Magazine Cinema

Recensione: "The Town"

Creato il 10 gennaio 2015 da Giuseppe Armellini
E' sempre bello poter dire di essere al pari della filmografia/bibliografia di un autore.
Hai quella sensazione di completezza, di perfezione.
Certo, qui non stiamo parlando nè di Kubrick nè di Kafka e non abbiamo nemmeno davanti gigantesche filmografie hitccockiane o infinite bibliografie proustiane (che là anche solo uno basterebbe per tutti) ma insomma, anche nel piccolo e nel non eccelso raggiungere questi min-obiettivi non è male.
Ecco quindi che mi trovo ad aver visto anche la terza regia di Ben Affleck, dopo gli ottimi, bellissimi, Gone Baby Gone ed Argo.
E, che dire, se non fosse per quella faccia un pò così, se non fosse per quel fisico un pò così, se non fosse per una carriera un pò così, ecco, credo che tutti staremmo qui a considerare il buon Ben (da me ribattezzato Ben di Dio ispirato dall'amore folle di una ragazza per lui ) come uno dei massimi registi mainstream hollywoodiani contemporanei. Diciamo degli under 40 (o appena sopra) uno dei primi 5.
Credo che questi tre film possano essere o rappresentare un ideale cofanetto sul crimine.
Il crimine che lavora silenziosamente nella corruzione e nel marcio di Gone Baby Gone, quello Internazionale di Argo e quello più classico, d'azione, di delinquenza e rapine di The Town.
Altro grande film comunque, granitico, di fortissima matrice letteraria dietro.
Chi mi legge sa che se io vedo un inseguimento in macchina o una sparatoria di solito ho un rigetto pari solo nel vedere film in costume ottocenteschi.
Ma quando queste scene, oltre ad esser girate magnificamente, sono solo uno dei tanti pezzi del puzzle, uno dei mezzi insomma, e non il fine del film, allora va benissimo.
The Town è così, un film che gioca molto con il cambio di ritmo, passando più di una volta da quello classico da crime che racconta di indagini e di rapporti umani difficili a quello frenetico, adrenalinico di alcune scene d'azione notevolissime.
Credo vinca la sua battaglia in entrambi i fronti.
Certo, per quanto riguarda le scene d'azione, i colpi della banda, c'è veramente poco da dire.
Basterebbe il prologo, basterebbe l'epilogo, anche se probabilmente il migliore, quello che rimane più impresso, quello visivamente più bello e meglio costruito resta il centrale, con quelle inquietanti maschere da suore e un inseguimento girato da Dio.
Ma anche l'altra parte funziona molto bene malgrado, e in questo dispiace dovermi accodare alla critica pecorona (nel senso non qualitativo ma quantitativo) devo anche io confermare le non eccelse qualità recitative di Affleck, dal volto abbastanza monoespressivo e perennemente rincoglionito (a sto punto io lavorerei ancora più di sottrazione e metterei una maschera fissa alla Gosling).
Magnifico invece Renner, uno di quegli attori che regala sempre qualcosina ai film che interpreta. Il suo criminale pazzo, violento, cinico e senza più niente da perdere è probabilmente l'ago della bilancia dell'intero film, quello che tiene costantemente la pellicola in un eccellente equilibrio.
Non è un caso infatti come in un film di tensione quasi costante, di spari e morti ammazzati, di rischi e pericoli dietro ogni angolo io abbia trovato la scena del bar, con quel tatuaggio da non dover vedere e quel Renner fintamente affabile il momento più teso dell'intero film.
Bravissima anche lei, da me già incensata nel Il Mistero di Rockford. E bellissima, ca va sans dire.
Ci sono momenti di stanca, ci sono ridondanze e ripetizioni, manca asciuttezza, e ho trovato un filino pericoloso far passare il protagonista, Affleck (vero e proprio criminale, da mettere in galera a vita) come un personaggio persino positivo.
Ma resta un grandissimo thriller.
E quel "giornata di sole" nella telefonata (grande rimando a una frase buttata là durante il film) l'ho trovato davvero notevole.
E poi alla fine, Ziwataneo...
Impossibile non andare con il pensiero a quel capolavoro di film.
Un messaggio nascosto nella terra dove uno fu nascosto nei sassi,.
Io ci sono ancora, un giorno se vuoi mi troverai là.
Andy ci andò subito, Claire ancora non può, e forse non potrà mai.
Ma è sempre bello avere uno Ziwataneo.
Sempre bello avere un Montauk.
Sempre bello avere un posto dove incontrarsi ancora.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines