Recensione: The Imitation Game
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Uscita nelle sale: 01 Gennaio 2015
Regia: Morten Tyldum
Cast: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Allen Leech
Produzione: Gran Bretagna
Genere: Biografico, drammatico, thriller, storico
Durata: 113 min.
I film biografici sono indispensabili per la conservazione della memoria di un evento di rilevanza internazionale, di un’invenzione o ancor più di uno dei grandi protagonisti della storia. I film biografici contribuiscono a celebrare, a buon diritto, quegli uomini, quelle donne, quegli eroi e quelle eroine che hanno reso il mondo un posto culturalmente, socialmente, civilmente migliore. Questi film servono a raccontare l’evoluzione umana attraverso rivoluzioni, invenzioni, intuizioni e scoperte senza le quali la caccia sarebbe ancora annoverata tra le attività umane più all’avanguardia.
Molti film biografici sono stati girati e altrettanti lo saranno. I casi cinematografici più eclatanti, e recenti, sono ovviamente quelli di A Beautiful Mind di Ron Howard, The Aviator di Martin Scorsese, The Social Network di David Fincher e Lincoln di Steven Spielberg, cui possono essere integrati anche film leggermente più “datati” come Toro Scatenato, Schindler’s List, Ghandi o L’ultimo imperatore. Solo in questa prima settimana di gennaio sono già usciti due biopic e un terzo, vale a dire La teoria del tutto – su Stephen Hawking – è previsto a metà mese. Dei due già usciti, il primo è American Sniper di Eastwood, che ho già recensito e avuto modo di apprezzare. Il secondo, invece, è intitolato The Imitation Game, diretto dal norvegese Morten Tyldum, prodotto in Gran Bretagna e tratto da una biografia sul matematico e crittografo britannico Alan Turing, tra l’atro inventore del primo computer nella storia (la cosiddetta Macchina di Turing).
La storia ci racconta – questa volta non la storia del film, ma la storia vera e propria, quella dei libri di scuola – che il professore universitario, nonché matematico, logico e crittografo inglese Alan Turing riuscì, assieme a un team di cervelloni riuniti tutti quanti al Bletchley Park, il principale centro di crittoanalisi del Regno Unito, a decifrare i messaggi criptati nazisti attraverso la macchina Enigma, non prima però di aver inventato un’altra potentissima macchina (la macchina di Turing, per l’appunto) in grado di eseguire logaritmi su un nastro potenzialmente infinito in modo da saper utilizzare correttamente enigma. Gli storici stimano che con la sua scoperta Turing abbia salvato più di quattordici milioni di persone, anticipando di ben due anni la fine della seconda guerra mondiale.
The Imitation Game è un film classico su un eroe “tutto cervello e niente muscoli”. E’ un film europeo – metà inglese, metà norvegese -, dunque molto più raffinato, elegante e profondo di molti altri biopic di matrice americana (anche se recentemente i miei cari americani stanno smentendo un po’ tutti i loro detrattori più feroci). La trama è avvalorata dai dati storici, impreziosita da una storiella sentimentale poco credibile e un’implicita – forse poi neanche troppo – strizzatura d’occhio al movimento femminista britannico, e non solo, e all’ingiusta battaglia combattuta dal popolo omosessuale, i cui diritti vengono, ahimè, calpestati ogni giorno di più.
Tuttavia, chi spicca su tutto e tutti è il personaggio di Alan Turing, la cui vita, specialmente il periodo infantile, ci viene narrata attraverso improvvisi ma continui flashback che, a lungo andare, hanno rischiato di superare la soglia massima della mia sopportazione. A emergere assieme a Turing è dunque il bravissimo attore che lo interpreta, Benedict Cumberbacht, che moltissimi di voi, soprattutto tra il pubblico femminile, ricordano piacevolmente per la serie tv Scherlock, ma che in realtà aveva già suscitato la mia attenzione e il mio interesse con la parte pur secondaria in La talpa, ottimo spy thriller con Gary Oldman.
Conclusivamente, The Imitation Game è senza dubbio una buona pellicola, che farà strage non solo al botteghino, ma anche alla notte degli Oscar, dove il caro Benedict proverà molto probabilmente l’indescrivibile emozione di vincere la tanta ambita statuetta d’oro. Quello che più affascina e intriga di questo film non è tanto la trama, abbastanza prevedibile e canonica, quanto piuttosto le diverse chiavi lettura che si possono dare alla rappresentazione dell’eroe britannico Alan Turing. Una sola domanda: chi è veramente Alan Turing? Sta allo spettatore, come al poliziotto che lo sottopone all’interrogatorio, giudicare quale dei tanti Alan Turing rappresentati nel film sia quello giusto. Riu-scirete a esprimere un giudizio finale sulla sua persona? Per scoprirlo andate al cinema a vedere The Imitation Game.
Recensione: The Imitation Game
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