Altro giro, altra corsa, altra stagione. Come avete affrontato la lunga pausa? Avete ingannato il tempo con Fear The Walking Dead, la serie spin-off che racconta le origini dell’epidemia?
Mentre in quella stanno ancora cercando di capire con cosa cacchio hanno a che fare (spoiler: zombie!), nella serie madre quello ormai l’hanno compreso da un pezzo. Ed è tempo di – per usare le parole di Abraham – prendere il toro per le palle.
La puntata premiere della sesta stagione, della durata di oltre un’ora, ruota tutto intorno al piano di Rick di far fuori – faccio una stima approssimativa – circa venti triliardi di zombie, radunati tutti in un rave party in una cava, ad ovest di Alexandria.
Uccidere prima di venire uccisi. E, per riallacciarmi al commento di Abraham, per una volta sono i vivi che dettano le regole, non i morti. Se ci pensate bene, sono sempre stati i vivi a doversi adeguare alle regole di un mondo completamente ribaltato. E, se ci pensate bene, hanno sempre agito in base alle circostanze contingenti. Gli zombie gli andavano addosso, e loro dovevano tirarsene fuori. Penso, per esempio, all’attacco alla fattoria dei Greene. La fuga (precipitosa) non era stata pianificata, è successa e basta, perché non poteva essere altrimenti. È così che, fondamentalmente, funziona: fare le cose a seconda di quello che succede. Quello che abbiamo visto in questo episodio, invece, è di importanza epica perché in pratica è il contrario. L’idea di “prendere” gli zombie, attirarli lontano prima che si riversino in città, tenerli sulla strada e portarli esattamente dove si è deciso di portarli, altro non significa che, in questo caso, i vivi non stanno agendo in base alle circostanze, ma sono loro a creare le circostanze. Sono loro a creare le condizioni. Insomma, riprendere il controllo. Guardate Daryl, che in moto si trascina dietro l’intera orda: non sembra un po’ mamma papera con i paperotti? È mamma papera che apre la strada, e decide la direzione. Se fossero stati i morti ad avere il controllo, se Daryl non avesse “guidato” ma fosse semplicemente scappato per non farsi mangiare, sarebbe stato ugualmente in testa all’orda, ma con la (non sottile) differenza che non sarebbe stato lui a decidere la direzione: sarebbe stata verosimilmente una fuga irrazionale, senza meta, motivata dalla “pressione” incalzante dei morti alle calcagna. Sono loro che, quando ti inseguono, pur se ti restano alle spalle, ti “dicono” dove devi andare.
Alla luce di questo ragionamento, la cui bontà delle argomentazioni è ovviamente data tutta dalla metafora con le papere, non credo sia un caso che il commento di Sasha sia stato:
fare qualcosa di così grande significa vivere.
Capite? Prima si trattava semplicemente di
alzi la mano chi ha colto la citazione
L’episodio è stato caratterizzato dalla particolarità dell’essere stato girato per lo più in bianco e nero, utilizzato per mostrare i flashback. Siccome ultimamente sto vedendo soltanto film in bianco e nero, quelli del cinema dei tempi andati, tanto da essermi quasi disabituata ai colori, non nego che mi ha fatto piacere questa scelta: almeno, mi ha reso più facile la transizione al technicolor.
Un’altra cosa che mi è piaciuta, è stato vedere come il piano di Rick – che all’inizio dell’episodio abbiamo già visto in “moto” (un inizio in medias res, se vogliamo) – sia stato spiegato nel corso della narrazione, ogni scena che va ad aggiungere un tassello esplicativo, così che le scene viste all’inizio acquistassero un senso. Insomma, una narrazione non lineare che secondo me ha contribuito a mantenere alto il livello di concentrazione.
Così come il finale cliffhanger (chi caspiterina sarà stato a suonare il clacson, mandando a monte tutto il piano, e soprattutto perché?) che ha di sicuro contribuito a mantenere alto il livello di ansia e di interesse, in attesa della prossima settimana. Soprattutto, anche alla luce del fatto che Morgan non sembri (o magari è solo una mia impressione) troppo a suo agio con la leadership di Rick. Staremo a vedere, ma per ora l’ho etichettato come “tipo sospetto”.
Che altro? Ah, sì. Maggie e Tara: ho amato la loro scena insieme.
– Ha ucciso Noah e ha cercato di uccidere anche Glenn?
– Glenn è uno che salva le persone. Persino persone come lui. Neanch’io riuscivo ad accettarlo. Ma poi ho pensato a te. Nel giorno peggiore della mia vita noi due eravamo in due schieramenti opposti. E ora per me sei una delle persone più importanti al mondo. Le cose possono migliorare. Possiamo renderle migliori.
Un inno alla comprensione, al perdono e alla speranza per il futuro. Va da sé, quindi, che tra un po’ andrà tutto in malora. Mai, e dico mai, durante un’apocalisse zombie, mostrarsi fiduciosi per l’avvenire, perché di sicuro ci rimani fregato. Tra l’altro, c’è giusto uno studio dell’American Psychological Association che dice che i pessimisti vivono più a lungo. Ecco, in un mondo come quello di The Walking Dead, in cui il tasso di mortalità è del 900%, io ci andrei cauta con i proclami sulle cose che migliorano. Perché in genere non lo fanno.
Il promo del prossimo episodio, JSS
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