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Ancora una volta l'Apocalisse è raccontata in maniera umana, introspettiva, esistenziale. Come in Carriers, in The Road, in Monsters, film tra loro diversissimi ma accomunati dalla voglia di raccontare la fine dell'umanità, o perlomeno il rischio di questa fine, attraverso gli occhi, le vicende, le emozioni e le interazioni di pochi personaggi.
La tematica è molto affascinante e, ahimè, sempre più frequente nel cinema con quell'ahimè che non è altro se non la constatazione di come l'uomo abbia sempre più paura della propria fine, sempre più timore di aver imboccato una strada che lo porterà alla distruzione, e se poi questa distruzione saranno fenomeni naturali, gli alieni, un'epidemia zombesca o dei mostri giganti poco cambia, sono solo metafore diverse della stessa cosa.
Ma nessun film, probabilmente, è così definitivo come These Final Hours. Forse soltanto uno lo era allo stesso modo, un film apocalittico sui generis, magnifico e impareggiabile, Melancholia.
La Terra ha le ore contate. Una non ben specificata (almeno per me) catastrofe naturale, probabilmente un asteroide, sta per cancellarla per sempre, continente dopo continente.
A Perth ci sono ancora 12 ore prima della fine. James vorrebbe passarle alla Grande Festa finale organizzata dal fratello della sua ragazza, una Festa dove far sesso continuamente, giocare ad uccidersi, sballarsi, vivere al massimo le ultime ore. Ma incontrerà Zoe, una bambina che sta cercando suo padre per passare con lui il momento finale. E così, mentre Zoe troverà forse in James quella figura paterna che in quel momento gli manca, lo stesso James in sole 10 ore diventerà probabilmente un altro uomo.
Bel film, fotografato in maniera fantastica, scritto bene e molto profondo.
Il punto di forza è proprio in questa ineluttabilità della fine, nel sapere esattamente le ore di vita che ancora ti restano. Non c'è speranza, morirai, devi solo scegliere cosa fare in queste ultime ore. In questo senso l'idea (e di conseguenza la scena) della Festa è davvero fantastica, un ossimorico e dionisiaco inno alla vita appena prima della morte, uomini che ormai non hanno più "contratti" morali, sociali, emotivi, sono solo animali che prima di morire vogliono godere. Gli omicidi e i suicidi non si contano, chi resta vivo o si dà alla pazza gioia o aspetta inerme la fine. James invece riscoprirà sè stesso, capirà come non mai l'importanza e la potenza dell'amore, dell'affetto, degli altri.
"La vita è sempre più forte della morte" gli dice la ragazza (attrice di bellezza mostruosa, sembra la prima Liv Tyler) che lo ama e che vorrebbe passare la fine con lui. E dire una frase così a poche ore dalla morte è davvero straordinario. Soltanto alla fine, forse, James capirà l'importanza di quelle parole.
Come dicevo prima ho trovato superba la fotografia, esaltata soprattutto nel montaggio alternato tra quella fredda e blu del bunker e quella colorata e sovraesposta della festa in piscina, splendida. E anche il finale, con quel muro di fuoco che arriva, è fotografato magistralmente.
In realtà di scene bellissime (anche come scrittura) ce ne sono molte anche se, bisogna dirlo, il film non riesce mai a prenderti completamente e quando questo accade non bisogna nemmeno ricercare tante motivazioni, se un film ti cattura del tutto ti cattura del tutto, se non lo fa non lo fa, semplicemente.
Ma di difetti ne ha pochissimi. La redenzione di James è raccontata in maniera credibile e, a parer mio, affatto esagerata. Forse lo sarebbe stato in un film "normale", ma a poche ore dalla morte i nostri pensieri, la ricerca di scoprire chi siamo è così forte che porta inevitabilmente a riflessioni impossibili o comunque molto difficili da fare in condizioni normali. Mi è piaciuta la scena dalla sorella di James, quelle tre croci in giardino e la coppia nella doccia, mi è piaciuta la sequenza della madre, scritta in maniera sobria e perfetta, mi è piaciuto da morire Zoe che vuole restare col padre ma soprattutto ho trovato magnifica quella corsa dietro la macchina, quel ci stiamo perdendo per sempre ma facciamo che sia il più tardi possibile.
"C'è ancora tempo" aveva appena detto Zoe a James.
E c'era veramente ancora tempo.
Tutto alla fine sarà retorico quanto vuoi ma funziona cazzo, funziona da morire. Non c'è retorica che tiene quando questa si collega alla fine, non c'è retorica che tiene quando questa è costretta anch'essa a morire.
"Arriva"
"Ti amo"
"Sono qui, sono qui"
E il fuoco arriva su due uomini che hanno perso troppo tempo per capire la forza del loro amore.
Se tutti avessero aspettato la fine in quella maniera, come loro, probabilmente in un solo secondo, il suo ultimo, l'Umanità si sarebbe finalmente riscoperta grande.
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