Programmo questa recensione da tempo, mi riprometto sempre di scriverla e dopo qualche mese dalla ristampa ci sono riuscita. Non sono certissima del risultato, perché quando si tratta della Hoover improvvisamente mi sento più stupida e le parole vengono meno. Spero però che, chiunque ancora non abbia letto questo libro, possa recuperare in fretta, perché sì, si sta perdendo tanto.
Da una Firenze grondante pioggia, vi auguro buon inizio di settimana, sperando che il tempo dalle vostre parti sia decisamente più bello!
Titolo: Tutto ciò che sappiamo dell'amore
Titolo originale: Slammed
Serie: Slammed #1
Autrice: Colleen Hoover
Traduttrice: Giulia De Biase
Editore: Fabbri
Anno: 2015 (p.e. 2013 per Rizzoli)
Pagine: 285
Lake ha vissuto l'anno peggiore della sua vita: la morte del padre, i litigi con la madre, un trasloco in una nuova città e la fatica di reinventarsi una vita. Finché non conosce Will, il vicino di casa. Anche lui è stato costretto dalla vita a crescere in fretta. L'intesa tra di loro è immediata, ma il primo giorno di lezione Lake scopre che il loro è un amore impossibile: Will ha solo qualche anno più di lei, ma è uno dei suoi professori. Eppure quello che c'è tra di loro, a partire da un primo bacio scambiato quando ancora non sapevano di doversi evitare, sembra irresistibile. E così Lake e Will - costretti a restare lontani - si parlano attraverso la poesia, anzi, le poesie, in pubblico ma in segreto, servendosi di uno slam (una gara di versi) per dirsi tutto ciò che devono e vogliono dirsi. Alla fine, è qualcosa di molto semplice ed essenziale: come ha scritto la famosa poetessa Emily Dickinson, tutto ciò che sappiamo dell'amore è che l'amore è tutto. E spesso è l'unica forza che può tenerci a galla quando ogni cosa intorno a noi sembra mandarci a fondo.
"Will, capisco benissimo. Non ti chiederei mai di rischiare il tuo lavoro. Sarebbe da stupidi mandare tutto all'aria per qualcuno che conosci da appena una settimana."
Lui si concentra di nuovo su qualcosa fuori dal finestrino.
"Non te lo dico perché penso che dovresti chiedermelo. Voglio soltanto che tu capisca cosa c'è dietro tutto questo."
"Lo capisco" rispondo. "È ridicolo anche solo pensare che tra me e te ci sia qualcosa per cui vale la pena rischiare tutto il resto."
Guarda il biglietto, e dice piano: "Sappiamo tutti e due che c'è qualcosa tra me e te."
Le sue parole mi fanno trasalire, perché dentro di me, nel profondo, so che Will ha ragione. Quello che stava accadendo tra noi, qualunque cosa fosse, era più di una semplice infatuazione. Non saprei dire quanto fa male un cuore spezzato. Ma se fa male anche solo l'un percento in più del male che provo adesso, io all'amore ci rinuncio. Non ne vale la pena.
Come si recensisce un libro di Colleen Hoover? Me lo sto domandando da un bel po', ormai. Dovrei saperlo, avendo già scritto tre recensioni di suoi romanzi, eppure ogni volta mi ritrovo a fissare la pagina bianca cercando di capire come fare per spiegarvi che, talvolta, parlando metaforicamente, il treno delle emozioni che quest'autrice sa scatenare è positivo, così positivo da apparire liberatorio, qualcosa da ripetere immediatamente, non appena si arriva all'ultima lettera e si chiude il volume. Perché Colleen Hoover è così: arriva, ti trova in una brutta giornata e sa renderla magicamente più bella, farti sorridere quando non ne hai alcuna voglia, commuoverti con le vicende dei suoi ragazzi quando avresti solo voglia di piangere per le tue, tirarti su di morale come un abbraccio dalla persona da cui più ne hai bisogno.
Io Tutto ciò che sappiamo dell'amore lo avevo già letto, due anni fa, quando uscì per Rizzoli, la copertina era minimalista e l'innamoramento fu immediato. Si può dire che quest'autrice sia stata il mio primo grande amore cartaceo in un periodo totalmente no, quella che ha aperto la strada poi a tutti gli young adult di cui mi sono abbuffata e, credetemi, partire da lei, con questo libro, ti fa avere aspettative altissime. E poi è arrivata la Fabbri, che ha deciso di risollevare le sorti di una serie destinata a rimanere sospesa ed è arrivato, per me, il momento di rituffarmi nella storia di Layken e William, di Julia e Kel, di Eddie e Caulder, in una giornata in cui avrei voluto solo rannicchiarmi sotto le coperte e imprecare contro il mondo come una bambina piccola. Una giornata che è scivolata via, dissolvendosi come un sogno al mattino, non appena la magia di quest'autrice fantastica ha fatto effetto. Perché lo fa, eccome se lo fa. E rimanere indifferenti di fronte alle storie che solo lei e pochi altri sanno creare è praticamente impossibile, per una serie sgangherata di motivi, e soltanto il primo di questi è il turbamento emotivo che riesce a innescare. Se ci aggiungiamo il riuscire a far ridere di cuore, il dar vita a personaggi semplicemente meravigliosi nelle loro imperfezioni, che scintillano diventando pregi di cui vantarsi ed esser fieri, e il saper coinvolgere a un livello tale da rendere dei semplici personaggi non solo reali, ma conoscenti, amici di cui ci si interessa, di cui chiedersi cosa ne sarà una volta abbandonata la loro storia... be', amici, direi che il gioco è fatto.
La storia di Layken e William è una di quelle di cui ho letto tanto, negli anni. Quello minato e traballante tra l'alunna e l'insegnante è un campo sondato da tanti scrittori, quasi un cliché, di cui però raramente riesco a esser soddisfatta. Si scade nel volgare e nel sesso proibito a tutti i costi o nel racconto moralistico, spesso e volentieri. Poche sono le volte in cui mi sono trovata di fronte a una storia ben scritta, affrontata nelle sue angolature più nascoste, e questa è una di quelle, se non la sola. Forse perché la scrive la Hoover e di lei mi andrebbero bene anche le etichette dello shampoo che mi ritrovo a leggere in bagno pur di legger qualcosa, ma forse anche perché ci sono un tatto e un'immedesimazione che spesso mancano.
Layken è un'adolescente come lo sono tante, concentrata sulla propria vita e sul proprio dolore, che proprio consono non è, dovendo ritrovarsi a vivere, in una nuova cittadina, improvvisamente senza il padre, cosa che la obbliga a tenere insieme i pezzi e non crollare. Per la madre, per il fratellino soprattutto. È, insomma, una ragazzina che la vita la affronta di petto, necessariamente, ma non per questo è meno reale. C'è dolore, in ogni sua azione o parola, quella tristezza che non può aver voce perché così si è imposta, per essere quella forte, che tiene unita la famiglia; c'è insofferenza, rabbia, nei confronti di una madre che sente lontana proprio nel momento in cui vorrebbe averla vicina e che teme abbia dimenticato l'amore della sua vita troppo in fretta; ci sono rabbia e tristezza e fasi che si alternano senza alcun senso logico apparente, sprazzi di felicità che sembra donarle quel vicino di casa, Will, che in pochi giorni è diventato importante esa lavar via un po' del suo tormento e picchi, poi, di angoscia. Nera, disperata, buia, perché la vita, quando proprio sembrava averle donato qualcosa, qualcuno, che bilanciasse il vuoto che nel petto non sembra sanarsi, ecco che la beffa di nuovo, facendola innamorare proprio di chi non può amare: perché William è il suo vicino, ed è perfetto e la capisce meglio di chiunque altro abbia mai fatto, e la fa tornare a sorridere, ma Will è anche il suo nuovo insegnante di poesia e una storia non è esattamente possibile. Per lui, pena la perdita del lavoro, un'accusa poco gradevole con cui corredare il curriculum e, soprattutto, la perdita del fratellino che è il centro del suo mondo. Per lei, perché l'ultima cosa di cui ha bisogno, a completare un anno devastante, è una storia proibita.
E Will? Allo stesso modo di Lake, non ha una storia piacevole alle spalle e concentra il massimo delle sue attenzioni sul fratellino, il cui benessere viene sopra tutto quanto, persino sopra il proprio, a costo di sacrificare tutto il resto. Caulder che è il suo primo pensiero, il secondo e anche il terzo. Unica valvola di sfogo? Lo slam, la poesia recitata sul palco, di fronte a degli sconosciuti, una passione per Will che cerca di contagiare la sua intera classe, compresa Lake, forte dell'idea che fare poesia significa scaricare i propri sentimenti nero su bianco ma anche che fare slam significa interpretarli, prendere coraggio e svelare la propria anima con puntati addosso i riflettori e gli occhi del pubblico. Perché quel che hai superato tu possa aiutare chi ancora ci è dentro fino al collo, che sia un cuore spezzato, la morte o un brutto voto a scuola poco importa. E la poesia, alla fine, aiuta. A parlare del proprio passato, accettandolo e liberarsene, come per Will, come per Eddie, a ringraziare la persona più importante della propria vita e fare promesse, come Gavin, a dar voce alla frustrazione per una situazione che non si capisce, come Lake. A metter l'accento sulle cose importanti della vita e a valorizzarle per quello che sono, per quanto fugaci e destinate a concludersi, per quanto sembrino insensate. Ed è, al di là dell'intreccio amoroso che le turbina la mente e degli enormi problemi che le ingombrano i pensieri, fondamentalmente questo che Lake impara.
La serie Slammed è così composta: Tutto ciò che sappiamo dell'amore ( Slammed) | Tutto ciò che sappiamo di noi ( Point of retreat) | This girl (ancora inedito in Italia)
Come avrete notato, ho introdotto delle modifiche alla recensione: aggiunto una foto tratta dal profilo IG del blog, posizionato nel mezzo la copertina americana del romanzo, spostato qua e là le citazioni. Non sono ancora sicura dell'aspetto grafico che voglio dare ai miei sproloqui, quindi sotto coi commenti e/o suggerimenti!
Un bacio grande,