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[Recensione] Tri – capitolo primo: la profezia di Lorena Laurenti

Creato il 18 giugno 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Tri – capitolo primo: la profezia di Lorena LaurentiTitolo: Tri – La profezia
Autore: Lorena Laurenti
Editore: Lulu.com
ISBN: 9781471624360
Numero pagine: 499
Prezzo: € 18,36
Lo potete trovare QUI.
Voto: [Recensione] Tri – capitolo primo: la profezia di Lorena Laurenti

Trama:
Predestinazione, destino, fato. Aprire gli occhi e scoprire di essere in un deserto. Qual è la prima cosa a cui pensereste? Accade a Saira, sedicenne abituata alla frenetica e comoda vita moderna. Un sogno ricorrente. Un passato antico. Un mondo in cui non esiste il libero arbitrio. L’incubo sembra non avere fine. Un’anima privata del suo amore in cerca di vendetta. Può il sentimento sopravvivere ai secoli? Il primo romanzo di una trilogia giovane e fresca che riesce a unire tante emozioni: malinconia, amore, passione, rancore e mistero vi terranno legati dalla prima all’ultima pagina.

Recensione:
A giudicare dalle classifiche e da come si presenta, questo romanzo dovrebbe essere stato una rivelazione. Certo, una trilogia è pur sempre un progetto ambizioso, per cui ho cercato di moderare il giudizio finale, ma per quanto mi riguarda c’è stato ben poco da fare. Sarà anche una narrazione lenta e pesante che deve sostenere una mole di fatti e personaggi da protrarre per i due volumi successivi, però a questo si aggiunge anche uno stile narrativo decisamente ostico.
A tratti il punto di vista slitta da un personaggio all’altro, talvolta anche senza specificare chi sta parlando in quel momento, lasciando al lettore il compito di trovare la prospettiva da cui prendere il testo per proseguire nella lettura.
Per la maggior parte si guarda attraverso gli occhi di Saira, una potenziale Mary Sue che purtroppo rispecchia tutti i cliché del caso: la classica ragazzina che si ritrova catapultata in un mondo sconosciuto perché è la prescelta contrassegnata da una misteriosa profezia (che, tra l’altro, non viene mai opportunamente descritta), contesa tra tutti, e dico tutti i personaggi maschili del libro, gratuitamente acida e indisponente verso tutti i personaggi femminili, gelosa e indecisa nei confronti dei suoi spasimanti, perennemente intenta ad auto commiserarsi e ribadire il concetto di essere soltanto una povera ragazzina indifesa costretta a convivere con i poteri superiori che si è ritrovata a dover sopportare. Tutto questo continuamente sottolineato, tanto che anche durante i cambi di punto di vista si parla soltanto di lei: c’è da temere quali saranno gli esiti di altri due capitoli della trilogia su questo stesso tono.
Ho trovato piuttosto squallido anche l’ammontare dei riferimenti che appesantiscono ulteriormente il testo: passino Il signore degli anelli e Matrix, ma quando a questi si affiancano saghe come Twilight e La casa della notte l’unica cosa da fare è sperare che si tratti di allusioni casuali e non volute. In particolare, la struttura narrativa sembra ricordare un po’ troppo da vicino la quintessenza moderna delle Mary Sue e dei loro devoti compagni proprio de La casa della notte, con una prescelta ignara di tutto, guerrieri disposti a combattere e morire per lei, simboli e marchi che compaiono sulla fronte. Il tutto, infine, ricalcato sulla tematica principale di Fahrenheit 451, la distruzione della parola scritta. Decisamente ricalcato.
C’è però una cosa peggiore, il colpo di grazia che abbatte definitivamente anche l’ultimo barlume di trama effettivamente salvabile: l’italiano.
Non è solo questione di refusi ed errori di battitura, per la maggior parte recuperabili anche solo da una rilettura; ma le regole basilari dell’italiano, la proprietà di lessico, la sintassi e la punteggiatura, niente di tutto questo è rispettato, tanto che a volte bisogna rileggere una frase per capire come spezzarla immaginando almeno qualche virgola. Addirittura agghiacciante quando alcuni punti sembravano un puro e semplice scambio di sms.
E dire che i pochi sprazzi di innovazione avrebbero potuto dare origine anche a una buona opera; peccato che siano offuscati dai continui richiami ad altri libri e da autentici disastri sintattici imperdonabili, anche se si tratta di un autopubblicato.

La cosa decisamente imbarazzante in tutto questo scenario sono state le recensioni che ho trovato girovagando per il web, per rendermi conto delle opinioni degli altri lettori. Tutti lo commentano come il nuovo capolavoro del fantasy italiano! E qui mi è venuto un dubbio: è un’ulteriore conferma del fatto che siano ormai in pochi quelli che realmente conoscono la vera lingua italiana, oppure è l’ennesimo esempio di persone che leggono un solo libro del genere e lo osannano senza alcun termine di paragone? O peggio ancora, è un insieme delle due cose? Stereotipato e sgrammaticato: non ci sono altri aggettivi per descriverlo, e da letterato non mi capaciterò mai di come sia caduta in basso la nostra cultura narrativa con secoli di background che hanno dato più di una svolta alla storia.


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