Ciao a tutti, amici! Questa mattina, la recensione del chiacchieratissimo The Vincent Boys, che ho letto su proposta della gentile Mondadori. Tra polemiche, vuote discussioni sul New Adult e giuste critiche ad alcune scelte, talora infelici, operate nella traduzione italiana (anche se, cambiando termini, il risultato non cambia mica...), ho trovato il romanzo della Glines meno peggio di quanto mi aspettassi. Tutto nella recensione che, nonostante non sia completamente negativa, spero vi regali ugualmente qualche risata. Un abbraccio e buon inizio di settimana, M. Ps. Ho scritto questa recensione ben due volte! Quel simpaticone di Blogger, ieri sera, ha deciso di cancellarmela. Nerviii... Se ami qualcuno, non gli rovini la vita. Gliela rendi migliore. Titolo: The Vincent Boys Autrice: Abbi Glines Editore: Mondadori “Chrysalide” Numero di pagine: 280 Prezzo: € 14,90 Sinossi: Ashton, brava ragazza di "professione", cerca di non deludere i suoi genitori e gioca il ruolo della fidanzata perfetta di Sawyer Vincent, il ragazzo che tutte vorrebbero. Ma durante le vacanze estive, mentre Sawyer è in campeggio con il fratello, Ashton inizia ad avvicinarsi a Beau, cugino di Sawyer, terribilmente sexy. E terribilmente pericoloso... Il ragazzo da cui tutte dovrebbero stare alla larga. Beau, che ha sempre voluto bene a Sawyer come a un fratello, ama Ashton fin dai tempi dell'asilo, considerandola però la "ragazza di suo cugino" e, dunque, off limits. Che sia giunto il momento di abbandonare le maschere e di lasciarsi andare ai sentimenti veri? Più Ashton e Beau cercano di stare lontani più il desiderio si fa irrefrenabile. La tenera amicizia che li legava da piccoli si trasforma in attrazione travolgente, impossibile da combattere... Come reagirà Sawyer nel trovare la sua ragazza tra le braccia del cugino e migliore amico? C'è sempre una prima volta per "tutto": per l'amore, per la gelosia, per scoprire chi siamo veramente... La recensione A mia discolpa, posso dire che non era mia intenzione leggere questo romanzo. Tra i tanti titoli di una Wishlist scritta su uno di quei Rotoloni Regina che non finiscono mai e tra tanti romanzi da recensire ancora, The Vincent Boys aveva scarsa priorità. Scarsissima. In realtà, non ne aveva nessuna. Le voci che, già prima della data d'uscita, lo paragonavano a un Cinquanta sfumature per adolescenti mi avevano fatto gelare il sangue nelle vene. Il bollino promozionale che annunciava il romanzo più hot dell'anno – no, non provate a staccarlo: perdereste invano tempo, energie ed arti vitali nell'impresa: è stampato sulla copertina proprio come come le due silhouette in bianco e nero che si tastano con trascinante ardore giovanile... - mi aveva dipinto sulla faccia un'espressione di grottesca loquacità che nemmeno Picasso, con le sue bocche urlanti e gli occhi sporgenti da Chihuahua cocainomane che fanno capolino dalle sue tele, avrebbe saputo immortalare. Pensavo che l'avrei dimenticato in fretta. Poi sono arrivate le discussioni, i commenti, le recensioni appassionate e quelle rassegnate, le polemiche. E, insieme a loro, è scesa in pista la mia curiosità, attirata come le api dal miele... o le mosche dalla spazzatura. Quando mi è stato offerto di recensirlo, ho accettato volentieri, ma i commenti negativi, che alla fine sembravano prevalare sui pochi positivi, mi avevano subito fatto pentire della scelta. Sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa, infierire inutilmente. Ma se il New Adult di Abbi Glines faceva così tanto parlare di sé, potevo forse non leggerlo e parlarne anch'io? Domanda decisamente retorica. In un pomeriggio di vento e ozio, l'ho letto. Perché non mi piace giudicare senza conoscere, e questo vale per i romanzi come per le persone. Perché avevo ancora incamerato uno stress da esami che solo qualche risatina avrebbe potuto scacciare via: che il divertimento fosse negli intenti dell'autrice o meno, poco m'importava. Piacevole, sexy, impulsivo, solare e involontariamente comico nella maggior parte dei casi, si è rivelato all'incirca duemila volte migliore di quanto, in realtà, mi aspettassi. Tutt'altro che malvagio. Ci sono fanfiction strutturate con molta più maestria, Harmony di migliore qualità, letture certamente più edificanti, ma i romanzi brutti, brutti, per me, sono altri: Risveglio di Anne Rice insegna! E' la più tipica delle americanate: sermoni domenicali, baseball, cheerleader più o meno oche, ginocchia che tremano, sangue che ribolle, terra che gira bruscamente, cuori che palpitano, genitali che friccicano. I protagonisti sono tre: Ashton (Se anche lei, visto il nome tipicamente maschile, un tempo nutriva qualche dubbio sulla sua sessualità e, come Ashton Kutcher, si era messa all'incerca di una Milf tutta sua, nel corso del romanzo, non temete, scioglierà tutti i suoi dubbi.), Beau (No, quante volte che vi devo dire che non è un cane: i nostri amici a quattro zampe sono mooolto più svegli di lui.) e Sawyer (Canzone preferita: Io rinasceròòò cervo a primaveraaa). Ashton, principale voce narrante della storia, è tipo una creatura mitologica che vive in un mondo a parte: mmm... vediamo, tipo un unicorno ninfomane. E' un incrocio tra la dolce Taylor Swift e l'altrettanto “dolce” Sasha-Grey-Ottimo-Direi. Figlia di un predicatore americano tanto simile al patriarca di Settimo Cielo – uno degli uomini più fertili al mondo, accanto a Rocco Siffredi: sette figli non sono uno scherzo, eh. Contenta la moglie... - è premurosa, cortese, coscienziosa, perfetta e con il ragazzo perfetto. Tutta casa e chiesa... è il tragitto, come si dice, che la frega! Troverà il suo, di settimo cielo, infatti, tra le braccia forti di Beau, suo ex migliore amico e cugino del suo attuale fidanzato. E sul cassone del suo pick up. Con il vento nei capelli, le stelle sopra di lei, le caviglie dietro le orecchie. E la nonna, appena venuta a mancare, da seppellire, e il fidanzatino lontano.
Di certo il minuscolo perizoma, indossato sotto il vestitino sexy scelto per dire addio alla sua amata nonnina, ha aiutato: verginale e delicata, sa essere sobria e raffinata anche nel lutto più nero con la sua lingerie trasparente di Victoria's Secret. Il suo Beau, invece, seconda voce narrante, è un cavernicolo palestrato dell'Alabama del Sud. E' maschio, è un adolescente, è eccitato ventiquattro'ore su ventiquattro e parla come mangia, quindi il suono dei suoi pensieri non ha nulla di profondo, musicale, lirico. Diciamo che ricorda il fruscio di una balla di fiene trascinata nel deserto incontaminato del suo intelletto. Ma è sincero, almeno. Le sue idee passano prima a sud della sua cintura che nel suo cervello, ma fa subito simpatia, con il suo passato triste e i suoi modi rozzi che, all'occorrenza, vorrebbero essere galanti. Mentre sullo sfondo arido e sfocato passa ignorato il povero e fedele Sawyer, con le orecchie che fischiano per le troppe bugie ascoltate e la testa che pesa per le corna da alce che gli sono spuntate nel corso di una sola estate, i due – tra confessioni, ripensamenti, disparità sociali ed economiche e la scelta del modo giusto per rivelare alla persona a cui tengono più al mondo il loro tradimento – si danno decisamente da fare, ed è a questo punto che arrivano le famose scene incriminate. La verità è che, senza il sesso, The Vincent Boys non avrebbe ragione d'essere. Che differenza ci sarebbe tra la relazione travagliata di Ash e Beau e quella dei protagonisti di produzioni certamente più raffinate e note come Step Up, I passi dell'amore, The Last Song? I protagonisti del primo si dedicavano affannosamente all'attività fisica e, be', questi non sono da meno. Quelli del secondo erano divisi dalla malattia, questi dalle corna. La protagonista dell'ultimo, poi, suonava il piano; Ashton la tromba
Il mio voto: ★★+ Il mio consiglio musicale: Bruno Mars – Locked Out of Heaven