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Recensione | The Walking Dead 5×04 “Slabtown”

Creato il 04 novembre 2014 da Parolepelate

- Te la ricordi Beth?
- Beth?
- Ma sì, dai, Beth… quella bionda, piccolina, che prima faceva le magistrali…
- Ah, quella Beth!

Scomparsa da così tante puntate che Federica Sciarelli di Chi L’Ha Visto? stava contemplando di inserire una segnalazione nel programma. Noi, però, ce la ricordavamo, e non vedevamo l’ora di sapere che fine avesse fatto. Noi. Maggie – ormai è un inside joke tra i fan – non tanto. In effetti, una delle poche critiche che mi sento di fare a questo telefilm è come gli sceneggiatori abbiano praticamente fatto sì che Maggie si dimenticasse di avere una sorella. Mi sembra un lavoro di scrittura un po’ pigro e superficiale: ho capito che Maggie adesso è super badass e tutto, però a farle fare un riferimento a Beth ogni tanto non muore nessuno (non più di quanto muoiano già, insomma). Ma vabbè.

È stato un episodio, questo, completamente Beth-centrico, e mi è piaciuto veramente tanto. Il personaggio di Beth, poi, l’ho sempre trovato interessante, e in effetti uno dei miei episodi preferiti della scorsa stagione è stato proprio quello in cui lei e Daryl sono stati i protagonisti assoluti. Questa quinta stagione non sta sbagliando un colpo, almeno per quanto mi riguarda.

Slabtown ci ha consentito di soffermare lo sguardo su un personaggio che, da quando l’apocalisse è iniziata, di strada ne ha fatta veramente tanta (metaforica, eh, perché questi sono quattro anni che camminano camminano e stanno sempre nel solito mezzo km quadrato). Abbiamo conosciuto Beth come una ragazza con istinti suicidi (cosa che Dawn, la poliziotta psicopatica, non manca di ricordarle) e ora la vediamo come una che mette in discussione leadership e uccide viscidi stupratori.

Dawn le dice che è debole. Beh, a me tutto è sembrato tranne che fosse debole. E non solo in questo episodio, ma in generale. Sì, non usa la katana come Michonne, non fa saltare in aria un accampamento di cannibali come Carol, ma come si fa a dire che Beth sia debole? Leggevo su Tumblr una riflessione che mi sento di condividere qui:

Beth è uno dei personaggi più forti di TWD perché ha quello che molti degli altri personaggi “forti” hanno perso: la speranza e la fiducia. È in grado di fare quello che deve fare e nel contempo riesce a portare un po’ di ottimismo in un mondo che non ne ha più.

“Io canto”, dice lei al dottore. “Canto ancora”. E mi ha fatto venire in mente una conferenza a cui ho assistito quando ero al liceo. Shlomo Venezia, sopravvissuto ad Auschwitz-Birkenau, ci ha raccontato la stessa identica cosa: che, nonostante tutto, cantava ancora.

Per questo Beth non è debole. Sopravvivere, sì, certo, ma qual è lo scopo della sopravvivenza fine a se stessa? E c’è chi potrebbe obiettare che, se non debole, allora è ingenua. No, non è nemmeno ingenua. Alla poliziotta psicopatica lo dice chiaro e tondo: “non verrà nessuno”. La qual cosa non mi sembra nemmeno si contraddica con l’ottimismo di cui sopra, perché Beth dimostra, qui, di essere semplicemente realista. Ottimisti, sì, ma non tanto da perdere il contatto con la realtà.

Quest’episodio, poi, mi è piaciuto particolarmente anche perché mi piace vedere gli altri “sistemi sociali” organizzati da altri sopravvissuti. Noi siamo sempre stati abituati a Rick & co. Le loro dinamiche all’interno del gruppo ci sono ormai ben note. Per questo è interessante osservare come altri gruppi gestiscono la fine del mondo. L’abbiamo visto a Woodbury, l’abbiamo visto a Terminus. E ora lo vediamo al Grady Memorial Hospital: Dawn ha messo su un sistema che a prima vista può sembrare efficiente, ma che in effetti non lo è poi così tanto.

Per prima cosa, è tutto basato sul do ut des: io ti salvo la vita, tu mi ripaghi stando al mio servizio. Qualsiasi cosa ti venga concessa, è un favore che tu poi dovrai restituire. E secondo me un sistema così è incredibilmente difettoso. Si tratta di coercizione, e le persone non tollerano la coercizione. Il dottore si “ribella” a modo suo, Noah e Beth sfruttano la prima occasione utile per scappare. Considerate invece un sistema sociale basato non sulla coercizione ma sulla solidarietà: quando un membro del gruppo si troverà in difficoltà, gli altri lo aiuteranno perché sentono che è la cosa giusta da fare, non perché lo vedono come un favore da restituire. Certo, magari lui si sentirà in dovere di farlo, se dovesse capitare l’occasione, ma si tratterà, in quel caso, di una dinamica sana all’interno della collettività.

Tanto più che Dawn aspira a “ricostruire il mondo”. Bene, fremo proprio all’idea che il mondo venga ricostruito da una con la mentalità così distorta. Che poi, chiariamo, lei avrà pure tutte le buone intenzioni del mondo, e sicuramente è così, ma forse non è un caso che si dica che la via per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.

Emblematico questo discorso: “Le persone che proteggiamo fanno sì che i miei agenti siano contenti. Più i miei agenti sono contenti, più si danno da fare per farci tirare avanti”. Il che, tradotto, viene: i miei agenti stuprano le ragazze e io lo giustifico perché voglio che il mio sistema fallato funzioni. E quando Gorman è stato ucciso dallo zombie della ragazza che aveva violentato, ho esultato tipo ultrà in curva checefregadercilenonoic’avemoTottigol. Perché, ciccio,  kama is a bitch, e gli infami fanno sempre la fine che meritano, prima o poi.

Dell’episodio, poi, è stato molto interessante il finale. Viene introdotto un nuovo paziente, dall’aria incredibilmente familiare. Carol.

Teoria: Daryl e Carol, che erano partiti all’inseguimento dell’auto che aveva preso Beth, sono arrivati ad Atlanta, e hanno incontrato Noah (che, al contrario di Beth, era riuscito a scappare). Noah racconta loro come stanno le cose, e organizzano il piano. Carol si finge ferita per infiltrarsi nell’ospedale e far fuori tutti. Che poi, ha tutto molto senso: Noah disse a Beth che aveva raggiunto l’ospedale con suo padre ma che, a quanto pare, poteva essere salvato solo uno dei due, e salvarono proprio Noah. La verità è che il padre di Noah era un tipo grosso e combattivo, mentre il figlio un tipo gracile. E uno grosso e combattivo prima o poi avrebbe creato qualche problema. Per questo è Carol l’infiltrata, e non Daryl: lei, a differenza di lui, non desta sospetti (ah, se solo sapessero!).

Ed ecco, allora, che forse si spiega anche il finale dell’episodio precedente: quando Michonne incontra Daryl, con lui non c’è Carol ma Noah. E ora mi aspetto che tutti quanti prendano d’assalto l’ospedale. Problema: Maggie è già diretta a Washington. E allora mi chiedo se, entro la fine della serie, le sorelle Greene si rincontreranno mai.

Vi lascio col promo del prossimo episodio, Self Help:


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