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Recensione | The Walking Dead 6×04 “Here’s not here”

Creato il 04 novembre 2015 da Parolepelate

Dal Vangelo secondo Morgan.

Lo so che speravate tutti di scoprire cosa sia realmente successo a Glenn (o a Rick, se è per questo), ma vi ha detto male. Spero che ne verremo a capo nel prossimo episodio, o al massimo nel prossimo ancora, purché prima del mid-season finale, altrimenti sbrocco.

Intanto, però, affrontiamo un altro mistero, quello di Morgan: è da quando è (ri)comparso che mi interrogo sul suo comportamento più che mai ambiguo (o, comunque, strano), e questo episodio monografico, della durata di un’ora, ci offre al riguardo una interessantissima panoramica.

Mi domandavo da dove provenisse questo nuovo stile di vita di Morgan, cos’è che la spinto ad affrontare il mondo secondo i dettami di quella pareva, a tutti gli effetti, una filosofia orientale (che io chiamavo genericamente “zen”).

Nel suo peregrinare – da solo, sulla strada della pazzia – fa la conoscenza (e noi con lui) di tale Eastman. Ed è proprio Eastman a forgiare lo spirito di questo nuovo Morgan. Si può dire che ne abbia salvato l’anima, prima ancora che la mente. Questo perché mi sembra che Morgan, che per sua stessa ammissione ha ucciso persone non necessariamente per legittima difesa (e lo vediamo all’inizio dell’episodio), crede che tutti gli omicidi ormai lo “definiscano”. Che ormai non c’è più differenza tra il gesto, e la persona che compie il gesto, sono un tutt’uno. Morgan non è più “una persona”, o almeno non lo è tanto quanto lo è Eastman, dai modi affabili e dalla parlantina sciolta e piacevole. Quando, imprigionato, Eastman gli concede due scelte, di andarsene o di restare, Morgan contempla una terza opzione, ucciderlo. E quando lo attacca, in effetti sembra più un animale che una persona. Puro istinto: che sia di sopravvivenza, che sia di squilibrio mentale, è difficile dirlo. Certo è che in Morgan non c’è più, ormai, l’umanità.

E siccome Eastman crede che dovunque ci sia vita ci sia anche potenziale, insegna a Morgan i principi dell’aikido, un’arte marziale giapponese che lo ha aiutato a superare dei brutti momenti, prima ancora che il mondo finisse.

Principio cardine, scopriamo, è quello di non uccidere, perché ogni vita è importante. Tutto bello, tutto giusto. Il fatto è che questa nuova filosofia di vita, che non si propine certo di risolvere i problemi, ma solo di aiutare una persona a vivere in pace col mondo e con gli altri, i problemi li crea. Il che è un problema. Perché io non riesco a smettere di pensare al fatto che ora Rick sta passando un bruttissimo quarto d’ora unicamente perché Morgan ha mostrato clemenza nei confronti dei Lupi che hanno attaccato Alexandria.

Ora, sarà che ho il gusto per i cavilli, ma nel libro di Eastman un appunto diceva “proviamo a non uccidere”.

Recensione | The Walking Dead 6×04 “Here’s not here”

Secondo me questo non uccidere non è (o non deve essere) inteso, in senso assoluto, perché quel “proviamo” evidentemente significa che, in date circostanze, qualche volta il morto ci può scappare. Io, anzi, aggiungere che ci deve scappare. Specie nel mondo di The Walking Dead. Guardare al bene più grande, insomma: ucciderne uno per salvarne cento (o anche, nel concreto, solo Rick).

Cioè, non fraintendetemi, l’idea di fondo è più che buona. Solo, non è un’idea che si presta ad essere messa in pratica in modo assoluto, cioè senza contemplare, nemmeno lontanamente, una qualche deroga. Ad esempio, il nostro ordinamento prevede, tra le cause di esclusione dei reati (cioè circostanze in cui una data condotta, normalmente illecita e quindi punibile, diviene lecita), la legittima difesa (art. 52 c.p.) e lo stato di necessità (art. 54 c.p.).

Per il resto, vivi in pace quanto ti pare. Mostra pure tutto il rispetto che credi per i morti, ad esempio scavandogli delle tombe, però casomai diamo la precedenza ai vivi che si meritano di restare tali.

(tra l’altro, la cosa del rispetto per i morti mi ha fatto pensare a quando Rick, nella prima stagione, prima di fare a pezzi uno zombie per usarne le viscere come mimetizzazione, si prende un momento per ricordare la persona che quello era, prima del mostro)

Ora che ho visto l’episodio, però, mi sorgono altri interrogativi. Considerando che sta andando tutto in malora, e Morgan nel bene o nel male sarà costretto a fare i conti con la realtà (era la voce disperata di Rick, peraltro, a gridare di aprire il cancello?), allora mi chiedo: continuerà imperterrito per la sua strada, o aggiusterà un po’ il tiro, contemplando appunto quelle “deroghe” alla sua filosofia, che secondo me sono non solo auspicabili, ma proprio fondamentali per il quieto vivere? Quieto vivere. Sì, sembra paradossale, ma è così.

Certo è, comunque, che  è stato davvero interessante vedere il percorso di Morgan. Speravo che ne spiegassero adeguatamente il nuovo atteggiamento: l’hanno fatto. Ora non vedo l’ora  di scoprire quali ripercussioni avrà, a lungo termine, sul gruppo.

P.S. ho impiegato, quanto? Quindici anni a superare la morte della capretta di Jurassic Park, e adesso devo ricominciare tutto da capo. Ahimé.


Il promo del prossimo episodio, Now:

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