di Bellamy nei confronti di Clarke quando le dice “Tu mi hai lasciato. Ci hai abbandonati tutti. Non sei tu che comandi qui. Ed è una cosa buona, perché quando se tu a capo la gente muore.” E mi sento in dovere a ringraziare Bob Morley perché è stato fantastico e settimana dopo settimana ci prova la sua bravura come attore, grazie principalmente a quegli occhi tanto espressivi.

Ho apprezzato la scena nonostante JRoth continui a giocare con il Bellarke, dicendo che NON c’è niente tra loro e poi regalandoci scene come questa, piene di cose non dette, sguardi pieni di significato e decisamente una chimica pazzesca. Clarke ha sempre riposto fiducia in Bellamy, da quando i due hanno iniziato a conoscersi davvero, e anche stavolta la nostra Wanheda confida in Bellamy per cercare di far andare le cose nella giusta direzione e sistemare quello che è successo. Ma la fiducia non è reciproca, perché Bellamy non si fida affatto di Clarke, principalmente perché lei ha abbandonato lui e tutti gli altri.

Recensione | The 100 3×05 “Hakeldama”

“I need you.”

“You need me…”

“Yes, I do.”

“You left me.”

La cosa peggiore forse è stata vedere Bell CONVINTO di proteggere la sua gente, così, e di stare quindi dalla parte della ragione. In questo momento è così accecato dalla paura di perdere la sua gente e dal senso di protezione che mi è difficile vedere una futura storyline di redenzione, sembra essere andato già troppo in là per redimersi. Niente è mai bianco o nero, in The 100. Questo è lo show dei grigi perché le situazioni e le circostanze rendono gli atti atroci che commettono e hanno commesso un po’ meno atroci, MA… Ma qui c’era un’altra scelta da poter compiere, c’era il piano alternativo, c’era un altro modo. E non è stato usato. E il voler risparmiare i feriti NON migliora le cose neanche un poco. E neanche trovare una scusa per salvare Indra. Il dissenso verso Bellamy per le sue azioni è stato palese: Abby, Kane, Lincoln, Octavia, Clarke. Tutti loro in un modo o nell’altro lo hanno rimproverato, accusato e giudicato.

Nonostante io sarei altrettanto contenta di vedere Clarke con Lexa, questa storia di far diventare degli assassini tutti gli interessi o potenziali terzi incomodi nella vita sentimentale di Clarke sta diventando noiosa, vecchia e anche una scelta pigra. Stanno ripetendo gli stessi errori della scorsa stagione, con Finn. E, nonostante io sia felicissima di una (finalmente) rappresentazione di un personaggio bisex all’interno di un telefilm, mi scoccia il fatto che la sessualità (e più precisamente l’omosessualità) di Clarke stia diventando la cosa più importante del personaggio.

Passando a Lexa, questa sua scelta di “Blood must NOT have blood” mi sembra una scelta troppo naïve. Okay, lo scopo di Lexa è arrivare alla pace e se decidere di non avere la sua vendetta è un passo in avanti, lei è pronta a farlo. Ma lei è Lexa, è cambiata, si è inchinata davanti a Clarke. Ma la sua gente non l’ha fatto. I Dodici Clan non l’hanno fatto. Loro non amano gli Sky People, e non li vogliono lì. Non mi sorprenderò se ci saranno delle rivolte a Polis. Soprattutto dopo la recentissima decisione di tutti gli ambasciatori di disconoscere il tredicesimo Clan e non riconoscere le sue competenze come Heda.

Recensione | The 100 3×05 “Hakeldama”

Dopo tantissimo tempo assistiamo anche al ritorno di Jaha a Camp Jaha Arkadia. Torna però non come Cancelliere o come uomo politico, ma come una sorta di predicatore religioso convertito allo spaccio. Vederlo lì appoggiato ad un palo che parla di star bene e felicità e allunga pasticche… beh, dai, uno spacciatore. E questo porta a Raven. Mi dispiace della sua sofferenza, perché è un bel personaggio e le augurerei sono felicità, ma non mi sta dispiacendo troppo questo suo percorso. Sono un po’ la voce fuori dal coro ma sono contenta che abbia deciso di seguire Jaha e Alie nella City of Lights. NON perché far svanire così il dolore è una cosa buona, ma perché dopo 4 episodi passati a star male (fisicamente ed emotivamente) e sentirsi inutile, Raven Reyes ha una storyline da seguire e qualcosa da fare. Vederla ciondolare così per Arkadia era una sofferenza.

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I nostri Bonnie e Clyde, conosciuti anche come Murphy ed Emori, sono stati un sorso d’acqua fresca, in questa puntata, ma alla fine mi sono resa conto di una cosa. L’acqua in realtà era vodka e adesso brucia in gola. Date un po’ di gioia a Murphy. Fate uno spin-off di Murphy. Niente di che. Murphy che mangia, che fa battute sagaci. Murphy che bacia Emori, Murphy che balla con la copertina gialla. Ma no, vero? Devo vedere Murphy preso in ostaggio che ferma Emori dal tentare di salvarlo perché è un’impresa impossibile. Ma perché i Grounders hanno riconosciuto il simbolo di Alie? Cosa significa per loro? Quanto lontana è arrivata Alie?

Questo episodio è stato pieno di cose che non avrei voluto vedere: il nostro Cristoforo Colombo personale ha deciso che uccidere 300 persone non era sufficiente, si devono anche rinchiudere tutti i Grounders feriti che sono stato curati ad Arkadia e, nel farlo, prende anche Lincoln. Lincoln è l’esempio che Pike NON può avere sotto gli occhi perché è il modello di uomo della Trikru che ha aiutato, salvato e collaborato con la gente del cielo. Avere tra loro un Grounders guardia, magari armato, che dispensa consigli a quella che era l’ex cancelliere è pericoloso, e basta uno scatto del terrestre contro una guardia che anche lui viene rinchiuso. Dopo lo scorso episodio il mio amore per Lincoln non poteva aumentare ancora, ma sono lieta che abbia avuto un po’ più di tempo sullo schermo rispetto le primissime puntate di questa stagione.

Menzione d’onore a Miller che è l’unico con la testa sulle spalle e si comporta da stronzo per un secondo solo per poter allungare le medicine a Lincoln; e a Octavia che come sempre è il personaggio che amo alla follia perché rischia tutto per il bene, anche quando non lo deve a nessuno. E a pochissimo da quando aveva detto di volersene andare, segue i consigli/ordini di Kane per cercare di sistemare le cose.

Alla prossima settimana con “Bitter harvest”  

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