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Recensione | The Walking Dead 6×12 “Not tomorrow yet”

Creato il 09 marzo 2016 da Parolepelate

Perché in questo telefilm non c’è mai una cosa che vada per il verso giusto? Mica voglio che vada tutto per il vesto giusto, solo qualcosa. Una. Ogni tanto. È chiedere troppo? È una pretesa assurda?

Vabbè, dai, me lo aspettavo, non è che dichiari guerra a Negan e per poi sperare di risolvere tutto in dieci minuti, in tempo per la merenda.

Il piano era semplice e ben congegnato: entrare con uno stratagemma (la testa di uno zombie che fa le veci di quella di Gregory – che Negan e i suoi Salvatori avevano richiesto esplicitamente), far fuori il più silenziosamente possibile chiunque si fosse parato davanti, conquistare l’armeria, tornare a casa in tempo per la merenda.

Alexandria vs. Salvatori.

Le ragioni dietro alla dichiarazione di guerra sono riassumibili nel brocardo latino mors tua, vita mea. “O voi o noi”, dice eloquentemente Aaron.

Ed è giusto. Ora che hanno la possibilità di costruire qualcosa ad Alexandria, sarebbe da incoscienti permettere che un gruppo di persone che loro sanno essere pericolose ed ostili (i Salvatori) giri indisturbato per la zona, aspettando il momento buono per attaccarli.

O voi o noi.

Decisione unanime, peraltro.

Ovviamente, chi mai potrà dirsi contrario se non il solito Morgan? Giuro che se prima di subito qualcuno non gli ficca in testa un po’ di buon senso, io sbrocco. Anche a martellate, purché qualcuno lo faccia ragionare. Perché all’inizio sì, posso capire, è il modo in cui vuoi vivere la tua vita, ed è legittimo, certo.

Ma.

Non.

Puoi.

Continuare.

A.

Perorare.

La.

Tua.

Causa.

Anche.

Ora.

Ora che sai che la tua comunità è debole e in una situazione precaria.

Ora che hai visto che la tua clemenza nei confronti del Lupo ha portato solo guai (Denise era stata presa in ostaggio e messa in pericolo).

Ora che sai che c’è in giro gente che non si farebbe scrupoli a tagliarti la testa e a metterla su di una picca. O a metterti la picca su per il culo, dipende da quanto è versatile quella picca, boh, non ho mai avuto modo di utilizzare una picca.

Io mi domando come faccia, Morgan, a non capire che la sua filosofia del non ammazzare, è esattamente ciò che farà ammazzare la gente. La sua gente.

È interessante, tuttavia, osservare come Carol – che per modo di vedere le cose non potrebbe essere più diversa da Morgan – lo abbia difeso davanti a Rosita. Rick non sa che Morgan aveva lasciato in vita uno dei Lupi e Rosita confessa – durante la riunione in chiesa – di essere stata ad un passo dallo sputtanarlo (perdonate il francese).

Carol risponde semplicemente che Morgan non vuole uccidere e Rosita alla fine acconsente a non dire niente a nessuno. Quello che è successo qui è molto importante, secondo me: Carol sta “proteggendo” Morgan non per comunanza di vedute – loro non potrebbero essere più diversi – ma, credo, per impedire che gli venga riservato lo stesso trattamento che era stato riservato a lei: l’esilio.

Con la differenza, se mi è concesso, è che Carol non se lo meritava, Morgan sì. Morgan è evidentemente un pericolo per il gruppo, e prima verrà allontanato meglio sarà per tutti.

Tra l’altro, da quando è comparso Morgan il dibattito principale – anche qui in questo sito – è stato: è giusto voler dare una seconda possibilità a tutti? È vero che ovunque ci sia vita c’è una possibilità? Ed è giusto evitare di uccidere se ciò è concretamente possibile? Cercare una soluzione diplomatica ai problemi?

Morgan non vuole uccidere. Parlando con Carol, Rosita dice:

Nessuno di noi vuole uccidere. Succede.

Succede.

Ecco il punto. Non è che Morgan è un santo, e Rick e gli altri sono diavoli che uccidono per divertimento, per passare il tempo visto che in quel mondo internet non c’è. Semplicemente, sanno che è inevitabile uccidere, se si vuole evitare di essere uccisi.

Glenn, ad esempio, prima di questo episodio non aveva mai ucciso un essere umano. Non sminuisce il gesto, togliere una vita è brutto in qualunque mondo ci si trovi e lui non si prepara ad uccidere a cuor leggero, ma capisce che è una cosa che deve fare, affinché possa assicurare un futuro a sua moglie e al figlio che stanno aspettando.

Oppure Carol. In questo episodio la vediamo fare la somma di tutte le persone che ha ucciso: sono diciotto. L’abbiamo vista scrivere i numeri su di un’agenda, ma non è che aveva l’espressione da “uahahah, che figata, ho fatto fuori ben diciotto persone, chissà se vinco un premio quando arrivo a venti!”. Non credo proprio che si diverta a togliere la vita, però se deve farlo lo fa: se crede che serva a tenere il suo gruppo al sicuro, ingoia il rospo e lo fa. Come quando ha ucciso due persone per evitare che l’influenza si propagasse, ha fatto ciò che – in quella circostanza – avrebbe garantito alla sua comunità maggiori probabilità di sopravvivenza. Non per niente, lei è vista un po’ come la mamma del gruppo.

L’unica cosa che non vorrei mai che accadesse, comunque, è che la vicinanza di Morgan la faccia rammollire o le metta dei dubbi in testa. Perché se Carol si rammollisce, o si fa venire degli scrupoli, allora abbiamo un problema.

Ne dubito, però: ora che è stata rapita – insieme a Maggie – dai Salvatori sopravvissuti, non penso vorrà mai diventare seguace della non violenza. Ma ffffffigurati.

Guarda i fiori, Negan.


Il promo del prossimo episodio, The same boat:

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