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Recensione: "Tokyo Godfathers"

Creato il 12 gennaio 2015 da Giuseppe Armellini
Recensione: « Pieno di gratitudine per tutto ciò che di buono c'è nel mondo, poso la mia penna.
Con permesso.
Satoshi Kon »
Non è un caso che l'uomo che poco prima di morire ha scritto sul suo sito web questo ultimo messaggio sia lo stesso uomo che ha creato e diretto questa piccola perla dell'animazione moderna, Tokyo Godfathers.
Perchè solo uomini che conoscono la bellezza della vita e sanno mantenere questo rispetto e questa leggerezza verso di essa anche nei momenti più devastanti (Kon è morto di tumore terminale al pancreas) possono realizzare un cartone così leggero pur nella pesantezza delle tematiche che affronta.
Kon conosce l'ironia, quella che per me è una delle chiavi dell'universo e probabilmente la barca più resistente per restare a galla.
Ed è l'ironia della vita la base di tutto, o sicuramente lo è di questo cartone, una specie di Magnolia animato, in cui 3 barboni passano la settimana che va dal Natale al Capodanno cercando i genitori della neonata che hanno trovato tra la spazzatura.
Sarà una settimana per certi versi magica, in cui accadono coincidenze con la stessa frequenza in cui stanno cadendo questi fiocchi di neve.
E nella vita c'è qualcosa come le coincidenze che possa rappresentare meglio l'ironia?
La coincidenza è sempre ironica, è sempre una buffa anomalia di quello che noi consideriamo il corso degli eventi.
E allora Kon racconta di fatti quasi inspiegabili con un realismo pauroso, come se tutto quello che accade sia assolutamente normale.
Siamo dalle parti di quei disegnatori baciati dala grazia sì, ma anche gran lavoratori, quelli che curano il dettaglio tanto quanto la scena che lo racchiude, quelli che mostrano un vassoio oscillare per terra, qualche spruzzo di neve entrare dalla porta che si apre, sangue che copre una tubatura o i bagliori di luce nel viso vicino una pistola che spara.
Tra barboni, un uomo che un giorno ebbe una vita normale ma il gioco ha rovinato, un transessuale che ricerca tra i rifiuti una propria identità e una ragazzina scappata di casa dopo aver raggiunto un punto di terribile rottura col padre per l'affetto che non le manifestava.
Un buffo trio di persone che a malapena e raramente si chiamano per nome, uniti nel destino dal ritrovamento di questa bambina.
E il viaggio casuale, guidato dalle coincidenze, che li porterà dai genitori della bimba sarà anche un viaggio dentro loro stessi e nel loro passato, passato che forse per alcuni di loro tornerà futuro.
E intanto Kon racconta di bimbi abbandonati, di solitudine, di sensi di colpa, di amori inconfessabili mantenendo sempre un gusto per la leggerezza e per il gioco fantastici.
Tutto sembra normale ma in realtà tutto è guidato dal destino.
L'uomo trovato sotto la macchina.
L'ambulanza (simbolo di soccorso) che li avrebbe uccisi se non fossero usciti 20 secondi prima.
La figlia ritrovata per caso mentre lui paga quella spesa medica. Con quei soldi che, guarda caso, erano proprio per lei.
Loro che parlano del suicidio e dietro di loro una ragazza sta per farlo. Ed è proprio la ragazza che cercavano.
Il biglietto vincente alla Lotteria, composto da tutti 1. E forse quel biglietto ce l'hanno proprio loro.
Lo stesso tassista ritrovato più volte.
L'incontro col padre.
Si ride, ci si diverte, si riflette e forse, cade anche una lacrima.
Specie in quel volo planato dal vento che li porta a terra sani e salvi
Buffa la vita, bella la vita.
Specie se a raccontarla ci sono uomini così.
 « Pieno di gratitudine per tutto ciò che di buono c'è nel mondo, poso la mia penna.
Con permesso.
Satoshi Kon »
Perchè i cerchi vanno sempre chiusi. Per coincidenza o no.

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