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Recensione: Tutte le cose al loro posto di Giulia Dell’Uomo

Creato il 23 dicembre 2014 da Coilibriinparadiso @daliciampa

Ed eccomi dopo qualche giorno con la recensione del libro di Giulia Dell’Uomo, che mi ha inviato e ho letto con molto piacere. Questo è il link del suo blog: Tutte le cose al loro posto. Enjoy.

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  • Titolo: Tutte le cose al loro posto

  • Autore: Giulia Dell’Uomo

  • Casa Editrice: Lettere animate
  • Data pubblicazione: 10 Dicembre 2014
  • Pagine: 68
  • Genere: Romantico, Romanzo breve
  • Trama: Sara ha poco più di vent᾽anni quando scopre di avere un tumore. La malattia, pur sconvolgendo la sua esistenza, costituisce l᾽occasione per mettersi in gioco, continuare a fare programmi, a lottare e ad amare, a voler vivere fino in fondo la propria vita a tal punto che persino il rapporto con il suo medico, Roberto, fuoriesce dalle mura dell᾽ospedale e si catapulta nella vita reale, dove amore e paura si intrecciano in un vortice di emozioni intense. A scandire il tempo ci sono i ricoveri in ospedale, gli esami infiniti, le lacrime, i sorrisi, la consapevolezza di una malattia che non vuole andarsene e la rinascita fisica ed emotiva di una ragazza che è costretta troppo presto a diventare donna.

Opinione personale:

Tutte le cose al loro posto si legge in pochissimo tempo. Io in un giorno l’avevo già finito. È vero che sono solo 68 pagine, ma è vero anche che non ci si accorge del tempo e delle pagine che passano e scorrono. Semplicemente l’autrice riesce a far immergere il lettore completamente nella vita di Sara, nei suoi pensieri, nelle sue lacrime e sorrisi.
Sara è forte, una guerriera, che si aggrappa ai suoi affetti, alle sue amiche e genitori, mentre loro le si stringono attorno. Roberto è uno specializzando chirurgo, un tipo un po’ vigliacco, forse innamorato anche lui, ma terribilmente vigliacco. 

Ho sempre pensato che è troppo facile lodare i personaggi, dire che sono buoni e bravi, solo perché fanno gesti fantastici per

tuttelecor
le persone di cui sono innamorate: l’ho pensato per Severus Piton, in Harry Potter, antipatico e cattivo fino alla fine, anzi fino a quando non si scopre che era sempre stato dalla parte dei buoni per amore di Lily. Ma odiava e disprezzava tutti! Se avesse potuto li avrebbe uccisi lui stesso, se non fosse stato per quella promessa. La stessa cosa l’ho pensata di Roberto: è il punto fermo di Sara, la sua ancora nella tempesta della malattia, ma allo stesso tempo la fa soffrire, non è capace di lasciarla andare o di sceglierla in tutto e per tutto. Non posso spiegare tutto, anticiperei troppo del libro, ma questo è come l’ho visto io.
La loro storia d’amore è una cosa a parte: è evasione, è un sogno per Sara. È un punto fermo, come ho già detto, ma allo stesso tempo è la ventata di freschezza che scombina al punto giusto le carte in tavola. Ad un certo punto del libro Sara dice queste parole “Nessuna decisione, nessuna scelta. Solo un susseguirsi di piccoli, curiosi, imprudenti passi verso una storia senza futuro”. E l’ho avvertita anche io così a volte, un’onda imprevedibile, incontrollabile ma preziosa.
Poi arriverà un altro personaggio, Alex, altre emozioni, e quasi si avverte l’intenzione di non soffermarsi troppo su di lui, perché la storia è e deve essere quella di Sara e Roberto, Roberto e Sara, il mondo scompare spesso intorno a loro.

Negare i sogni a un cucciolo d’uomo è la più grande privazione che gli si possa fare. Un bambino dovrebbe poter credere che ogni cosa sia possibile.

Una cosa che non ho apprezzato è che nel libro ci sono quasi solo loro due, gli altri sono solo pezzi di sfondo. È tipico di molti libri romantici, ma non è proprio nelle mie corde: semplicemente amo gli autori che creano tanti personaggi, tanto verosimili, quando il campo si restringe a due innamorati, comincia a stare a stretto anche a me. Ma non dico che non ci sia chi ama questo dettaglio, anzi: molti lo preferiscono!
Vi ho già detto che il libro si legge senza nemmeno accorgersene, e il merito è ovviamente tutto dello stile dell’autrice: il racconto è in prima persona, ma con una semplicità che all’inizio lascia spiazzati e poi travolge. Sara pensa, pensa e pensa, e

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tutto viene scritto così com’è. Le sue emozioni sono lì vicino al lettore, fanno sorridere perché tutti riescono a capire la confusione di un amore che fa stare bene e allo stesso tempo logora l’anima; la forza che possono dare le amiche nel momento del bisogno; i piccoli gesti che cambiano le giornate.
Allo stesso tempo però molto spesso la storia rischia di cadere nel banale, per gli stessi motivi: quasi niente di originale, semplice, pulita sì, ma anche noiosa a tratti.
Mi è piaciuta Roma che fa capolino con i luoghi che amo anche io, mi sono piaciute le riflessioni sulla durezza della malattia, ma sulla forza di rialzarsi, di far tornare tutte le cose al loro posto.
Non sono solita dare consigli musicali sui libri, ma mi è capitato che mentre leggevo la fine del libro, ero in macchina e alla radio suonava “Take me to church-Hozier”. Vi giuro che ci sta da Dio, provare per credere.
Leggetelo: sa essere profondo e leggero insieme. È piacevole, è corto, ma è intenso. Molto intenso.

Le valigie per l’ospedale non dovrebbero esistere. Le valigie servono per sognare, per partire, per viaggiare, per crescere, per imparare, per scoprire, per portarsi a casa angoli di mondo e cieli inesplorati. Non per gli ospedali. Quando tornerò a casa e sarà il momento di disfare questa valigia, non sarò più la stessa. In fondo in ogni bagaglio fatto e disfatto c’è un po’ di noi che parte, un po’ di noi che resta. Un po’ di noi che cambia.

Il mio voto:

cuoricino-piccolino (106x95)
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L’autrice:
Giulia Dell’Uomo: Giulia Dell’Uomo nasce a Terni nel 1988. Da sempre appassionata al mondo della comunicazione in tutte le sue forme, si laurea col massimo dei voti in Marketing.  Divoratrice di libri di scrittrici italiane ed estere, fa della scrittura la sua più potente forma di espressione. Attualmente lavora con entusiasmo e dedizione come responsabile marketing e comunicazione di un’azienda sanitaria.


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