Magazine Cinema

Recensione: "The Divide"

Creato il 05 febbraio 2015 da Giuseppe Armellini
Presenti spoilerucci ma tanto peggio della locandina non posso fare
Avevo lasciato il regista francese Xavier Gens (da non confondersi con il connazionale e quasi omonimo Gans de Il Patto dei Lupi, Crying Freeman e Silent Hill) nel 2007 con quel piccolo cult, vituperato dai più, che fu Frontiers, sua opera prima tra l'altro.
Lo ritrovo 7 anni dopo (con nel mezzo il solo Hitman) con un altro piccolo film che, a mio parere, potrebbe ripercorrere le stesse vicende del film d'esordio, ossia diventare un cult per appassionati, affrontare un mare di critiche ma, nel bene o nel male, restare nell'immaginario collettivo.
Immaginario collettivo degli amanti del genere ovviamene.
All'inizio sono rimasto spiazzato.
Perchè il prologo m'era piaciuto, senza dubbio, così concitato, privo di spiegazioni e "definitivo" ma per 10 minuti ho creduto di trovarmi davanti un remake non ufficiale di quel piccolo gioiellino di idee che fu il nostro La Notte Eterna del Coniglio.
Poi, fortunatamente, The Divide percorre altre strade (anche se quella principale, la pazzia dovuta all''isolamento senza via di scampo, è la stessa) discostandosi abbastanza da quel piccolo e sconosciuto film italiano (che, almeno a livello di sceneggiatura, resta superiore per me).
Siamo davanti a un film molto interessante, pieno di pecche sì, ma anche con tanta roba bella dentro.
C'è stato un attacco nuclerare, di quelli che non lasciano prigionieri. Tutti gli abitanti di un palazzo cercano di trovare un riparo. Solo 8 riusciranno a rifugiarsi nel sotterraneo-bunker dello stesso palazzo, "abitato" dal custode, un figlio di puttana che ne vuole davvero poche.
Sono due i difetti giganteschi di The Divide.
Il primo è vedere sti 9 poracci preoccuparsi a malapena di quello che hanno appena visto (un'esplosione nucleare devastante) e non fare un minimo accenno al fatto che, probabilmente, la loro vita e il loro mondo finiscono lì. Si limitano solo a chiedere freneticamente: "quando usciamo?", come se fuori avessero un'apericena di lì a due ore.
L'altra cosa, ancora più evidente (sempre se ci si pensa e, vi assicuro, il film fa di tutto per non farvici pensare) è che nessuno, nessuno, fa un minimo accenno a tutte le persone care che molto probabilmente avranno perso fuori, a tutti i loro fratelli, sorelle, madri, padri, figli e amici. Insomma, un film apocalittico in cui l'Apocalisse viene presa un pò all'acqua di rose, quasi dimenticata.
Però.
Però il film è girato benissimo, sfrutta alla grande un'ottima location, ha un gruppo di attori davvero notevole (peccato il doppiaggio) ed un climax davvero ben calibrato.
La tematica principale, o forse più che tematica principale meglio definirla la base stessadel plot, è quella dell'isolamento che porta alla pazzia, anche se in The Divide quest'ultima sembra comunque non strettamente collegata all'Apocalisse (vedi sopra), ma soltanto alla situazione contingente che vive il gruppo. Qualcuno sbarella, qualcuno prende il comando, si formano dei gruppetti.
Il gruppetto che comanda è quello che gestirà anche le razioni di cibo. Ed è quello più cinico e violento.
C'è moltissimo anche di Blindness in tutto questo (mi riferisco più che altro all'enorme libro di Saramago, non alla discreta trasposizione).
Si cerca di analizzare che grado di abbruttimento, cinismo e perdita di valori possa portare una situazione estrema come questa. E nella seconda parte, quella meno intimista e più disturbante, Gens dà anche un'immagine a questo abbruttimento, "trasformando" anche fisicamente i due cattivi in veri e propri mostri, pelati, persi, senza più niente di umano. Scelta notevolissima come notevolissima è la prova dei due attori in questo senso. L'aria si fa veramente malata, fanno capolino anche un paio di sequenze (o idee) alla Frontiers (che bello il ragazzo che si dà fuoco), si è ormai raggiunto il punto di non ritorno. Non c'è un attimo di tregua, il ritmo e il pathos non mancano, funziona abbastanza bene tutto, anche quella sottotrama sulla gelosia che porterà a un piccolo colpo di scena. Rimangono tanti interrogativi però, come ad esempio le scene dei "poliziotti-cyborg" (molto ben fatte ma francamente un pò buttate là) e capire perchè solo i due cattivi sembrano subire effetti dalle radiazioni (capelli e occhi). Ho trovato finalmente una final girl molto vera, non la solita brava ragazza che diventa una macchina da guerra.
Un film molto duro, non banale, che non lascia speranze e mostra senza il minimo filtro a che livello di crudeltà e sopraffazione può arrivare l'uomo.
E si finisce con una panoramica circolare che parte dal viso e arriva alle spalle di una bellezza mozzafiato.
( voto 7 )

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :