Your words and your actions have consequences. When you do something mean because you’re angry or bored, it happens to someone else, it hurts them.
You’re not the only person who is real“.
Probabilmente letta così non fa tanto effetto, ma questa frase pronunciata da Noah alla figlia che tutti vorremmo è stata straordinaria. O meglio, il momento in cui Noah si rende conto di star dicendo alla figlia, adolescente e cyberbulla, qualcosa che è altrettanto vera per sé stesso è il più importante e significativo dell’intero episodio. Eppure, questo episodio – bellissimo, lo anticipo – è stato ricchissimo di momenti in cui ho sentito una specie di vuoto dentro.
Questo quinto episodio si differenzia ulteriormente dai precedenti: siamo stati abituati a vedere una prima parte dal punto di vista di Noah e poi la seconda da quello di Alison. Questa volta, le parti sono invertite. Inoltre, se nell’episodio precedente le parti erano consecutive (e con corrispettive), in questa puntata vediamo ancora qualcos’altro: fino ad un certo punto le narrazioni sono corrispondenti per poi divergere e mostrarci scene non condivise dai due personaggi.
E questo è molto importante, non solo perché è uno di quei telefilm dove nulla è casuale, ma anche perché questo ci permette di approfondire le vite dei personaggi. Forse alcuni telefilm ci hanno totalmente disabituato a vedere personaggi ben costruiti, a tutto tondo, consistenti come persone vere. The Affair, in questo senso, va molto controcorrente.
Alison.
Ho deciso di accodarmi agli sceneggiatori e dividere il pezzo per personaggio.
Nella prima scena ci sono già due elementi fondamentali per la storia: Alison si sente ad un punto della relazione tale da mentire apertamente al marito. E anche abbastanza male, va detto. E poi c’è lo sguardo di Cole. Ora, sarà che io venero Joshua Jackson ma quando lui torna indietro e la vede con quel vestito – quel vestito che Noah neanche ricorderà – io ho sofferto. Cole è un personaggio che conosciamo ancora poco, ma che secondo me ha già detto tanto: lo dirà più tardi la madre ad Alison:
He acts like he doesn’t need anyone. And maybe you think he doesn’t really need you. He does. [...] You both work so hard to be strong. Maybe it’s hard to be soft with one another?”
Secondo me Cole ama Alison ma il suo cuore si è indurito e, non volendolo far pesare a lei, preferisce mettersi da parte e tacere ciò che prova e aggrapparsi a questioni come il ranch o la pista da bowling come se fossero davvero vitali.
Malgrado tutto, Alison incontra Noah in un’altra casa, un nuovo rifugio. E questa volta sembra che lei sia molto più felice della volta a Block Island. Presagisce con piacere il momento in cui lo vedrà e si concede a lui con tranquillità ed entusiasmo. Ascolta la storia dell’infanzia di Noah, figlio di un camionista e di una cameriera e gli racconta dei suoi sogni passati. Tutto a significare che la loro storia è giunta ad un punto di elevata intimità, su più livelli.
E poi, squilla il telefono ed è qui che la storia smette di essere corrispondente per separarsi del tutto. Conosciamo Athena – al secolo, Shelly -, la madre di Alison e sua nonna, interpretata dalla bravissima Lynn Cohen. Gli sceneggiatori sono stati molto bravi nell’indurci subito a detestare Athena, questa donna che piomba nella vita di Alison e sconvolge ogni equilibrio. È una di quelle donne new-wave, spiritualiste e convinte che l’agopuntura possa guarire l’Alzheimer meglio delle pillole convenzionali. Tutto di questa donna ci urta, perché sappiamo che può solo far male ad Alison. Perché le mamme assenti urtano un po’ tutti.
I nostri sospetti vacillano quando Athena conosce Noah e subito comprende la situazione ma vengono confermati durante il pranzo di famiglia. L’accusa di essere “ammanettata” ai Lockhart e indottrinata ad essere una docile moglie degenera subito in orribili accuse, che per ora non capiamo, a Cherry. La reazione di Cole ci apre un piccolo ma significativo spiraglio di ciò che è successo dopo la morte del piccolo Gabriel, in quanto gli sceneggiatori hanno mantenuto una linea delicata su questo passato, lasciando all’immaginazione o agli sguardi un dolore che non è affatto descrivibile.
Athena è scomparsa quando Alison ne aveva più bisogno. Athena sembra non conoscere affatto la figlia e forse è davvero così, perché ciò che rimane è pur sempre una donna che si nasconde dietro i sorrisi e “la libertà”. Eppure, ci dice qualcosa che sorprende noi ed Alison per quanto è maledettamente vera. Un’analisi spiazzante, che riesce a spiegare ogni gesto compiuto da Alison fino ad ora.
Noah.
Sebbene sia Alison la protagonista indiscussa di questa puntata, Noah e le sue dinamiche personali non vengono oscurate. La prima parte del suo racconto, che per poco si sovrappone a quello di Alison, ce lo mostra ansioso, vagamente nervoso e fin troppo preso dalla fisicità del rapporto. Al punto che nel suo ricordo manca totalmente la parte in cui si raccontano pezzi della loro infanzia e, addirittura, è lui a dover scappare e non Alison. Siamo portati a pensare che le due parti raccontino gli stessi eventi, ma questa volta non è così. Ci stanno dicendo che la loro storia è continuata al punto di non distinguere più i momenti tra loro.
Gli sceneggiatori amano giocare tra le due parti, mettendo seriamente alla prova le nostre doti osservative. Ad esempio all’inizio Noah chiede ad Alison se avesse mai voluto scappare. Alla fine è lui che, mentre fanno l’amore, le chiede di scappare via insieme.
A inizio puntata vediamo che Oscar, il capo di Alison, le chiede se controlla ancora la casa di Phoebe – ossia quella in cui incontra Noah. Non capiamo il perché di questa domanda fino a che non vediamo che Oscar incrocia Noah, in quale ha forato sulla strada per quella casa, e insiste per stare con lui, più volte. Il messaggio è chiaro. E credo che la loro lite sia un modo per confonderci le idee sull’indagine del detective.
Tutta la storia della figlia è piuttosto funzionale a quel momento di chiarezza che ho citato a inizio pezzo. Just stop, ripete a sé stesso. Con la consapevolezza che non è facile, che da certe situazioni non si torna indietro facilmente. E questa consapevolezza sembra radicarsi ancora di più quando scoppia la lite con Helen, una lite fatta di pochezze e piccole cattiverie così apparentemente tipiche del matrimonio. Una costante richiesta di sacrificio e tanto rancore. Una gara a chi dice più fuck you, ecco cos’è.
Il detective.
Ultima breve menzione alla storia dell’investigazione. Finalmente ci viene svelato che la vittima è Scotty, il fratello di Cole, e viene fuori il nome di un locale, The End, che Noah nega di conoscere. Naturalmente il tutto è fatto per indurci a pensare che lui lo conosce e come. Ormai il mistero avvolge ogni minimo dettaglio e non riusciamo a dare fiducia a quegli stessi personaggi di cui vediamo il più sincero punto di vista sulle cose.
Vi lascio con il promo della prossima puntata, che spero di recensire più tempestivamente di questa volta. E sono anche contenta di comunicarvi che The Affair è stato confermato per una seconda serie!
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