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E' che mentre negli altri tipi di generi si tende sempre a uniformizzare il giudizio degli appassionati (un bel film d'azione piacerà a quasi tutti i fan dell'azione, una bella commdia a quasi tutti i fan della commedia e così via) l'horror è invece capace come nessuno di soggettivare il giudizio.
Non c'è un singolo horror, anche dei più belli, che mette d'accordo (quasi) tutti.
Ognuno ha background filmici diversi, ognuno ha il proprio concetto di paura, ognuno ha preferenze di sottogenere, costruzioni ed atmosfere.
Negli altri generi non è così, di capolavori riconosciuti ce ne sono centinaia.
L'horror no, l'horror è personale, per niente democratico ed insidiosissimo.
Sarà per questo che mi ritrovo a considerare davvero mediocre (alla latina) un film amato e osannato da tantissima critica, anche quella meno ufficiale, ma non meno competente, di tanti amici di rete (dei quali per adesso ho visto solo i voti ripromettendomi di leggere poi al più presto le recensioni per capire cosa non ho capito io).
Altro capitolo, Ti West.
Viene considerato un prodigio del nuovo cinema horror, e probabilmente lo sarà.
Per ora con l'episodio di VHS e con questo Innkeepers (a livello distributivo e qualitativo la sua opera più importante) dire che non mi ha detto quasi nulla sarebbe un eufemismo.
Ho trovato molto interessanti i primi 10 minuti del film perchè, pur nella derivazione del sottogenere (hotel infestato), li ritengo abbastanza originali, con questi due custodi-proprietari di un albergo ormai quasi dismesso decisi di capire quale mistero, quale maledizione, quale segreto celi lo stesso albergo. Insomma, di solito si pone l'attenzione sui clienti o su qualcuno che giunge appositamente (o per sbaglio) nell'albergo, non nei proprietari.
E anche il finale, con quel deflagrare- finalmente- della componente horror e una interessante venatura psicologica è molto buono.
Tutto quello che c'è in mezzo francamente è di una piattezza impressionante.
Piatti i personaggi, piatte le vincende, piatto il ritmo, completamente assente (almeno per me) la componente paura-inquietudine.
Clichè su clichè, l'albergo, il fantasma, la sensitiva, la tragedia passata, i ghostbusters, il seminterrato, le scale e le porte, senza mai un unico anche sporadico guizzo.
Non ho provato empatia, non ho provato interesse, non ho provato purtroppo nulla, solo tanta tanta noia.
Ma riconosco a West una grandissima capacità tecnica, un uso dell'inquadratura, specie quella in movimento, quasi magistrale (che bello il carrello nella lavanderia, sontuoso), una passione per il genere non indifferente e anche il coraggio e l'abilità di giocare molto di sottrazione.
Che poi io la sottrazione la amo da morire, specie negli horror.
E' la sottrazione una delle armi migliori per saper inquietare, non l'esagerazione o le eccessive "manifestazioni" (in senso lato).
Ma qui ahimè questa sottrazione mi ha soltanto annoiato da morire.
Ho trovato poi quasi madornale un errore nella costruzione del personaggio principale, quello di lei.
Una ragazza che vuole cercare fantasmi, che si inoltra in cantine e stanze vuote per rilevare presenze spiritiche, una che sembra fare quella cosa quasi di lavoro (o per passione), una che anche davanti a segnali quasi oggettivi di presenze malefiche non vuole andar via ma proseguire fino in fondo, beh, non mi può poi urlare come una bambina viziata quando l'amico la chiama da dietro, per un uccello che vola o per una porta sbattuta.
E' davvero incredibile come la ragazza si sia impaurita di più in sequenze come queste che nel vedere l'uomo ucciso nella vasca (ottimo, best scene) e la donna del passato impiccata.
Glisso sulla presenza dell'attrice sensitiva, noiosa come poche, vista e rivista e francamente inutile.
Non lo so, avrei voluto amarlo.
Ma non ce l'ho fatta.
( voto 6 )
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