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Recensione "The Maze runner,il labirinto" di James Dashner

Da Glinda
Carissimi, mi sono riproposta di pubblicare tutte le mie recensioni arretrate, che sono moltissime, ma oggi vi parlerò di un libri che ho finito praticamente da venti minuti. Si tratta del chiacchieratissimo "The maze runner" di James Dashner, primo romanzo della trilogia distopica omonima che sta spopolando grazie alla recente trasposizione cinematografica. Pronti a scoprire quali emozioni mi ha trasmesso in questa recensione a caldo? Enjoy!Titolo: The maze runner (The maze runner #1)
Data di pubblicazione: 28 agosto 2014Dove comprarlo: La Feltrinelli.it
Autore: James Dashner
Editore: Fanucci 
Prezzo: 14, 90 €
Pagine: 432Il mio voto


Quando Thomas si sveglia, le porte dell'ascensore in cui si trova si aprono su un mondo che non conosce. Non ricorda come ci sia arrivato, né alcun particolare del suo passato, a eccezione del proprio nome di battesimo. Con lui ci sono altri ragazzi, tutti nelle sue stesse condizioni, che gli danno il benvenuto nella Radura, un ampio spazio limitato da invalicabili mura di pietra, che non lasciano filtrare neanche la luce del sole. L'unica certezza dei ragazzi è che ogni mattina le porte di pietra del gigantesco Labirinto che li circonda vengono aperte, per poi richiudersi di notte. Ben presto il gruppo elabora l'organizzazione di una società ben ordinata e disciplinata dai Custodi, nella quale si svolgono riunioni dei Consigli e vigono rigorose regole per mantenere l'ordine. Ogni trenta giorni qualcuno si aggiunge a loro dopo essersi risvegliato nell'ascensore. Il mistero si infittisce un giorno, quando - senza che nessuno se lo aspettasse - arriva una ragazza. È la prima donna a fare la propria comparsa in quel mondo, ed è il messaggio che porta con sé a stupire, più della sua stessa presenza. Un messaggio che non lascia alternative. Ma in assenza di altri mezzi visibili di fuga, il Labirinto sembra essere l'unica speranza del gruppo o forse potrebbe rivelarsi una trappola da cui è impossibile uscire.



La mia recensione




Recensire un romanzo che ha un fandom così ampio e appassionato come quello che si è creato attorno alle opere di James Dashner, in particolare quando la recensione in questione non è propriamente delle più positive, è abbastanza ostico. Non che il primo romanzo della trilogia "The Maze runner" mi abbia deluso in toto, ma è pur vero che mi aspettavo molto di più da questo acclamato successo mondiale.Sicuramente "The Maze runner" è una lettura avvincente e adrenalinica, molto affascinate e ricca di piccoli colpi di genio. L'impatto che si prova essendo catapultati in un universo distopico misterioso, pericoloso e crudele lascia il segno e lega il lettore alle pagine. Per l'intero libro si nutre una sensazione di catastrofe imminente e la lettura corre veloce grazie alla sete di risposte che alimenta la voglia di arrivare alla fine. Ma, c'è un ma. Benché le premesse e le basi su cui poggia la storia di James Dashner siano più che convincenti, personalmente ho trovato una certa carenza nei contenuti. Arrivata alla fine ho sentito la mancanza di una maggiore omogeneità nelle vicende che hanno coinvolto i giovani protagonisti. E' stato un po' come trovarsi al cospetto di una novella troppo lunga e mascherata da romanzo. Non che io abbia qualcosa in contrario rispetto alle novelle, sia ben chiaro, ma essendo "The Maze runner" un libro fatto e finito che tratta tematiche importanti e si avventura nell'impegnativo genere sci-fi (anche se indirizzato a un pubblico YA), mi aspettavo di meglio. Più risposte e meno dettagli lasciati in sospeso. Comunque, problematiche che ho riscontrato a parte, non mi sento di sconsigliare questa lettura: anzi! Si tratta di un libro che può piacere molto, in particolare ai lettori più giovani appassionati del genere, e getta delle interessanti basi per i due romanzi successivi che, mi auguro, risponderanno a tutte le questioni lasciate insolute. Insomma, se avete amato il romanzo, non prendetevela per la mia recensione, è solo il mio parere spassionato!
Suoni stridenti di catene e pulegge echeggiarono nella stanza, come macchinari di una vecchia acciaieria, rimbombando tra le pareti con un cupo gemito metallico. L’ascensore buio salì, oscillando avanti e indietro, rivoltando lo stomaco ormai inacidito dalla nausea del ragazzo. Poi si sentì pervadere i sensi da un odore di nafta bruciata che lo fece stare anche peggio. Voleva piangere, ma non trovava lacrime. Riusciva solo a starsene seduto lì, da solo, in attesa.
Mi chiamo Thomas, pensò.
Quella... quella era l’unica cosa che riuscisse a ricordare riguardo alla sua vita. Da "The Maze runner"

La storia, complice il tralier he viene trasmesso a nastro in TV, la conosciamo tutti. Un gruppo di ragazzi, tutti maschi e piuttosto giovani, è intrappolato in un labirinto che cambia ogni giorno. Vivono in quella che loro chiamano "la Radura", lo spazio sicuro attorno al quale si sviluppa il Labirinto, cercando di risolvere il mistero che li lega a quel luogo. 

La loro missione è sconosciuta, lo scopo per cui sono stati relegati dai "Creatori" in una sorta di gioco perverso in cui in palio c'è la vita, è oscuro. Ogni singolo ragazzo è arrivato nel Labirinto attraverso la scatola (un'ascensore), privo di ricordi rispetto alla propria vita precedente al di fuori del proprio nome. Tutti, anche Thomas, l'ultimo arrivato e protagonista del romanzo.James Dashner, con una prosa asciutta e senza fronzoli, ci racconta in terza persona le avventure di Thomas e dei suoi nuovi compagni, mettendo subito in chiaro che l'arrivo del protagonista nella Radura ha segnato l'inizo di un cambiamento che rivoluzionerà il corso degli eventi. Per la prima metà del libro ci si ritrova a essere smarriti in un luogo ostile, potenzialmente mortale, popolato da creature raccapriccianti e assetate di sangue, controllato da menti più che contorte. E' impossibile non essere affascinati dalla Radura e dal Labirinto, così come lo è non farsi suggestionare da tutti i disturbanti misteri che avvolgono la trama. Dal momento in cui dalla scatola emerge la prima e unica ragazza mai approdata nella radura, tutto assume una piega inattesa. Pare che tutto, il Labirinto, il gioco in cui i ragazzi sono stati coinvolti e la loro permanenza nella Radura, stia per finire e c'è il concreto rischio che la fine in questione non sarà affatto piacevole. E se che ciò che li attende al di fuori del Labirinto fosse più spaventoso della trappola in cui sono stati rinchiusi negli ultimi anni?


«Là fuori c’è il Labirinto» sussurrò Newt, con gli occhi spalancati, come fosse in trance. «Tutto ciò che facciamo – tutta la nostra vita, Fagio – gira intorno al Labirinto. Ogni santo secondo di ogni santo giorno noi lo passiamo in onore del Labirinto, cercando di risolvere qualcosa che non ci ha mostrato di avere una cacchio di soluzione, sai? E vogliamo farti vedere perché è meglio che tu non vada a metterci le mani. Mostrarti perché quei fottuti muri si chiudono stretti ogni notte. Mostrarti perché non dovresti mai e poi mai portare le chiappe là fuori.» Da "The Maze runner"

La Radura, le dinamiche con cui è stata organizzata e gli abitanti che la popolano, sono sì accattivanti, ma vengono descritte dall'autore in modo superficiale e frettoloso, non consentendo al lettore di farsi una chiara idea di ciò che accade attorno al protagonista. Sin dall'inizio le molteplici domande che sorgono della mente di chi legge e, giustamente, nello stesso Thomas, vengono messe a tacere bruscamente dai "Radurai" più anziani, imponendo un regime di silenzio che se all'inizio alimenta il fascino del mistero, ben presto diventa pesante e fastidioso.  Diciamo che, almeno nel mio caso, il libro è stato caratterizzato da un caos eccessivo e superfluo. Sin dal primo impatto con alcuni dettagli strategici, tipo il linguaggio discutibile e tratti comico dei Radurai (ci si trova al cospetto di una sequela di termini assurdi tipo: testa di sploff; caspio; pive; fagio ecc.) o la la strana ostinazione con cui i ragazzi si impongono di non farsi troppe domande riguardo alla propria presenza nella Radura, sembra chiaro che Dashner abbia scelto di alimentare a dismisura il mistero attorno al quale si poggia l'intera trama. Questo tipo di espedienti, ovvero quello di limitare al massimo sia l'approfondimento dei personaggi primari e secondari, che quello della trama, ha reso ai miei occhi il libro poco piacevole e di difficile lettura.Thomas e Teresa, che si presuppone siano il cardine dell'intera faccenda, sono caratterizzati in modo superficiale e sommario, come se Dashner abbia deciso di non dar loro una vera e propria voce, relegandoli al ruolo di comparse.
Lo so, sembra che io sia inutilmente cattiva. Di sicuro chi ha amato questo libro potrebbe sentirsi offeso dalle mie parole, ma vi prego di comprendere che da lettrice mi sento tradita quando una storia potenzialmente bella non viene trattata con rispetto da un autore. E' questo secondo me è il caso di "The Maze runner".  
«Sta per cambiare tutto.»Thomas rimase a fissarla, sconvolto. Gli occhi della ragazza si rovesciarono all’indietro e lei cadde di nuovo a terra.Mentre atterrava, il suo pugno destro si sollevò in aria e rimase irrigidito, puntato verso il cielo, anche dopo che il suo corpo si fu afflosciato. Stringeva in mano un pezzo di carta appallottolato.Thomas cercò di deglutire, ma aveva la bocca troppo secca. Newt corse avanti e separò le dita della ragazza, afferrando il pezzo di carta. Lo dispiegò con mani tremanti e poi cadde in ginocchio, stendendolo per terra. Thomas si avvicinò e si mise alle sue spalle per leggerlo.Sul foglio c’erano sei parole scarabocchiate con l’inchiostro nero in una grafia spessa: ‘Lei è l’ultima. In assoluto.’  Da "The Maze runner"

Avrei sinceramente voluto amare questo libro, dalla prima all'ultima pagina. Ma se inizialmente sono stata catturata dall'ambientazione e dall'aura di pericolo che circondava l'intera storia, in un secondo momento ho trovato serie difficoltà a perdonare alcune scelte di James Dashner. Mi spiego meglio esplorando un po' più da vicino alcuni fattori che mi hanno particolarmente disturbata.
In primo luogo c'è la questione dei ricordi. Se da una parte ho adorato il fatto che tutti i Radurai non conservassero memorie della vita precedente alla Radura, da un'altra ho trovato insulso e troppo comodo per l'autore il modo in cui il protagonista sia riuscito ad accedere ad alcuni flashback. In primis perché mi sembra del tutto improbabile che i fantomatici "Creatori", i quali si sono prodigati a tal punto per cancellare la memoria dei ragazzi, abbiano poi toppato su un aspetto così importante. E poi perché, ovviamente, i ricordi in questione sono appena sufficienti a dare qualche giustificazione alle scelte dell'autore, ma non forniscono alcuna spiegazione coerente al lettore per ciò che sta succedendo. Altro problema importante, è sicuramente il rapporto tra Thomas e Teresa. Insomma, non posso fare spoiler, ma il legame profondo e "anomalo" (o dovrei dire paranormale?) che li unisce è quanto meno discutibile. Va bene la fantascienza, ma certi espedienti banali, utilizzai poi così male, lasciano il tempo che trovano.
Peccato anche per la caratterizzazione dei personaggi secondari, che appaiono solo come delle ombre indistinte. Possibile che in due anni nessuno di quei poveri ragazzi abbia mai provato a fare le cose che ha fatto Thomas in un paio di settimane? Per quanto possa giustificare certi espedienti, sinceramente mi hanno delusa. L'inizio era così promettente, che la seconda metà del libro mi ha fatto infuriare. Avrei preferito che invece di una serie, fosse stato un unico libro ben scritto.

Verdetto: promettente, ma non ha colmato le mie aspettative


 Livello sensualità: assente
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