Siamo arrivati alla fine di questo fantastico viaggio. Scrivo questo pezzo subito dopo aver visto il finale di questa bellissima serie. E so già che non sarà facile portarla a termine perché questa puntata è stata davvero troppo. Questo è uno di quei telefilm che può dare tanto ad una persona, anche se a leggere la trama non si direbbe. Perciò, aspetto con ansia la seconda stagione, sebbene io mi renda conto che passeranno mesi prima che venga trasmessa e che per questo passerò i primi nove mesi del 2015 a far finta di stare bene.
Sarà che sono un po’ a digiuno di finali come si deve, quest’anno. E di serie come si deve, in generale. Tra cancellazioni e delusioni, quest’anno The Affair è stata davvero la mia ancora telefilmica di salvezza. Se guardiamo anche solo al finale, abbiamo tutto: suspanse, lunghissime scene da svuotamento emotivo, intrecci e menzogne, un cliffhanger di proporzioni bibliche alla fine.
Devo ritrattare, ahimè, alcune affermazioni riguardo al personaggio di Noah. La scorsa recensione avevo scritto ciò: “malgrado sia un adultero, fondamentalmente è un buono”. Ecco, magari quel giorno il gatto mi ha fatto più fusa del solito e mi sentivo misericordiosa. Ora sono pronta a rimangiarmi queste parole. E non perché lui se la spassi come un coniglio in libertà o, per lo meno, non per il fatto in sé, ma per la delusione nel vedere come una persona possa scadere così facilmente nel prevedibile, nel cliché dello scapolone in tournée.
In sostanza buona parte del racconto di Noah si concentra sulla sua nuova vita da single e sul fatto che sia riuscito a finire il suo libro solo perché costretto per ore in una stanza. Il suo comportamento è più incoerente che mai, se pensiamo a come accetta passivamente di tornare a casa dalla moglie quando sappiamo bene che Alison gli manca più di Helen.
Vorrei concentrarmi sul personaggio di questa donna, sia perché ho mancato di farlo nelle scorse recensioni, sia perché mai come in questa puntata spicca fra gli altri. Forse Helen è il personaggio più reale, quello in cui un po’ ogni donna potrebbe ritrovarsi. Ma soprattutto, è il personaggio al quale – a ben vedere – gli sceneggiatori hanno affidato il maggior numero di frasi e momenti “chiarificatori”. Nel senso, quando parla lei la sceneggiatura assume completezza, si chiarisce cosa gli autori ci stanno dicendo, dove la storia sta andando e perché sono successe delle cose. È un ruolo importante.
You wanted a big family. I could’ve stopped that too. I didn’t need to have four kids to try to make up for the wasteland that was my childhood.
Qualcuno potrebbe obiettare che in realtà lei sia un’ingenua e di certo neanch’io mi aspettavo che riaccogliesse a casa Noah. Ma se c’è una cosa che questo telefilm ci insegna è che non possiamo immaginare passi per la testa di una persona, quando la vita e l’amore formano un intreccio incomprensibile. E soprattutto questo telefilm ci insegna che dall’esterno non si è mai in grado di valutare bene le cose.
I was so afraid of marrying my father, I never realized I was marrying my mother.
L’incontro delle due famiglie è decisivo, in entrambi i racconti ma in modi diversi. Abbiamo visto questi due mondi collidere tramite il legame fra Alison e Noah e li abbiamo visti tangersi di rado, quasi per caso. Questa volta, invece, tutto viene fatto e detto allo scoperto. Tutti sanno e persino Whitney ha un peso importante nella storia. Gli autori hanno saputo dare uno sviluppo notevole ad un personaggio che funge più che altro da spinta (prompt direbbero loro) agli eventi che si abbattono sugli altri. È più un mezzo che una protagonista, ma comunque ben sviluppata e credibile.
Dell’incontro a casa Lockhart, nel racconto di Noah, sono importanti due momenti: Helen che finalmente ha un’interazione con Alison dopo aver saputo tutto e Cole che minaccia Noah.
Tutti gli avvenimenti degli ultimi episodi sembrano puntare ad un solo indizio: Noah non è chi sembra di essere. Noah potrebbe davvero aver ucciso Scotty. E sì, sono fiera di averlo ipotizzato dopo tipo quattro puntate, ma è sbalorditivo come questo personaggio emerga a poco a poco ma in maniera così coerente, così credibile. Non ci sono balzi, non ci sono “salti di personalità”: ci sorprendiamo, ma non troppo. In fondo, Noah è l’uomo che ha tradito la moglie quando nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
La scena di Cole che minaccia i Solloway con la pistola è molto più intensa e coinvolgente nella versione di Alison. Tralasciando la bravura di Joshua Jackson – devo dirlo? Devo proprio? Ok, lo dico. LUI è Pacy – parliamo di quanto è vera questa scena. E di quanto è attuale per la nostra società, dove omicidio e suicidio si intrecciano nell’antica piaga del «delitto passionale».
Mi riesce difficile commentare questi momenti così spettacolari. La vastità di temi toccati da questa serie e, al contempo, lo spessore che ognuno di questi ha saputo raggiungere insieme allo sviluppo di personaggi narrativamente molto più validi di quelli di altre serie di successo, mi fanno accogliere con soddisfazione le numerose candidature ricevute dagli attori e dalla serie.Il finale ci lascia con una certezza: Noah ha scelto. Se prima, durante i flash forward, potevamo solo immaginarlo,
ora lo sappiamo perché Noah sceglie di rimanere con la donna che ama. E, infine, lo vediamo per la prima volta con certezza: Alison e Noah si sono scelti. Qui si compie perfettamente l’impresa cronologica: i flash forward sono diventati presenti. Il cliffhanger finale è preoccupante: Noah è in arresto ma, soprattutto, Alison è sua complice. Lo si capisce dallo sguardo che si scambiano quando capiscono cosa sta accadendo.E niente, la serie finisce così, col fiato sospeso. E noi lo terremo sospeso fino ad Ottobre dell’anno prossimo, perché sono certa che ne valga la pena.
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