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Recensione | The Walking Dead 6×13 “The same boat”

Creato il 16 marzo 2016 da Parolepelate

Abbiamo una certa Carol e una certa Maggie…

Ciarlava Paula spavalda. “Buona fortuna”, ti ritrovi a pensare tu spettatore. “Ne avrete bisogno”. E infatti…

È stato un episodio all’insegna del girl power. Carol e Maggie da sole valgono più degli Avengers messi insieme, e non sto parlando per iperbole.

I maschietti si sono visti poco, o affatto: giusto all’inizio, in quanto l’episodio comincia esattamente dove quello precedente si era concluso, e alla fine.

Ingombrante, comunque, la presenza di Morgan, che è uno di quelli che non si sono visti affatto: è incredibile, oh, quell’uomo riesce a far danni pure quando non c’è. Ci vuole talento.

L’unico ad essere stato in scena per più di un minuto è stato uno dei Salvatori, quello a cui Carol aveva sparato: mi ha dato l’idea di uno che si crede super figo e poi ad appena 37 di febbre invoca il suicidio assistito.

Dai, suvvia, ti hanno sparato ad un braccio, c’è di peggio.

Sì, ochèi, poi per quella ferita ci è morto, ma c’è comunque di peggio. E in ogni caso, piagnucoloso o no, in un episodio del genere perfino Rambo in persona sarebbe sfigurato di fronte a Maggie in piena modalità “vi strappo l’anima a morsi”.

Ora, per quanto mi riguarda, questo episodio è stato uno dei migliori di questa stagione. L’ho amato dall’inizio alla fine, soprattutto per come è stato in grado di tratteggiare i caratteri dei due personaggi intorno a cui ruotava, cioè Carol e Maggie.

Carol, per quasi tutta la durata della puntata, è inerme e terrorizzata. Anzi, così vuole apparire agli occhi dei suoi carcerieri. L’abbiamo già vista fingere di essere quella che non è: ad Alexandria si è presentata come la tipica mamma che cucina i biscotti, viva soltanto grazie agli altri che l’hanno protetta. Spinge i nemici a sottovalutarla: una volta che questi si sono convinti che non costituisce una minaccia, e abbassano la guardia, è in quel momento che Carol colpisce, e non ce n’è per nessuno.

Così, è ovvio che quando la vedi andare in iperventilazione, afferrare un rosario e piangere, tu spettatore capisci – o perlomeno il dubbio ti viene – che sia soltanto un trucco. Una recita. Estremamente credibile, tuttavia, e in diverse occasioni io e Maggie avevamo la stessa faccia preoccupata e perplessa: vi dirò, mi è passato per la mente più di una volta che Carol fosse seriamente sull’orlo del tracollo, a causa dei dubbi che Morgan le ha instillato.

Recensione | The Walking Dead 6×13 “The same boat”

Maggie che pensa “boh”.

Non ero completamente nel torto, perché sebbene la sceneggiata della prigioniera spaventata e indifesa fosse in massima parte proprio quello, una sceneggiata, che Morgan le abbia offuscato il giudizio è un dato di fatto.

(dico “in massima parte” perché secondo me non era completamente finzione, Carol sta davvero vivendo una sorta di “crisi mistica” e c’era senz’altro un fondo di verità nel suo disagio)

Carol stessa confessa a Maggie che se avesse ucciso Donnie nel bosco, nulla di tutto questo sarebbe successo. La sua visuale era chiara, gli ha sparato al braccio non perché l’avesse mancato, ma perché aveva deciso di risparmiarlo. Morgan le ha fatto venire degli scrupoli, con il risultato che lei e Maggie se la sono vista non brutta, di più.

Nella recensione dello scorso episodio mi dicevo preoccupata che Morgan avrebbe avuto una cattiva influenza su Carol. Purtroppo, avevo ragione.

E se Carol intanto cerca di venire a patti con gli scrupoli morali, Maggie no. Neanche per idea. Mi ha fatto venire in mente quello scambio di battute nel film “La mummia – il ritorno”, in cui Evy dice “Tesoro, un po’ di diplomazia” e Rick (un altro Rick) risponde “Non c’è tempo per la diplomazia”. Anzi, mi pare proprio che Maggie abbia proprio cancellato la parola “diplomazia” dal suo vocabolario, e l’ho amata per questo.

Non ho intenzione di morire oggi.

Non era retorica, la sua, perché davvero non aveva alcuna intenzione di morire. Mi domando quanto le cose sarebbero state diverse se non fosse stata incinta. È ovvio che stesse vivendo un brutto quarto d’ora, ma ne ha affrontati di peggiori, quindi non necessariamente sarebbe morta, ma è altrettanto ovvio che il fatto che fosse incinta l’ha resa praticamente immortale (in quella situazione contingente, certo). Perché Maggie non stava cercando di sopravvivere soltanto per se stessa, ma anche per Carol e, soprattutto, per il bambino che porta in grembo: avete presente mamma orsa che difende i cuccioli ad ogni costo? Ecco.

Tra l’altro, ho trovato molto interessante il fatto che si sia trattato di un episodio incentrato unicamente su questi due personaggi.

Maggie che diventerà una madre.

Carol che è stata una madre.

Due diversi stadi di una stessa situazione, ma un unico – identico – imperativo: difendere la prole.

Da un lato abbiamo Maggie che, come Rick, non guarda in faccia a nessuno.

(peraltro, quando si tratta di proteggere Carl, Rick è uno che non va tanto per il sottile)

Dall’altro abbiamo Carol che, pur in preda ad atroci dubbi di carattere etico e morale, quando si tratta del gruppo non guarda in faccia a nessuno.

Quando teneva Paula sotto il tiro della pistola, le ha dato la possibilità di scappare, nonostante Maggie insistesse affinché le sparasse. Paula che, a ruoli invertiti, non avrebbe certo ricambiato la cortesia di Carol (sto parafrasando La guerra di Piero? Probabile). Eppure, quando Michelle attacca Maggie e con il coltello va pericolosamente vicina alla pancia (tanto da bucarle la maglietta – alzi la mano che ha avuto un attacco di cuore guardando quella scena), Carol le spara in testa a sangue freddo.

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È una madre che sta proteggendo un’altra madre, ma è anche una madre che sta proteggendo la prole: se Carol è vista e considerata come la mamma del gruppo, è ovvio che in questo caso la prole in questione fosse Maggie.

Ora, per quanto l’influenza di Morgan abbia condotto Carol a riconsiderare le sue scelte di vita, quest’ultima uccisione segna una differenza fondamentale tra i due personaggi: Morgan, salvata Maggie, avrebbe senz’altro risparmiato Michelle, la quale alla prima occasione avrebbe sicuramente messo a rischio la vita di qualcun altro. Carol, ben più pragmatica, l’ha uccisa perché era la cosa concretamente più utile da fare.

Non per questo Carol è contenta del suo gesto. Quando Daryl le chiede se stesse bene, lei risponde no. 

(quando si sono abbracciati mi sono un po’ sciolta, non sono la sola, vero?)

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Ed è quando Rick fredda l’ultimo dei Salvatori rimasti, che vediamo quanto Carol non stia bene. Che vediamo tutti i danni fatti da Morgan.

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Carol, davanti al gesto di Rick, vacilla. È un modo di vivere che lei non riconosce più, e questo è un problema. Un grosso problema, soprattutto ora che sta per essere introdotto Negan, il Cattivo per eccellenza. La filosofia “dove c’è vita c’è una possibilità” è un lusso che non si possono permettere. Spero solo che lo capiscano prima che ci scappi il morto. A meno che quel morto non sia Morgan, in quel caso mi va più che bene.

E anche per Maggie la situazione sta diventando insostenibile, sebbene per altre ragioni, quindi, per favore, per i prossimi sette mesi circa stai buona e ferma, grazie.

P.S. uscite Jeffrey Dean Morgan asap.


Ringraziamo le pagine: Norman Reedus Italia | TWD – Am I the only one Zen around here? Good Lord. | Disney,Tv, Cinema, Musica & Libri Gli attori britannici hanno rovinato la mia vita | Serial Lovers – Telefilm PageSerie Tv ManiaDemiMovie Serie tv, la nostra droga And. Yes, I love telefilms and filmsDiario di una tv series addicted | Film & Serie TV | I love Film and Telefilm  


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